La ricostruzione/1

Per capire il conflitto israeliano-palestinese: la spartizione della Palestina

La prima guerra mondiale decretò la fine di quattro imperi: austro-ungarico, ottomano, russo e tedesco. L’impero ottomano chiamato della Sublime porta era da tempo in forte crisi: corruzione interna, poca selezione per posti di responsabilità militare e civile, inutili e dispendiose guerre, pressioni delle potenze estere, diedero il colpo di grazia per la capitolazione ad una dinastia che durava da seicento anni.

Il “malato d’Europa”, così veniva chiamato l’impero ottomano, agli inizi del ’900 finì ufficialmente con l’avvento della repubblica di Ataturk. Il 1 novembre 1922 il parlamento di Ankara soppresse definitivamente il sultanato di Istanbul e l’ultimo sovrano della dinastia ottomana, Mehmet VI, prese la via dell’esilio, nasceva così la Turchia repubblicana.

L’attuale Palestina venne suddivisa dal governo ottomano in tre aree amministrative dal nome di sangiaccati (sangiaq in turco vessillo, bandiera): Nablus, Akko e Gerusalemme.

La Sublime porta tollerava le presenze religiose non musulmane, una sorta di integrazione etnico-religiosa all’interno del grande impero. I millet erano una sorta di organizzazione religiosa amministrativa delle comunità non musulmane il cui capo (patriarca, rabbini, vescovi etc.)  fungeva da rappresentante presso il governo centrale.

La fine dell’impero ottomano è segnata da molteplici avvenimenti come la rivolta araba che prometteva la nascita di una “grande Arabia”, un regno unico sotto una dinastia locale che unisse tutte le genti arabe dalla Siria e dalla Mesopotamia fino alla penisola arabica e all’Egitto.

La rivolta araba ebbe un capo nella persona del “custode dei luoghi santi” lo Sharif Hussein ibn Ali, il quale dopo aver tolto la Mecca ai turchi il 10 giugno del 1916 si proclamò “re degli arabi”.

La rivolta araba fu appoggiata dagli inglesi e dai francesi, celebre è la storia di un ufficiale inglese che portò alla vittoria araba contro le truppe turche: Thomas Edwar Lawrence, noto come Lawrence d’Arabia.

Capeggiata dal principe Faysal figlio di Hussein, la rivolta in poco tempo riconquistò Gerusalemme fino ad arrivare a Damasco, togliendo potere e prestigio ai turchi. Questo non bastò a ridare piena libertà al territorio della Siria-Palestina.

Interessi economici, visioni politiche di espansione portarono Gran Bretagna e Francia a dividersi parte dell’impero ottomano.

Il 16 maggio 1916 le due potenze europee firmarono i cosiddetti accordi di Sykes-Picot dal nome dei due negoziatori Sir Mark Sykes, Frarncois Georges Picot.

L’accordo attribuiva alla Francia, da un lato, il controllo diretto del Libano, Siria fino al distretto di Mossul, alla Gran Bretagna il controllo diretto delle province mesopotamiche di Baghdad e Bassora e, dall’altro, una zona di influenza sul Negev, la Transgiordania.

Nel mentre il movimento sionista si era fatto strada fino a concretizzare per gli ebrei il possesso della terra in Israele.

Theodoro Herzl, il padre del sionismo, riteneva che gli ebrei non potevano non avere uno stato e la terra scelta non poteva che essere la Palestina o meglio Eretz Israel (terra di Israele).

Le teorie di Herzl presto divennero concrete con la prima e la seconda migrazione e gli ebrei arrivati in Palestina cominciarono a insediarsi in una terra sotto il controllo palestinese con una forte influenza inglese.

L’opera principale di Herzl del 1896 Lo stato degli ebrei aveva teorizzato il ritorno degli stessi in Palestina. Nel 1900 Herzl scrisse un romanzo dal titolo Altneuland (L’antica nuova terra) in cui l’autore conferma la sua teoria della Palestina come terra per lo stato degli ebrei.

Per Herzl l’immigrazione ebraica diventava fonte di benedizione anche per i palestinesi. Nel romanzo alla domanda se gli ebrei erano percepiti come un’intrusione uno dei personaggi, Kingscourt, un nobile prussiano, risponde: “Per noi, è stata una benedizione. Tutti abbiamo beneficiato dall’emigrazione ebraica: I proprietari terrieri, grazie all’aumento del prezzo della terra; i contadini, grazie al lavoro dato loro, e all’assistenza sanitaria offerta loro. […] Considereresti un ladro chi non prende nulla di ciò che ti appartiene e in più ti porta qualcos’altro? Gli ebrei ci hanno permesso di prosperare, perchè dovremmo essere arrabbiati con loro? Vivono con noi come fratelli, perchè non dovremmo amarli?”.

Il 2 novembre del 1917 con la dichiarazione del ministro degli esteri britannico Balfour si concretizza ancora di più la costituzione di uno stato nazionale degli ebrei in Palestina.

Il testo, breve, è indirizzato al leader della comunità ebraica Lord Lionel Walter Rothschild, si legge: “Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adoprerà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”.

La motivazione principale della Dichiarazione è da ricercarsi nella volontà inglese di stabilirsi in un’area ritenuta strategicamente centrale per la propria politica estera.

Indipendentemente dal fatto che gli arabi, rifiutando tali proposte, finirono per aumentare il loro isolamento, è importante sottolineare come la Dichiarazione Balfour avesse rappresentato uno spartiacque cruciale nella storia del sionismo, al movimento sionista veniva riconosciuto un ragguardevole vantaggio rispetto al nascente nazionalismo palestinese: il primo veniva considerato come un movimento nazionale degno di tutela e sostegno, mentre il secondo non veniva riconosciuto come tale e per la popolazione araba non furono previsti organi e istituzioni volti al rafforzamento di una nazione in fieri.

In breve possiamo dire che l’accordo Sykes-Picot, la Dichiarazione Belfour aprirono la strada in modo irremeabile alla costituzione dello stato di Israele disconoscendo di fatto i diritti dei palestinesi sulla terra abitata.

Alla fine della prima guerra mondiale Francia e Gran Bretagna si spartirono i territori dell’impero, l’idea dello regno panarabo capeggiato da Hussein tramontò e in cambio la Gran Bretagna ottenne una sorta di protettorato sulla Palestina: il mandato Britannico (1920-1948).

Durante il mandato i rapporti di forza tra arabi ed ebrei in Palestina si erano profondamente modificati da facilitare lo scontro tra le parti.

Si calcola che la popolazione palestinese nel 1922 fosse costituita da 590mila arabi, 71mila cristiani e 84mila ebrei, cinque anni dopo nel 1927 gli ebrei erano raddoppiati raggiungendo il numero 160mila; nel 1933 un ulteriore aumento tanto da raggiungere le 360mila unità, fino a quasi mezzo milione di unità nel 1939.

Nel corso del mandato britannico (1920-1948) il nazionalismo palestinese, consapevole che il rischio che stava correndo era quello di diventare minoranza nel proprio Paese si organizzò in rivolte.

La prima grande rivolta araba scoppiò a Gerusalemme il 4 aprile del 1920 (giorno detto di Nabi Musa il profeta Mosè), ne seguirono altre non meno sanguinose. Quella del 1929 il massacro della colonia ebraica di Hebron con 67 morti.

Più cruenta fu la rivolta araba del 1936-39 scoppiata per diverse ragioni: sociali, economiche e lavorative.

Alla fine degli scontri gli arabi caduti erano circa 5mia, gli ebrei 400, i britannici 200.

Nel novembre del 1936 Lord William Peel propose il piano di due stati e due popoli. Secondo tale piano, gli ebrei avrebbero ottenuto meno di un quinto del territorio mandatario, circa 5.000 chilometri quadrati, vale a dire buona parte della Galilea, la valle dello Yzreel, la costa del Mediterraneo fino all’attuale Ashdod; gli arabi avrebbero avuto tutto il Negev, la pianura costiera a sud di Ashdod, la striscia di Gaza, l’attuale Cisgiordania. Questo territorio sarebbe stato unito alla Transgiordania, per formare un unico Stato arabo. Una piccola enclave formata dal territorio di Gerusalemme, Betlemme e il corridoio di Ramla e Lidda fino a Giaffa sarebbe rimasta sotto il controllo britannico per tutelare i Luoghi Santi.

Il piano Peel fu rigettato dagli arabi per cui della proposta non se ne fece niente, fino alla fine del mandato britannico nel maggio del 1948.

All’indomani dalla partenza degli inglesi il primo ministro David Ben Gurion proclamò il 15 maggio 1948 la nascita dello stato di Israele. (continua)

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