I fatti di vasto

Taser contro pescivendolo, Questore Chieti: “Approfondiamo anche quanto successo fuori dal video”

“Stiamo lavorando a tutto tondo, di concerto con l’autorità giudiziaria stiamo approfondendo sia quello che avete visto che quello che non avete visto, perché nel video in questione c’è un pregresso”.

Lo ha detto il questore di Chieti Francesco Di Cicco alla testata ChiaroQuotidiano a margine della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica oggi, in riferimento a quanto accaduto una settimana fa in via Crispi, dove due agenti in servizio presso il commissariato di Vasto, uno dei quali molisano, hanno ammanettato faccia a terra il titolare di una pescheria. Uno dei due agenti inoltre, il 48enne residente a Petacciato, ha anche azionato il taser all’indirizzo della moglie del pescivendolo.

La vicenda, complice un video virale che ha fatto il giro di tutti i social finendo anche sui principali quotidiani online italiani, è dunque oggetto di un accertamento da parte del comando di polizia di Chieti. Intanto è stata annunciata una interpellanza parlamentare su quanto accaduto quella mattina nella cittadina abruzzese e sul trattamento riservato ai due titolari della pescheria Shark di Vasto.

L’uomo, Giovanni De Rosa, ha anche raccontato in una intervista successiva ai fatti di essere stato perquisito e fatto spogliare nei locali del commissariato. I coniugi sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale: non hanno fornito i documenti richiesti quando, nell’imminenza di una multa per divieto di sosta, l’uomo è uscito dalla pescheria per chiedere agli agenti di soprassedere.

Secondo l’avvocato difensore dei due poliziotti avrebbe utilizzato una modalità aggressiva e questo avrebbe innescato la reazione degli agenti che hanno preteso di vedere i documenti di identità prima di ammanettarlo e portarlo in caserma. Il questore Di Cicco lascia intendere che potrebbe aver avuto un ruolo quanto accaduto prima che lo smartphone venisse azionato per riprendere la fase finale dell’accaduto, anche se resta da chiarire al di là di quanto successo l’opportunità dell’utilizzo della pistola a impulsi elettrici che ha profondamente colpito l’opinione pubblica e innescato la condanna dell’associazione antimafia ‘Antonino Caponnetto’.

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