Napoli

“I Principi Francone nel Contado di Molise” da Ripabottoni al Maschio Angioino

Si respira un profumo d’antico, tra mostre, libri, mappe e documenti preziosi, nel cuore della Napoli angioina. Siamo nel Maschio Angioino, storico castello medievale, simbolo della città partenopea. Sentinella sul golfo e sui moli più antichi.

Fortezza, residenza reale voluta da Carlo I d’Angiò nel 1279. Centro di vita culturale con Roberto d’Angiò che accolse il fior fiore della cultura dell’epoca, tra cui Giotto, Petrarca e Boccaccio. Insomma un castello come una graziosa cittadina piena di vita. Tra le sue mura di pietra lavica grigio scura c’è un intenso profumo d’antico. Silente. Qui si percepisce nel suo andamento lento. Di stanza in stanza. A partire dal torrione merlato, stracolmo di documenti cartacei, fino alla “Sala Galasso”.  Ed è qui, in questo contesto di memorie napoletane, dove ha sede la Società Napoletana di Storia Patria, luogo di conservazione e di ricerca, che è stato presentato il volume “I principi Francone nel Contado di Molise” di Gabriella Paduano e Gabriele Tamilia.  Sale in alto così l’orgoglio di Ripabottoni.

Un piccolo borgo di pietra tra i più belli del Molise, dove la cultura napoletana si tocca con mano. Ripabottoni è il feudo dei Francone. Nel passato viene chiamato Ripafrancone in onore di questa gloriosa famiglia che ha regalato a questa piccola “terra di pietra” e di boschi un patrimonio di scienza e di arte di alto profilo. Qui, a pochi passi dal regio tratturo Celano-Foggia, Paolo Francone inaugura un’esperienza singolare. Certamente a quei tempi avanzata sul piano sociale, culturale e politico.  Il contesto ambientale di Ripabottoni oggi l’accoglie. Anzi la conserva nella sua “piccola agorà” nel cuore del paese. E la esalta in segno di riconoscimento. Grazie al recupero della sua dimora storica punteggiata di arcate piene di luce. Il bello è qui. Si fa sentire tra la bella chiesa del Sanfelice, Palazzo Cappuccilli e il selciato dell’antica viuzza che porta alla casa del pittore Paolo Pamba.

Nella Sala Galasso Gabriella Paduano, coautrice del volume, tra non poche emozioni, ripercorre la storia di questa gloriosa casata. Ne detta i momenti più esaltanti. Da Ripabottoni fino a Napoli. Si sofferma su Paolo Francone. Una figura di spicco tra gli intellettuali dell’epoca. Un personaggio dal carattere vivace e sensibilissimo. Noto tra gli eruditi napoletani come dice il vescovo Giovanni Andrea Tria nei suoi scritti.  Paolo è parte attiva di questa schiera culturale di nobili napoletani che appartiene ad una intellighenzia avanzata. Insomma una famiglia, quella dei Franconi, impegnata a dare lustro al Regno di Napoli e a far crescere il nostro Meridione. A Ripabottoni rivaluta l’agricoltura, intensificando i terreni seminativi e introducendo la coltura del gelso per la produzione della seta. Il principe Paolo ha una personalità eclettica. Ama la poesia. Scrive diverse liriche. Traduce dal francese la vita di Cartesio. Frequenta il filosofo Giambattista Vico, Sant’Alfonso dei Liguori e altri illustri filosofi, teologi e letterati.

Frequenta le Accademie più importanti. Ha idee moderne questo giovane alla moda, amante del lusso e incline all’amore. Le sue passioni scandalizzano la sua stessa famiglia ancorata ai diritti feudali. L’amore per l’arte lo porta a circondarsi di opere del Veronese, Caravaggio, Artemisia Gentileschi, conservate a Napoli a Palazzo Filomarino. È dunque un mecenate al centro di una corte protetta dalla guardia del corpo. Nel corso della presentazione non sono mancati i collegamenti con Bartolomeo Rota, marchese di Colletorto, che nel centro molisano inaugura un’esperienza felice, a quei tempi anch’essa innovativa. Per molti versi simile sul piano sociale, artistico e culturale. Anche lui mostra attaccamento per l’arte.

È tra i banchieri più attivi dell’epoca nel momento in cui Napoli è al centro della cultura europea. Ama Colletorto e lo dimostra con le opere civili e religiose che realizza a sue spese. Don Gabriele Tamilia si sofferma sugli ecclesiastici di casa Francone. Affronta il tema della loro religiosità, l’educazione impartita ai figli e il rapporto tra fede e politica. Della numerosa prole di Paolo Francone, ben dieci figli, tre sono stati vescovi e una figlia abbraccia i voti religiosi. Interessante la biografìa di Tommaso, arcivescovo di Siponto, costellata da avvenimenti importanti e significativi. Eletto Assistente al Soglio Pontificio, nel 1784 celebra il Sinodo. Gioca d’anticipo sull’editto napoleonico di Saint Cloud (1804).

A Manfredonia, nel 1788, extra moenia, fa costruire a sue spese il Cimitero Francone per arginare ogni forma di pandemìa. L’iniziativa culturale sotto l’Alto Patrocinio dei Cavalieri Costantiniani si è rivelata felicissima nel dialogo tra la cultura napoletana del ‘700 e la sconosciuta periferia del Molise. Un dialogo che certamente invita ad amare di più i piccoli borghi. Perché l’identità che ha tanto da dire è legata alla storia del Regno di Napoli.

A conclusione della presentazione apprezzamenti espressi da Lorenzo Terzi, dirigente archivista dell’Archivio di Stato di Napoli. Congratulazioni ai due autori per il volume scritto sui Francone da parte dello scrittore Enrico Fagnano, autore di svariate iniziative e del libro “La storia dell’Italia Unita”.

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