Il confronto

Dunkerque: la “valle delle batterie” che oscura le ambizioni della Gigafactory di Termoli?

La città di Dunkerque si è affermata come polo europeo delle batterie per veicoli elettrici grazie a una strategia integrata, mentre il Molise fatica ad attrarre anche solo una gigafactory.

Negli ultimi anni, la città di Dunkerque, situata nel nord della Francia, è emersa come un punto di riferimento europeo nel settore delle batterie per veicoli elettrici, un pilastro fondamentale del suo piano di reindustrializzazione. Questo successo non è casuale, ma il risultato di una strategia concertata che ha creato un vero e proprio ecosistema delle batterie, comprendente la produzione, il riciclaggio e la formazione specialistica. Con il sostegno attivo dei poteri pubblici, Dunkerque si è ritagliata con intelligenza un posizionamento al centro della transizione verde europea.

Questo successo industriale francese può purtroppo anche essere percepito come uno smacco per il Molise che non è stato in grado di creare le condizioni per capitalizzare sull’iniziale interesse del consorzio Stellantis di stabilire una gigafactory a Termoli. Dunkerque, invece, ha dimostrato come una visione strategica a lungo termine e un focus deciso su un unico settore possano portare a risultati concreti e creazione di centinaia e, a breve, migliaia di posti di lavoro.

 

Dall’area industriale dismessa a “valle delle batterie”

Negli ultimi dieci anni, Dunkerque –che era rimasta un’area industriale dismessa per diversi decenni in seguito al collasso del suo polo siderurgico– ha intrapreso un percorso di reindustrializzazione che si è focalizzato esclusivamente sulla catena del valore delle batterie per veicoli elettrici, guadagnandosi il soprannome di “valle delle batterie”. Anziché disperdere fondi e incentivi a pioggia su una pletora di settori per compiacersi con tutti, i poteri pubblici francesi, nazionali, regionali e locali, gli operatori privati e i sindacati hanno preferito, non senza difficoltà, mettere da parte le divergenze politiche per concordare e concentrare i loro sforzi su un unico settore industriale, trasformando Dunkerque in un polo tecnologico e produttivo all’avanguardia. Questa scelta mirata ha attratto significativi investimenti privati ed ha stimolato la creazione di un ecosistema integrato delle batterie che abbraccia non solo la produzione, ma anche la ricerca e sviluppo di prodotti innovativi, il riciclaggio di batterie usate e la formazione del personale.

Creazione di un ecosistema delle batterie

L’ecosistema delle batterie di Dunkerque comprende diverse componenti chiave. In primo luogo, vi è l’apertura prevista nel 2025 di una gigafactory per la produzione di moduli per batterie, con la costruzione già in fase avanzata. Questa fabbrica sarà seguita dalla realizzazione, entro il 2026, di una struttura per la produzione di batterie a elettroliti solidi e di un’unità di conversione del litio, essenziale per la catena di approvvigionamento delle batterie. Inoltre, aziende come Eramet e Suez hanno scelto Dunkerque per impianti di riciclaggio delle batterie, un passo cruciale verso un’economia circolare.

Per sostenere questo ecosistema, è stato istituito un centro di formazione specializzato, volto a sviluppare le competenze necessarie per supportare questa nuova industria. La formazione di una forza lavoro qualificata è fondamentale per garantire la competitività a lungo termine del polo di Dunkerque e per consolidare la posizione della città come leader europeo nel settore delle batterie.

 

Un impatto economico-finanziario sostanziale

Il successo di Dunkerque è tangibile anche nei numeri. La gigafactory di Verkor, ad esempio, rappresenta un investimento di 2 miliardi di euro, con una capacità di produzione iniziale di 16 GWh all’anno, sufficiente per alimentare fino a 300.000 veicoli elettrici. Questo progetto creerà circa 1.200 posti di lavoro diretti e 3.000 indiretti. Parallelamente, il progetto di riciclaggio di Eramet e Suez, con un investimento di 1,5 miliardi di euro, aggiungerà ulteriori opportunità occupazionali, consolidando l’importanza di Dunkerque come centro dell’industria delle batterie. Inoltre, l’azienda taiwanese ProLogium ha pianificato di investire 5,2 miliardi di euro per costruire una fabbrica di batterie a stato solido a Dunkerque, con una capacità finale prevista di ben 48 GWh. Questo impianto è previsto per essere operativo entro il 2026 e creerà fino a 3.000 posti di lavoro diretti, portando il totale dei posti di lavoro nell’ecosistema delle batterie della regione a oltre 7.500, considerando anche quelli indiretti. Complessivamente, si stima che l’ecosistema delle batterie di Dunkerque creerà fino a circa 4.500 posti di lavoro diretti e diverse migliaia di impieghi indiretti, fornendo un impulso significativo all’economia locale e regionale​.

Modello da seguire o opportunità mancata?

A differenza di Dunkerque, il Molise sembra mancare di una visione coesa e di una strategia di supporto mirata. Nonostante il potenziale iniziale per ospitare una gigafactory, la mancanza di un ecosistema integrato e di una politica di incentivi e formazione simile a quella di Dunkerque rischia di compromettere la realizzazione del progetto in Italia. Il consorzio Stellantis, inizialmente interessato a sviluppare una gigafactory a Termoli per sostituire l’esistente impianto produttivo dei motori termici, potrebbe riconsiderare i suoi piani alla luce della mancanza di infrastrutture adeguate, di personale qualificato e di supporto articolato da parte delle autorità pubbliche incapaci di proporre agli investitori un quadro strategico per uno sviluppo industriale regionale integrato.

La situazione di Termoli sottolinea l’importanza di un impegno coordinato tra poteri pubblici e privati, sindacati, enti di formazione ed altri operatori di rilievo per attrarre e mantenere investimenti di alto valore. Mentre Dunkerque ha saputo sfruttare appieno il sostegno del governo francese, dei poteri pubblici regionali e locali e dell’Unione Europea per creare un ambiente favorevole agli investitori di tutto il mondo, il Molise sembra non essere riuscito a generare lo stesso livello di convergenza politica, visione strategica e impegno operativo, nè di ottimismo ed entusiasmo. Questa mancanza potrebbe rappresentare una significativa battuta d’arresto per l’Italia nella competizione per diventare un hub europeo della produzione di batterie.

Pertanto, il caso di Dunkerque dimostra come un approccio integrato, mirato e di lungo termine alla reindustrializzazione possa portare a una trasformazione economica significativa. La creazione di un ecosistema delle batterie, supportato da investimenti pubblici e privati, rappresenta non solo un contributo essenziale alla transizione verso una mobilità più sostenibile, ma anche e soprattutto un’opportunità di crescita industriale regionale di ampio respiro.

 

 

 

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