L'appello

Sindaci area frentana scrivono a Mattarella: “Diritto alla salute non garantito per 100mila persone, è ora di cambiare”

I Sindaci dei Comuni dell'ex distretto sanitario di Larino scrivono al Capo dello Stato. Nella missiva sottolineano l'imprescindibile esigenza di coniugare organizzazione sanitaria e peculiarità del territorio. "Non è pensabile lasciare scoperta un’intera fetta della Regione, che rappresenta il 40% della popolazione molisana, non siamo cittadini di serie b". La richiesta, alla luce della chiusura del Punto nascita di Termoli, è di operare una deroga alla normativa nazionale vigente.

Non c’è solo il ricorso al Tar dei sindaci del Basso Molise. I primi cittadini dell’area frentana tentano anche la carta della lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ‘denunciare’ quello che sta accadendo alla sanità nel territorio del Basso Molise e che rischia di pregiudicare il diritto alla salute di centinaia di migliaia di cittadini.

La lettera è indirizzata, oltre che al Capo dello  Stato, al Presidente della Regione Toma, alla delegazione parlamentare molisana al completo, al Commissario ad acta Giustini e al sub Commissario Grossi e, infine, al direttore generale dell’Asrem Sosto.

Questo il contenuto della missiva: “Da mesi siamo in attesa del nuovo piano operativo sanitario 2019-2021. Noi Sindaci dell’area ricadente nell’ex distretto sanitario di Larino abbiamo già evidenziato, durante una serie di incontri con i commissari, seguiti da una relazione finale, le esigenze del territorio in termini di prestazioni sanitarie.

È da anni che la sanità regionale necessita di una seria riorganizzazione. I bilanci degli ultimi anni hanno mostrato le lacune del nostro sistema sanitario ed in particolare dell’offerta ospedaliera. L’enorme debito maturato è da ricondurre sicuramente ad una politica sanitaria poca attenta a livello gestionale ed a scelte passate che oggi risultano senza alcun dubbio destabilizzanti per l’intero sistema”.

Lungi dall’omettere gli errori gestionali del passato ricadenti sull’intera classe politica molisana, i primi cittadini dell’area frentana sottolineano come sia necessaria una riorganizzazione che però non può prescindere dalle tipicità del territorio. “La sanità regionale, al fine di non incorrere negli stessi errori commessi in passato, ha bisogno di una riorganizzazione che fornisca livelli uniformi di assistenza, mantenga un equilibrio nella distribuzion”e delle strutture e dei servizi nell’ambito del territorio regionale, razionalizzi la spesa e valorizzi le eccellenze che attirano utenza extraregionale.

Sicuramente le ultime riforme in tema di riorganizzazione sanitaria non hanno rispettato gli obiettivi su indicati ed hanno penalizzato soprattutto il territorio del Basso Molise con le relative aree interne”.

Il riferimento va, naturalmente, alla recente chiusura del Punto nascita dell’Ospedale di Termoli. “Dobbiamo constatare che purtroppo si continua a non tener conto di questo territorio e pertanto abbiamo l’obbligo di rivendicare la necessità per tutto il Basso Molise del rispetto dell’art. 32 della Costituzione, ovvero la garanzia del diritto alla salute per i cittadini di questo territorio. Non è pensabile una riorganizzazione sanitaria che lasci scoperta un’intera fetta della Regione, che rappresenta il 40% della popolazione molisana (oltre 100.000 abitanti), senza i sufficienti servizi di base a livello di prestazioni ospedaliere”.

E ancora: “La Regione Molise non può più investire la maggior parte delle proprie risorse derivanti dal Fondo sanitario nazionale in strutture ospedaliere per acuti (pubbliche e private) comprese tra la città di Campobasso e la Provincia di Isernia, non tenendo conto delle qualità infrastrutturali presenti sul nostro territorio. Il Vietri di Larino è sicuramente un esempio in quanto trattasi di una struttura moderna, inaugurata soltanto pochi anni fa e costata centinaia di milioni di euro”.

Sull’intervento commissariale, che molto fa discutere tra cittadini e rappresentanti politici, i Sindaci affermano che “non può sostituirsi ad una gestione strategica proiettata verso servizi che rispondano alle reali esigenze dei cittadini, in quanto non ci sono né competenze né strumenti, in questo modo i commissari diventano dei meri liquidatori. I parametri di economicità e sostenibilità finanziaria sono la cornice di un quadro che al centro ha la salute dei cittadini e non si tratta di sterile campanilismo in quanto il livello dei servizi essenziali ai cittadini non può essere slegato dal territorio e non può essere perseguito senza autonomia, mezzi e competenze. Se questo in passato non è avvenuto, oggi è assolutamente imprescindibile salvo voler calpestare diritti fondamentali”.

Il grido rivolto in primis alla massima Istituzione dello Stato è che “i cittadini di questo territorio non possono più accettare di essere trattati come cittadini di serie B; vi è necessità di una equa distribuzione di risorse a livello regionale. La Legge Balduzzi non può essere applicabile all’area da noi rappresentata per le sue peculiarità territoriali quali la propria orografia, la bassa densità di popolazione e le note problematiche in tema di viabilità”. Come ormai noto il decreto Balduzzi impone, ai Punti Nascita, di avere un volume di attività non inferiore ai 500 parti all’anno. Questa la ‘condanna’ firmata dai Commissari governativi per il reparto del San Timoteo.

Infine, l’appello a che ci sia “una deroga alla normativa nazionale vigente in tema di organizzazione sanitaria ed una riorganizzazione della sanità regionale vincolata al rispetto effettivo dei livelli essenziali di assistenza correlati al numero dei cittadini residenti nel Basso Molise e nelle relative aree interne”.

 

La nota è firmata dai Sindaci di Larino, San Martino in P., Santa Croce di M., Ururi, Casacalenda, Colletorto, Bonefro, Rotello, Guardialfiera, San Giuliano di P., Morrone del S., Ripabottoni , Montorio nei F., Montelongo e Provvidenti.