Nel silenzio di Villa Livia, sulla strada verso Petacciato tra il mare e le colline, sembra essere un giorno come tanti. Uno di quelli senza eventi, senza matrimoni, senza sposi che ballano a ritmo di musica. Eppure al suo interno, come preannunciano le auto parcheggiate fuori, qualcosa c’è e qualcosa si muove. In cucina fervono i preparativi, il set è stato allestito e manca pochissimo al ciak di una puntata di “O mare mio”. E intanto lo chef, Antonino Cannavacciuolo, la star che ha fatto parlare di se in tutta la città nei primi giorni di maggio, sorseggia un caffè seduto nel grande salone del ristorante in camicia bianca e pantalone blu.
Accento inconfondibile napoletano, barba impeccabile e una gentilezza che si manifesta diretta a chi gli chiede una foto, con la sua mole in fatto di presenza, tanto che chi gli è accanto diventa quasi invisibile. Si concede ai fan arrivati per conoscerlo, scambia qualche parola a chi gli dona i libri che raccontano la storia di Larino e a chi presenta la sua invenzione culinaria e si prepara anche a ricevere qualche prelibatezza come dono della terra molisana. Ma soprattutto rivela, con qualche velocissima battuta, che Termoli lo ha colpito. «Mi piace – rivela – è bellissima. E poi c’è il mare…». Tre puntini di sospensione che fanno intuire tutto, fanno intuire che a un uomo di mare come lui la città adriatica è piaciuta davvero. E non a caso è stato scelto ancora una volta per la terza edizione di “O mare mio”, che nella prossima stagione in onda molto probabilmente già dopo l’estate vedrà anche la città costiera molisana in tv.
E soprattutto i suo ambasciatori, gli ambasciatori dei piatti che si sfidano ai fornelli. Se lo chef sorseggia il suo caffè, Primiano Bavota, Joe Bavota e Valentina D’Agostino, i tre personaggi che saranno al centro della puntata, si preparano per andare di fronte alle telecamere. Valentina sceglie una camicia rossa, Joe una delle sue camicie azzurre con maniche a sbuffo alla Elvis mentre Primiano in rigorosa camicia e cravatta d’ordinanza, ma con grembiule creato per l’occasione con i corni rossi anti sfortuna e una frase che solo lui poteva pensare e trascrivere con un ricamo: “Parè, la mia cucina fa morire”. Ovviamente.
Nella grande cucina di Villa Livia le telecamere sono pronte, le luci pure davanti ai concorrenti come anche – ovviamente – gli ingredienti per uno scescille rivisitato al pesce. Un ultimo rapido sguardo alla macchina da presa e il regista da’ il via: Ciak, si gira. Ma qui le porte si chiudono e per scoprire cosa succederà e cosa accadrà dentro bisognerà attendere di accendere la televisione e sintonizzarsi sul Nove.
commenta