Termoli

Tunnel, la minoranza diffida il sindaco: “Non può affidare un’opera non finanziata”

L’eterno ‘tira e molla’ tra consiglio comunale e regionale sulla questione tunnel tiene banco da diversi mesi. Dopo il silenzio della Regione, le speranze del Comune termolese, che ‘fortissimamente volle’ questo progetto, si sono riaccese anche se la minoranza di centro destra, capitanata da Antonio Di Brino, si oppone con tutte le forze ad un buco che “sventrerà Termoli”.

Tunnel o non tunnel è questo il dilemma. Se da un lato il silenzio della Regione Molise, che avrebbe dovuto esprimersi sulla Variante al Prg entro il 31 ottobre, ha dato manforte alla maggioranza comunale, da sempre a favore del progetto, dall’altro la minoranza alza la testa e ‘bacchetta’ il sindaco e la giunta comunale, che secondo le opposizioni sono rei di “voler perseguire un progetto di cui non vi è ancora la contezza del finanziamento regionale”, come sottolineato dal consigliere Basso Antonio Di Brino nella conferenza stampa di mercoledì 7 novembre.

Un incontro che ha visto pronunciarsi un centrodestra unito che guarda già alle amministrative del prossimo anno, cercando di compattarsi fin da ora e puntando ad avere un unico candidato sindaco: ad affiancare l’ex primo cittadino Di Brino, il neo consigliere provinciale della Lega Michele Marone, gli esponenti di Fratelli d’Italia Luciano Paduano e Francesco Paolo Baccari ed Annibale Ciarniello della lista civica ‘Popolari per Termoli’. Assente, a causa di un lutto in famiglia, Francesco Roberti di Forza Italia.

“Vogliamo evitare questo scempio alla nostra città”, ha esordito Di Brino che ha annunciato la firma di un atto di significazione e di diffida (in foto), a firma sua, di Marone e di Ciarniello, che “invita e diffida l’amministrazione a non procedere all’affidamento decisivo dell’opera ed a non sottoscrivere alcuna convenzione o contratto con l’azienda De Francesco che deve realizzare l’opera perché la procedura non è ancora conclusa”.

Una vicenda che, per il centrodestra, non è ancora chiusa e non lo sarà fino a quando la Regione non si esprimerà e non prenderà una posizione chiara a favore o contro la variante, visto che il progetto non è ancora validato. Ipotesi che sembra trovare riscontro dal fatto che lo stesso ente regionale abbia inviato al sindaco Sbrocca, prima della scadenza del 31 ottobre, una nota in cui “evidenzia la mancanza di alcuni documenti tra cui i verbali di verifica e di valutazione del livello di progettazione secondo le procedure previste dall’articolo 153 della legge 163/2006 richiamando i pareri ed i nullaosta” come annuncia l’ex primo cittadino.

Una tesi avvalorata anche dal dirigente del IV settore del territorio Giuseppe Giarrusso che ha inviato una nota al Comune in cui chiede la validazione del progetto, un atto formale che riporta gli esiti delle verifiche eseguite redatto e sottoscritto dal soggetto verificatore incaricato ed a cui risponde la ditta De Francesco con una lettera in cui enuncia di “star provvedendo a definirla, dando avvio alla procedura per l’individuazione di soggetto abilitato come per legge, cui affidare, a spese dello scrivente, l’attività di verifica del progetto ai sensi dell’articolo 26 comma 2 del codice dei contratti”.

Un cavillo procedurale che, per la minoranza, bloccherebbe tutto l’iter e l’inizio dei lavori del tunnel perché il Comune ha “non ha un progetto approvato che possa prevedere la spesa dei 19 milioni di euro”, come chiarito da Di Brino che annuncia “l’illegittimità della procedura dal momento che il progetto si rifà alla vecchia legge sugli appalti 163 vigente nell’agosto 2016 quando è iniziata la gara, riformulato poi a marzo 2017. La Regione ritiene, giustamente, che la procedura da seguire sia quella della vecchia legge, ma il Comune segue quello della nuova. Per farlo va annullata la vecchia gara per farne un’altra”. Senza considerare che non vi è ancora certezza del finanziamento regionale. “Laddove non arrivasse, rischieremmo di dover ripagare la ditta De Francesco – ha affermato Di Brino -. Faremo in modo che siano loro a pagare e non la comunità. Verremmo a cercarvi, uno dopo l’altro”.

Un coro a cui si sono aggiunti sia Marone (in videointervista) che Ciarniello che lancia un’ulteriore accusa all’attuale amministrazione che ha “avuto come unico obiettivo il tunnel che, per qualcuno è bello, ma bisogna vedere anche la funzionalità”, puntando il dito contro la mancata indizione del referendum popolare “perché forse avevano paura”.

Ma concretamente questo progetto a cosa porterebbe? Su questo il centrodestra non ha dubbi, perché il tunnel causerebbe “uno sventramento della città dal momento che ci troveremmo con un’opera incompiuta. Un’eredità pesante che lasceremmo alle generazioni future”.

L’aspetto paradossale della vicenda è che lo scavo, che dovrebbe tagliare in due la città, sta facendo lo stesso con le forze politiche: la maggioranza nell’ultimo anno e mezzo ha inserito il progetto tra le sue ultime priorità, a qualche mese dalle amministrative del 2019, mentre la minoranza è tornata a farsi sentire dopo settimane di silenzio.

Una telenovela in piena regola che ha regalato, puntata dopo puntata, consiglio dopo consiglio, speranze, rabbia, illusioni e rallentamenti dando avvio ad una guerra a suon di conferenze stampa, interpellanze e riunioni. L’ultima, solo in ordine di tempo, prevista per domani con la convocazione della III e IV Commissione consiliare congiunta dedicata proprio a questa rivoluzione della viabilità. Prevista infatti la presa d’atto del silenzio assenso e l’approvazione in commissione per un ulteriore passaggio in Consiglio comunale.