Lo scandalo

Dopo 4 mesi la monnezza della mala è ancora lì. Il sindaco di San Martino chiede incontro in Procura: “Ci costituiremo parte civile”

Gianni Di Matteo in attesa da oltre un mese di essere convocato dagli inquirenti per conoscere a che punto sono le indagini sulle tonnellate di rifiuti speciali scaricati nelle campagne bassomolisane durante il lockdown. Dietro la longa manus della criminalità organizzata. Si attende anche la rimozione delle montagna di rifiuti, che inquinano la terra esposte alle intemperie.   

La scoperta è stata fatta a inizio aprile. Tre discariche di rifiuti speciali nelle campagne bassomolisane. Il contenuto di almeno 8 camion di spazzatura gettato in tre luoghi diversi – ma vicini – in territorio di San Martino in Pensilis.

Era l’epoca del lockdown, del confinamento. Aziende chiuse, pochissimi automobilisti sulle strade per inderogabili ragioni di lavoro, cittadini tappati nelle rispettive abitazioni, saracinesche abbassate ovunque, campi deserti. Chi ha messo a segno il triplice scempio ha approfittato di questo, certo di non essere visto. E ha avuto, nostro malgrado, piena ragione.

A distanza di 4 mesi da quell’inquietante ritrovamento non ci sono novità di sorta, né risulta che sia stato individuato qualcuno dei responsabili. L’interrogativo è ancora aperto: chi è stato? E, soprattutto, chi c’è dietro?  Vecchie discariche e trasferite in Molise, sulla terra che adesso è penetrata dal ferro, dai metalli, dal percolato che si crea con la prolungata esposizione alle intemperie.

La tipologia di rifiuti, materiale di varia provenienza mescolato, scarti industriali e spazzatura comune insieme, apre all’ipotesi che quelle montagne di rifiuti siano state prelevate da un’altra parte e portate in agro di San Martino e che la matrice dell’operazione abbia a che fare con la criminalità organizzata.

I rifiuti compattati si trovano a ridosso della Bifernina, non lontano da Guglionesi, sulla statale 87, nei pressi del casello ferroviario e su una interpoderale a circa un chilometro dal confine con la Puglia. Tutte aree vicine, e tutte individuate dalle guardie Ecologiche, dalla Forestale e poi dai carabinieri nella stessa manciata di ore, tra il 2 e il 3 aprile 2020.

Non si spiegano altrimenti i tre ritrovamenti, in tre diverse zone, avvenuti fra mercoledì scorso e oggi, venerdì 3 aprile, sempre in territorio di San Martino. 

Il modus operandi – a questo hanno pensato i cittadini ma anche le forze dell’ordine – è esattamente quello della camorra, che usa spazi rurali privi di insediamenti urbani per abbandonare l’immondizia, evitando quindi di dover sottostare alla normativa sullo smaltimento dei rifiuti, baipassando i costi e avvelenando la terra per intascare i compensi di quelle attività industriali che devono liberarrsi di grandi quantità di spazzatura.

Gli appelli del sindaco Gianni Di Matteo a “chiunque ha visto o notato qualcosa di singolare” sono caduti nel vuoto. Nessuno si è fatto avanti, nessuno sembra aver visto i camion – almeno 8 – che hanno attraversato il territorio durante la notte in piena pandemia.

Intanto un mese fa sempre il sindaco ha chiesto formalmente un incontro in Procura per essere aggiornato sull’andamento delle indagini, avviate dalle denunce e dalla documentazione fornita dalla Forestale e su eventuali (e auspicati) sviluppi. “Sono in attesa di una risposta, di sapere quando potrò potrò essere convocato” spiega Di Matteo a Primonumero, aggiungendo di aver sollecitato più volte la segreteria dell’ufficio del Procuratore ma di non sapere, a oggi, quando potrà interloquire con l’organo inquirente.

La spazzatura è ancora al suo posto, il dissequestro non c’è stato. Non ancora, perlomeno. L’immagine è raccapricciante, e non solo per il messaggio esplicito di attentato all’ambiente che rappresenta. Il tempo che passa gioca contro l’interesse della popolazione. La speranza è che si posa arrivare il prima possibile a una svolta. “Noi intendiamo costituirci parte civile – aggiunge Di Matteo – e mi auguro che la Regione Molise voglia fare altrettanto. Quello che è accaduto è un fatto gravissimo”.

 

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