Casa del libro - termoli

Il cantore dei contadini, lectio magistralis di Antonio Mucciaccio su Jovine e Le terre del Sacramento

Applausi scroscianti per “Il Cantore dei contadini” scritto da Antonio Mucciaccio, valente storico, dotato di ampia cultura, narratore simpaticissimo, capace di coinvolgere, con la sua vis espressiva, anche i non addetti ai lavori.

A Piazza Duomo, nella Sala Stefanus del vecchio Palazzo Vescovile, in tanti hanno seguito con attenzione la presentazione del libro, dedicato, come si preannuncia all’inizio delle 714 pagine del corposo volume, “Ai contadini del Molise e a tutti i servi della gleba, per studiare, ricordare e non dimenticare secolari fatiche, vessazioni, soprusi e miserie. E ai tanti Luca Marano, morti ammazzati per un pugno di terra e un tozzo di pane”.

L’iniziativa culturale si deve alla Casa del Libro impegnata come sempre a promuovere il piacere di leggere. Daniela Battista, presidente della Casa del Libro termolese, ha dato il benvenuto, congratulandosi con Antonio Mucciaccio per il bellissimo titolo che tempestivamente suscita nei lettori tanta curiosità.

“Presento con piacere questo volume – ha dichiarato Daniela Battista – per due importanti motivi. Primo perché sono legata all’autore da un’amicizia di lunga data che mi ha portato ad apprezzare tutto il suo valore come storico, narratore, saggista ed oratore. L’altro motivo, per cui sono contenta questa sera, è che si parla di un autore che porto nel cuore da quand’ero giovanissima. Grazie soprattutto alla figura di mio padre. Titolare in anni lontani di una libreria a Campobasso. La storica Casa del Libro, che aveva creato all’epoca un’attiva casa editrice, punto di riferimento di tanti intellettuali molisani. Papà fu il primo a pubblicare gli articoli che Francesco Jovine aveva scritto negli anni ’40 durante i suoi viaggi da Roma a Campobasso. Erano dei racconti sui paesi molisani, raccolti assieme a Perrazzelli che poi curò la prefazione del libro ‘Viaggio in Molise’ ristampato più volte. Nella gestione per così dire domestica di questa piccola casa editrice la correzione delle bozze mi portò ad amare appunto Francesco Jovine e a leggere le sue opere. Per gli esami di maturità scrissi in merito una tesina su Le terre del Sacramento, contenute nel libro che presentiamo stasera.

Un’altra esperienza importante fu quella di ideare con Perrazzelli e Vincenzo Di Sabato un premio giornalistico dedicato proprio a Francesco Jovine. E’ bene fare memoria perché l’iniziativa ha avuto il grande merito di far venire in Molise due grossi nomi della letteratura, Natalino Sapegno e Salinari, che poi scrissero sull’unica edizione del premio. In seguito la pubblicazione dei contenuti portò alla consacrazione di Francesco Jovine nel panorama della letteratura italiana”.

Il dottore Pasquale Marino, alunno di Antonio Mucciaccio agli inizi degli anni ’70, nel corso della presentazione ha ricordato ai presenti, con un tono simpaticissimo, le esperienze scolastiche passate precisando che “le lezioni di Antonio Mucciaccio erano un concentrato di ampia cultura. Mai noiose. Rese interessanti dal suo modo di esporre i concetti anche più difficili con parole semplici, in maniera di narrazione avvincente, quasi fossero delle belle novelle. Era un vero piacere ascoltarlo per la sua ampia cultura capace di spaziare dalla storia, alla filosofia e alla letteratura. E’ il professore che più di tutti ha segnato la mia vita di studente e anche di uomo. In definitiva un magister vitae che non dimenticherò mai”.

L’autore Mucciaccio con Luigi Pizzuto

 

Brillante come sempre l’intervento conclusivo dell’autore che regala al Molise una pubblicazione di alto profilo culturale che in una buona biblioteca non dovrebbe mai mancare. Dalla narrazione riemerge il mondo di Jovine ricco di documentazione, di lettere e di articoli giornalistici impreziositi di non poche curiosità. Don Ciccio, così Jovine veniva chiamato a Guardialfiera, come racconta Vincenzo Di Sabato, era dotato indubbiamente di una grande vivacità culturale e di una sensibilità straordinaria. E’ scomparso all’età di 48 anni per un infarto. Nel suo breve cammino di vita ha scritto tantissimi saggi e opere letterarie. E’ stato uno scrittore tra l’altro precoce fin dall’età di nove anni.

“Ha lavorato inoltre per ben 40 testate giornalistiche – viene precisato dall’autore -. Il suo mondo culturale è come un iceberg di cui conosciamo solo la punta. Ha sempre amato il suo Molise”. Descritto in prosa scorrevole, con parole di alta poesia. Come si nota in ‘Viaggio in Molise’, 1941: Quando incontreremo/le prime ulivelle/magre, solitarie/in bilico sui dirupi/con i rami stenti/tormentati dalla bufera/allora saremo/in Contado di Molise”.

Francesco Jovine ha sempre portato nel cuore Guardialfiera. E’ motivo d’orgoglio. Per ricordarlo si deve fare ancora di più. Nelle sue opere più note sussulta il respiro della sua terra di appartenenza. Da Roma rientrava spesso con Dina Bertoni Jovine nel suo borgo natìo. Per vedere la cattedrale circondata da un pugno di case. Per vedere il fumo del proprio camino e parlare con la gente comune.