Il caso di michele cesaride

Morto per emorragia cerebrale a 47 anni: chiesta una proroga per i risultati dell’autopsia

A metà gennaio saranno consegnati i referti della delicata perizia medico-legale, solo dopo la Procura, se ravviserà un nesso di causa-effetto, iscriverà qualcuno sul registro degli indagati e concluderà le indagini preliminari. Intanto il Forum sanità annuncia che si costituirà parte civile nel processo. Il problema della gestione delle patologie tempo-dipendenti va affrontato subito: nuovo appello del dottor Giancarlo Totaro.

Michele Cesaride ha perso la vita lo scorso 19 luglio, a 47 anni. Residente a Larino, è stato colpito improvvisamente da una emorragia cerebrale ed è diventato drammaticamente protagonista di una disavventura sanitaria. La Tac di Termoli non funzionava, e il paziente è stato dirottato a San Giovanni Rotondo. Ma non ce l’ha fatta: è deceduto prima che i medici potessero provare a salvarlo, e al vaglio della magistratura ci sono ipotetiche – e ancora non dimostrate – responsabilità dietro quella morte. Gli organi di Michele Cesaride sono stati donati, per espressa volontà della famiglia. La Procura della Repubblica di Larino ha aperto un  fascicolo di inchiesta sulle ipotesi di omicidio colposo e omissione di soccorso. Il fascicolo è contro ignoti: per iscrivere qualcuno sul registro degli indagati infatti occorre almeno avere la prova del nesso di causa-effetto tra la morte e il disservizio sanitario accaduto in Molise, in un contesto segnato da una rete delle emergenze a livello neurochirurgico che, a prescindere dal caso in questione, lascia molto a desiderare.

La Procura di Larino e il pm Fabio Papa, titolare della delicata indagine, attendono dunque i risultati della autopsia al cranio, utili a stabilire le cause che avrebbero portato al decesso di Michele Cesaride ed a comprendere eventuali responsabilità. I medici legali incaricati dell’esame, che non è stato affatto semplice, hanno chiesto e ottenuto una proroga. I risultati non arriveranno prima di metà gennaio, e solo dopo quel periodo si potranno valutare le azioni da intraprendere. Il processo penale è dunque, al momento, una semplice possibilità, così come l’archiviazione del caso.

E questo, per correttezza e completezza di informazione e nel rispetto della famiglia, bisogna dirlo. Non si capisce la ragione per cui il Forum Molisano per la difesa della sanità pubblica di qualità ha conferito mandato ai propri legali – come ha fatto sapere in una nota arrivata nelle redazioni – “di formalizzare la costituzione del Forum, in aderenza con i propri fini statutari, nel procedimento penale in corso a Larino in seguito al decesso del 47enne Michele Cesaride”. Non c’è ancora alcun processo, infatti, sulla vicenda.

Una vicenda che in qualche modo si era arricchita di un nuovo particolare alla fine di ottobre, quando i carabinieri del Nas avevano diffuso l’esito di una indagine fatta nella immediatezza della tragedia, scoprendo che l’ambulanza che trasportò Michele Cesaride non era in regola. La revisione degli estintori non era stata effettuata e, cosa ancora più grave, l’accordo fra Asrem e Neuromed per la gestione delle emergenze-urgenze in ambito neurochirurgico era scaduto ed è stato rinnovato soltanto dopo il decesso.

Il tema delle urgenze legate a ictus, emorragie cerebrali e interventi che rientrano nella gestione delle patologie tempo-dipendenti di neurochirurgia è stata affrontata più volte dal nostro giornale, con approfondimenti sulla situazione attuale in Molise. Anche il dottor Giancarlo Totaro, dall’ospedale di Termoli, torna sulla questione con un appello a intervenire con urgenza in merito.

“Il modello organizzativo ospedaliero della regione Molise è strutturato su un “ospedale unico” regionale articolato su tre plessi ospedalieri (Campobasso, Termoli, Isernia ). In Molise esiste solo  un “l’ospedale unico” di I livello. Fin qui tutto normale se non ci fosse la necessità e l’obbligo di assicurare anche l’assistenza tempo dipendente ,in special modo per le specialità di neurochirurgia, cardiochirurgia e terapia intensiva neonatale non previste per ospedali con  DEA di I livello come quello molisano ma previste solo dove esiste un ospedale con DEA di II livello. A questo scopo – continua Totaro – non senza ambiguità, si è inteso delegare queste funzioni a strutture sanitarie convenzionate, il Neuromed di Pozzilli e la fondazione Giovanni Paolo di Campobasso. Questa organizzazione nella realtà del quotidiano comporta delle effettive difficoltà di attuazione della assistenza  soprattutto nelle emergenze neurochirurgiche tempo dipendenti messe in evidenza da episodi concreti”.

Sintetizzando: serve una revisione della organizzazione e dei relativi protocolli di intervento. E questo vale a cominciare dal primo anello della “catena”, i medici del 118, che “al  fine di non vanificare un intervento tempestivo e vitale, devono avere delle certezze su come muoversi per la migliore organizzazione delle patologie la cui risoluzione dipende molto dai fattori temporali”.

Sono aperte una serie di domande: che ordine hanno i medici del 118 quando soccorrono un paziente colpito da una patologia tempo-dipendente? Dove lo trasferiscono? E in base a quali indicazioni, date da chi?

“Anche in questo caso – continua Giancarlo Totaro – l’assenza di un commissario alla sanità certamente non aiuta alla soluzione di un problema così importante e vitale per  i cittadini molisani: riformare la rete assistenziale dell’emergenza- urgenza specie per le patologie neurochirurgiche eliminando le attuali problematiche di sistema”

Anche in questo è intervenuto il Forum della Sanità, che attraverso i propri legali ha fatto appello cautelare al Consiglio di Stato contro l’ordinanza Tar Molise che ha rigettato l’istanza cautelare e istruttoria nel ricorso per l’annullamento del decreto del Commissario ad acta sulle reti dell’emergenza e tempodipendenti. “Tale appello è stato reso necessario in considerazione dei decessi che si sono verificati negli ultimi mesi, tutti riconducibili a pazienti colpiti da patologie tempodipendenti, per i quali non è stato possibile il ricovero presso le strutture regionali”.

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