La pandemia e i rischi

Paura del virus in fabbrica, accordo Governo-sindacati-aziende. Denuncia dalla Fis: “Ci negano le mascherine”

Duro sfogo del sindacalista Uiltec Carlo Scarati: "Il direttore dello stabilimento Fis di Termoli arriva dalla zona di Padova e ci ha fatto togliere le mascherine". Possibili novità dopo l'accordo fra l'Esecutivo e le parti sociali per evitare il contagio nelle fabbriche

Alla fine accordo trovato. Governo, sindacati e imprese hanno trovato un punto di incontro e al termine di una nottata di trattative in videoconferenza hanno firmato il “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.

In sostanza nuove norme nelle fabbriche per prevenire la diffusione del contagio e aziende che potranno chiudere per qualche giorno anche perché ‘coperte’ da cassa integrazione. Adesso sta a loro mettersi in regola ad evitare quanto accaduto alla Fiat di Termoli, dove da giorni gli operai vanno al lavoro impauriti per quello che potrebbe accadere, insoddisfatti da una sanificazione che non prevede chiusura dello stabilimento.

Oppure come successo alla Fis di Termoli, uno degli stabilimenti chimici dell’area industriale, dove secondo una denuncia dei sindacati, il direttore dello stabilimento avrebbe impedito l’uso delle mascherine in fabbrica nonostante le espresse richieste dei dipendenti.

“Il Direttore di stabilimento, proveniente dalla “zona rossa” di Padova, sua provincia di residenza, varcando i cancelli dello stabilimento Fis di Termoli ed avendo visto lavoratori con le mascherine, chiedeva se il carnevale in Molise avesse una durata più lunga, invitando gli stessi a toglierle” scrive Carlo Scarati della Uiltec.

In un successivo incontro con le Rsu di stabilimento, il direttore avrebbe riferito che “il DPCM dell’8 marzo 2020 non obbligava il datore di lavoro a dare le mascherine per il Covid 19, se le distanze tra lavoratori fossero superiori al metro.

Gli si faceva notare che poteva capitare, all’interno delle dinamiche lavorative o negli spogliatoi che la distanza non sempre fosse percepita in modo corretta, pertanto, i dipendenti (compresi quelli delle ditte esterne), reputavano l’autoprotezione con mascherina un elemento di tranquillità ulteriore in questo difficile momento, anche con la disponibilità di comprarsele in proprio. Il Direttore ribadiva che in Fis le mascherine non si potevano indossare, perché non vi era tale necessità”.

Quindi lo sfogo di Scarati. “Ma vi sembra normale, in questo momento di terrore oggettivo che, un lavoratore debba lavorare con una persona che viene dalla zona rossa che più rossa non si può, debba sapere che, sempre la stessa persona, è stata all’interno del sito di Montecchio dove, ad oggi, 2 persone sono state infettate in modo conclamato (ma si parla di 5 in settimana) ed io, umile lavoratore che mi faccio forza e pur avendo paura del potenziale contagio, vado a lavorare con carichi di lavoro inimmaginabili per le molteplici malattie in corso, non possa mettermi neanche la mascherina per proteggermi o per il solo stare più tranquillo, anche se me la dovessi comprare io”.

Qualcosa evidentemente potrebbe cambiare a brevissimo grazie all’accordo che è stato ratificato stamane da Governo e parti sociali (Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e Confapi).

L’intesa è composta da 13 punti fondamentali e prevede alcune modifiche sostanziali rispetto a quanto avvenuto finora nelle fabbriche.

In particolare è autorizzata la misurazione all’ingresso della temperatura dei dipendenti e viene chiesto ai dipendenti di informare subito il datore di lavoro in caso durante il lavoro si manifestino sintomi sospetti.

Gli autisti dei mezzi di trasporto, quando possibile, devono rimanere a bordo dei propri mezzi: non è consentito l’accesso agli uffici per nessun motivo.

Necessario garantire la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti produttivi,

Bisognerà attenersi alla rigorosa distanza di un metro. Per fornitori/trasportatori e/o altro personale esterno occorrerà individuare servizi igienici dedicati.

Non è previsto obbligo di mascherine per chi non manifesta sintomi, come previsto dall’Oms. Qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è comunque necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici) conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche.

Inoltre è stata disposta la chiusura di tutti i reparti diversi dalla produzione o, comunque, di quelli dei quali è possibile il funzionamento mediante il ricorso al lavoro agile o comunque a distanza. Prevista anche la rimodulazione dei turni per evitare che le persone si incontrino.

Previsto il favorire di orari di ingresso/uscita scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni (ingressi, spogliatoi, sala mensa). Dove è possibile, andrà dedicata una porta di entrata e una porta di uscita da questi locali e garantire la presenza di detergenti segnalati da apposite indicazioni.

Nel caso in cui una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, lo deve dichiarare immediatamente all’ufficio del personale e bisognerà procedere al suo allontanamento/isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e a quello degli altri presenti dai locali. L’azienda deve inoltre procedere immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il Covid-19 forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute.

Fiat Termoli: via allo sciopero a oltranza. “Nessuna risposta su sicurezza lavoratori e sanificazione”

Alla luce di queste novità si attendono nelle prossime ore possibili cambiamenti rispetto allo sciopero proclamato dai sindacati nelle scorse ore nelle fabbriche di Abruzzo e Molise e in particolare allo stabilimento Fca di Termoli.