L'inchiesta della mobile

In carcere Massimo Amoroso detto “Pinocchio”: trafficava droga anche con il figlio di due anni fotogallery

Era il compagno di Margherita Mandato, insieme avevano avviato l’attività di spaccio in via Quircio per poi continuare autonomamente in zone diverse della città. La squadra mobile ha accertato in sei mesi di indagine 7000 cessioni di cocaina, eroina, crack, marijuana e hascisc

Fatti e numeri. Sconcertanti i primi, paurosi i secondi.

Operazione “Pinocchio” è la nuova inchiesta firmata dalla squadra mobile di Raffaele Iasi, denominata così per il soprannome con il quale i consumatori di droga erano soliti chiamare il presunto capo della cellula di spaccio smantellata in città.

Si tratta di Massimo Amoroso, 43 anni, finito in carcere questa mattina. Stessa sorte per Margherita Mandato, 38 anni, già detenuta a Chieti, e per Francesco Celozzi, 38 anni.

Divieti di dimora in Molise invece per Paolo Bencivenga di 21 anni e Sara Iacampo di 22 anni.

Sono 19 invece le persone iscritte nel registro degli indagati.

Ben 69 sono state le perquisizioni personali e domiciliari disposte dalla Procura della Repubblica di Campobasso a carico di tutti gli indiziati ma anche a carico di numerosi di assuntori di sostanze stupefacenti.

Nel corso dell’indagine sono stati identificati circa 250 consumatori di stupefacenti, documentando circa 1.700 cessioni di sostanza; circa 3.000 le dosi di stupefacente sequestrate del tipo cocaina, crack, eroina, hashish, marijuana e metadone e circa 7.000 le cessioni rilevate sia con attività investigativa tradizionale che con attività tecnica di intercettazione.

Nel corso delle indagini sono stati operati due arresti in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e due arresti in esecuzione di misure cautelari per reati contro il patrimonio commessi con la finalità di procacciarsi il denaro per l’acquisto di stupefacente.

Sequestrati, inoltre, circa 10.000 euro in contanti più svariate carte di credito e postepay ricaricabili utilizzate per il pagamento della droga.

Le fasi finali dell’esecuzione delle misure e delle perquisizioni hanno interessato le Province di Campobasso, Foggia, Isernia, Caserta, Chieti, Roma e Bologna, coinvolgendo, oltre alle Squadre Mobili di quei capoluoghi di Provincia, anche personale delle Squadre Mobili di Napoli, Salerno, Benevento, Bari, Avellino, Frosinone, Latina, Bologna e Potenza nonché il personale dei Reparti Prevenzione Crimine di Napoli e Roma, del Commissariato di P.S. di Civitavecchia, impegnando nella sola Provincia di Campobasso 146 agenti, 3 squadre cinofile della Questura di Pescara con il supporto di un elicottero della Polizia di Stato del Reparto volo di Bari.

Per la prima volta nella città e in provincia di Campobasso sono stati sottoposti a perquisizione personale e domiciliare 49 assidui assuntori di stupefacente, soggetti che, pur non sottoposti ad indagine, intrattenevano rapporti con gli indagati per l’acquisto della droga.

L’indagine nasce a seguito delle diverse segnalazioni dei cittadini residenti nella zona di Piazza Venezia a Campobasso.

Esasperati per la presenza, specie in via Quircio e via Iezza, di numerosi soggetti che si recavano di notte e di giorno nell’appartamento di via Quircio al civico 9 (base operativa dello smercio di droga, inizialmente gestita dalla coppia Margherita Mandato e Massimo Amorosa.

Un quartiere con telecamere allestite e “vedette” pronte a segnalare ai protagonisti dello spaccio, ogni accesso nella strada da parte delle forze di polizia.

In particolare Massimo Amorosa detto “Pinocchio”con a carico numerosi precedenti penali e di polizia, era molto cauto nei propri movimenti ed estremamente attento ad eludere i controlli di polizia, comunicando poco al telefono ed utilizzando, invece, i contatti social nonché telefonini di ridottissime dimensioni (in quanto, a detta dell’indagato, in caso di cattura, occultabili facilmente nelle cavità anali e utilizzabili in carcere poter comunicare con l’esterno) e distorsore di voce per non farsi riconoscere.

Dall’indagine è emerso, inoltre, che l’uomo non aveva alcuna remora nel consegnare al proprio figlio ed ai nipoti lo stupefacente da spacciare o destinato all’uso personale.

La coppia, coadiuvata dalla “famiglia”, si approvvigionava nelle province di Napoli, Foggia e Caserta di stupefacente destinato allo spaccio, in quantità non elevate, ma con ciclicità tale da poter rifornire costantemente il “market” della droga in via Quircio in casa della Mandato. Dove era stato allestito un vero e proprio bazar dove si pesava, confezionava, si consumava, si faceva credito, si otteneva merce rubata da alcuni sodali del gruppo e dove i fornitori si avvicendavano esponendo e contrattando la merce, per qualità e prezzo, differenziandola da quella presente sul mercato per “fidelizzare” la clientela.

I due compagni, inoltre, ad un certo punto si sono separati, dando vita ognuno alla propria “piazza di spaccio”.

La donna inizialmente ha continuato a mantenere attivo il market di via Quircio, poi, incalzata dai controlli della polizia, ha deciso di attivare uno spaccio itinerante a Campobasso (via Monforte, via Marche, via Roma, via De Gasperi, centro storico nei pressi della Chiesa San Leonardo, Piazza Cuoco, Corso Bucci, via Pietrunto, Corso Vittorio Emanuele, via Ugo Petrella – davanti al SerD, Villetta Flora, via D’Amato).

Altrettanto ha fatto l’uomo, associandosi dapprima ad un altro degli indagati per svolgere attività di spaccio in un paese limitrofo a Campobasso e poi “espandendosi” anche nel capoluogo, in particolare nelle zone di via Montegrappa e via San Giovanni.

Nel corso dei mesi, poi, era frequente trovare basi logistiche dello spaccio in alberghi e B & B, sempre per tentare di eludere le investigazioni della Polizia.

Cosa che non è sempre riuscita, poiché, come documentato nella cronaca dei mesi scorsi, gli interventi della Polizia di Stato non sono mancati come pure gli arresti in flagranza di reato.

Amoroso, peraltro, non disdegnava di portare con sé più volte al Parco Verde di Caivano, anche in orario serale e notturno, il figlio di due anni per rifornirsi di stupefacente e cercare di utilizzare il bambino come “scudo” per eventuali controlli della Polizia.

Proprio su segnalazione della Polizia, la Procura per i Minorenni di Campobasso ha richiesto e ottenuto dal Tribunale per i Minorenni di Campobasso l’urgente collocamento del bambino in una struttura protetta.

 Il gruppo criminale smantellato con l’operazione “Pinocchio” era ben strutturato ed ognuno dei componenti aveva un preciso ruolo: alla coppia Mandato – Amoroso a fasi alterne, si affiancava una serie di soggetti tutti ben inseriti nel mondo dello spaccio di stupefacenti.

Alcuni di loro si procacciavano i soldi per l’acquisto di droga commettendo furti in abitazioni, chiese, negozi, cantieri e rubando auto che utilizzavano per i viaggi verso le città di rifornimento della droga.

In un paio di casi, taluni esponenti del gruppo, non disdegnavano di “rubare” al compagno in “affari” lo stupefacente, sia per farne uso personale che per piazzarlo sul mercato in modo autonomo.

Taluni, con la complicità di commercianti locali, si facevano monetizzare per l’acquisto della droga, i soldi della card del reddito si cittadinanza, truffando il fisco.

 

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