Sono arrivati stamane 29 settembre a Termoli i sommozzatori e artificieri della Marina Militare che nelle prossime ore – presumibilmente domani e dopodomani – faranno brillare gli ordigni rimasti a bordo del Dukw ritrovato incredibilmente e casualmente lo scorso giugno nel mare, non distante dalla costa di Sant’Antonio (di fronte al lido La Perla a una distanza di circa 300 metri dal litorale e a pochi metri di profondità).
In tanti avranno notato in queste ore la motovedetta della Guardia Costiera stazionare nei pressi dell’area dell’eccezionale ritrovamento, che ricordiamo essere frutto della ‘curiosità’ e caparbietà del termolese Massimo Marinucci e di sua figlia. Con il loro contributo Primonumero.it diede in anteprima la notizia. L’attivazione della Capitaneria di Porto di Termoli è stata immediata, e uno dei primi passaggi è stato quello di interdire l’area alla navigazione e alla balneazione (divieto che vale tuttora).
Lo scorso 9 luglio il primo intervento di brillamento del materiale esplosivo a bordo del mezzo militare appartenuto agli Alleati inglesi sbarcati nell’ottobre 1943 sulle nostre coste. Allora erano stati gli artificieri del Nucleo Sdai di Taranto, stavolta a operare saranno i militari della Marina dello Sdai di Ancona. Un intervento atteso, e che si presupponeva avvenisse già nel corso dell’estate, ma come ci aveva anticipato il Comandante Nacarlo della Capitaneria di Termoli i tempi sarebbero dipesi dalla disponibilità della Marina. E così siamo arrivati a inizio autunno.
Stamattina dunque si ricomincia: sono in questo momento all’opera i sub che stanno perlustrando il mezzo ai fini della prossima operazione-brillamento. Perché dopo il primo e più necessario intervento (quello appunto del 9 luglio), che ha comportato la bonifica, scenografica, di proiettili di grosso calibro e cariche da lancio presenti sul mezzo anfibio, ce ne vorrà un altro (ma forse anche di più) per altra artiglieria a bordo del Dukw ma di più difficile estrazione. Più che probabile infatti la presenza di munizioni nascoste all’interno del mezzo e magari insabbiate: si tratta insomma di un intervento più complesso e laborioso del precedente e che potrebbe non terminare tra domani e dopodomani. “Potrebbe essere necessario un ulteriore intervento dopo questo che avverrà nelle prossime ore”, così il Comandante della Capitaneria termolese.
Lo scorso 9 luglio, a seguito dell’intervento dei palombari provenienti da Taranto che disinnescarono una decina di pezzi d’artiglieria, la motovedetta della Guardia Costiera – in supporto dell’attività – portò il materiale bellico a circa 4 miglia al largo del porto di Termoli e lì gli artificieri procedettero a una esplosione controllata, a una profondità di circa 30 metri. Nelle prossime ore sapremo quale e quanto ulteriore materiale esplosivo è stato trovato e verranno rese note i dettagli della nuova bonifica.
Cosa succederà dopo al relitto non è ancora dato sapere. Solo dopo la definitiva messa in sicurezza del mezzo verrà effettuata una valutazione tecnica – dirimente assieme a quella della Soprintendenza – sullo stato del relitto e sull’opportunità o meno di tirarlo fuori dall’acqua. Di sicuro c’è chi sarebbe interessato a una tale operazione: sono arrivate le manifestazioni di interesse del Museo della Seconda Guerra Mondiale di Rocchetta al Volturno nonché quella del Comune, che potrebbe giovarsi dell’eccezionale ritrovamento nel suo Museo del Mare (di prossima costruzione).
Ma oltre a queste più ‘istituzionali’, sono tante le associazioni culturali, termolesi e non, interessatissime al mezzo anfibio ritrovato che rappresenta un elemento di fondamentale importanza nella ricostruzione di una pagina di storia, la ‘nostra’ storia di Termoli nel Secondo conflitto bellico mondiale. Tra queste l’associazione culturale termolese Progetto Cultura che esordì nella sua attività divulgativa proprio con una documentario chiamato ‘Le voci della memoria’ e con il cortometraggio ‘Millenovecento43’, dove sono presenti testimonianze preziose – e dirette – di quel periodo a Termoli.