Il caso di genzano

Bimba massacrata di botte, Zeoli interrogato di nuovo nega la violenza sessuale poi tace: attesa la svolta

Federico Zeoli, in carcere a Rebibbia per i fatti di Genzano, ieri è stato interrogato su richiesta del Pm ma l’indagato, difeso dall’avvocato Silvio Tolesino, si è avvalso della facoltà di non rispondere negando gli abusi a carico della piccola. Il legale: “Siamo vicini alla chiusura delle indagini e quindi, d’accordo con il mio cliente, preferiamo aspettare la completezza degli atti per esporre la nostra posizione riguardo alle circostanze contestate. Un fatto è oggettivo: ci sono aspetti oscuri sui cui chiederò chiarezza e circospezione in fase dibattimentale. E non escludo risvolti importanti”

Appena fu arrestato, a febbraio scorso, Federico Zeoli, 25 anni di Vinchiaturo, non si rifugiò nel silenzio. Parlò davanti al gip che convalidò il suo arresto. “Sì, ho picchiato la bimba. Non mi sono controllato, ho avuto un raptus causato dal suo pianto. Ma quella era la prima volta”. Aveva ripetuto in occasione dell’interrogatorio di convalida. Le stesse parole che aveva detto alla polizia qualche ora prima quando gli agenti lo arrestarono formalizzano l’accusa di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia.

Da allora la brutta storia di Genzano si è divisa in due parti. La prima: quella delle indagini che puntano ad individuare il colpevole della violenza, dei maltrattamenti e purtroppo anche della violenza sessuale accertata dai successivi esami clinici a carico della piccola. La seconda: quella che riguarda la salute della bimba di 22 mesi giunta all’ospedale Bambino Gesù di Roma in condizioni disperate.

E oggi ci sono novità per ambo gli aspetti.

Partiamo dalla buona notizia: la piccola è in fase di riabilitazione. Sarà un percorso lungo per lei, ma per fortuna è ormai fuori pericolo.

Poi: ieri il sostituto procuratore titolare delle indagini che sono in corso su quanto accaduto quella sera di febbraio in quell’appartamento di Genzano, ha chiesto di ascoltare nuovamente Federico Zeoli nel frattempo recluso a Rebibbia.

Il Gip ha accolto la richiesta e quindi si è tenuta una nuova audizione del molisano che – difeso dall’avvocato Silvio Tolesino – non ha voluto rispondere alla domande del pm ma si è limitato soltanto a rinnegare, ancora una volta, la violenza sessuale.

Tolesino, laconico, del caso non ama parlare e conferma soltanto l’interrogatorio ma poi chiude sostenendo che “qualunque dichiarazione al momento sarebbe inopportuna. Anche il mio cliente in fase di interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere limitandosi a negare l’accusa di violenza sessuale. Per il resto – ha poi concluso – aspettiamo la conclusione delle indagini per stabilire gli step successivi di una vicenda che oggettivamente presenta diverse anomalie a cominciare dai colpevoli. Qualora il mio cliente fosse ritenuto tale è evidente che non credo sia l’unico”.

E le poche parole di Tolesino aprono al sospetto che forse c’era chi non poteva non sapere e forse ha fatto nulla per salvare quelle bambine dall’inferno.

 Federico Zeoli, infatti, ha aggredito la piccola nell’abitazione della compagna Sara Valli Nanni mentre questa giovane si trovava dal padre a Pavona con la figlia maggiore. Secondo gli elementi emersi finora pare però che la bambina, assieme alla gemella di 22 mesi e alla sorellina più grande di 5 anni che Sara Valli Nanni ha avuto da due precedenti relazioni, avessero subito le botte anche altre volte in passato. Ecchimosi e cicatrici evidenti opportunamente refertate. Così come la violenza sessuale.

Federico Zeoli ora si trova in carcere, mentre le bambine sono state tolte alla madre e affidate alle cure di una casa famiglia. Sara Nanni si trova invece in una struttura protetta.