Cronache

400mila € di fondi sisma regalati a vandali e ladri di rame. Finito 5 anni fa, il Centro-Ambiente è off

Candidato a essere il fiore all’occhiello del turismo sostenibile, costato 409mila euro di fondi prelevati sul capitolo del post terremoto per la ripresa produttiva. Oggi il Centro Ambientale di Petacciato, ultimato nel 2011, divenuto luogo di appuntamenti gay e degrado, negli ultimi giorni devastato per l’ennesima volta da ladri di rame malgrado le tante denunce e segnalazioni, è solo l’emblema della incapacità del pubblico di preservare i suoi beni. Una dimostrazione inequivocabile della leggerezza con la quale si utilizza il denaro "regalato".

Quando, fra il 2006 e il 2007, il Governatore del Molise Michele Iorio indossò i sontuosi abiti di sovrano della spartizione per distribuire milioni di risorse pubblicheai Comuni della Regione “devastati” dal terremoto del 2002, tutti i sindaci – nessuno escluso – accolsero con soddisfazione e gratitudine la pioggia di banconote arrivate provvidenzialmente a promuovere progetti turistici altrimenti inattuabili e a favorire la loro rielezione.
Tutti, appunto. Tra loro (136) anche il sindaco di Petacciato Gabriele Lapalombara, il cui Comune beneficiò complessivamente di due milioni e 700mila euro per la manutenzione della scuola Cuoco, la strada di collegamento fra il centro abitato e la zona Pip, la valorizzazione del Palazzo Ducale e la valorizzazione della pineta marina. E che pineta: un posto incantevole, un’eccezione incontaminata sulla costa molisana massacrata dal cemento. Quale migliore scenario naturale per concretizzare una idea innovativa come il Centro ambientale?


Difatti ben 409mila euro della somma generosamente messa a disposizione da Michele Iorio per la pineta (un totale di mezzo milione di euro) vennero dirottati sul progetto “turistico-ambientale-naturalistico” del tratto compreso fra la pineta e la spiaggia. Un centro ambientale, inedito molisano, per passeggiare nella colonna sonora di grilli e uccelli, usufruendo di un sentiero di legno fra la pineta e la sabbia, per accedere alla costruzione a impatto zero e ammirare stupefatti il panorama mozzafiato dalle finestre e la rigogliosa fauna delle dune dalla torretta di avvistamento.


Il decreto di finanziamento dell’opera, inserita in un più ampio recupero della pineta, porta la data del 7 giugno 2006. A settembre del 2010, tre anni dopo, il Comune – sempre governato dall’inossidabile Gabriele La Palombara tornato al comando nel 2007 dopo la caduta anticipata di Greco – aveva appaltato i lavori alla Pq Edilizia e Strade, la società dell’ex consigliere regionale Quintino Pallante, e illustratoanche alla stampa, con fremente entusiasmo, le eccezionali potenzialità dell’opera: «Verranno realizzati camminamenti in legno con una passeggiata sulle dune, sia lato nord che lato sud. Poi sorgeranno un centro didattico d’avvistamento di flora e fauna, un orto botanico di specie autoctone e infine un laghetto artificiale per la riproduzione della tartaruga tipica del litorale. Ma abbiamo in programma altri progetti per rendere più vivibile la pineta e trasformarla in un nostro punto di forza. Non abbiamo avuto negli anni scorsi lo sviluppo cementificato di altre realtà: noi puntiamo su un mercato di nicchia, sviluppando al meglio quel che abbiamo, puntando al turismo ecosostenibile».

Oh, finalmente. Finalmente qualcuno che non punta ai palazzinari, ai condomini-loculi sulla spiaggia, al profitto privato che elargisce regali in cambio di permessi a costruire e variazioni di comodo ai piani regolatori. Finalmente un Comune che promuove la natura, la ricchezza più grande, e al turismo eco-sostenibile. Era ora. Certo, si sa come vanno le cose rispetto ai propositi iniziali. Sempre un po’ meno perfette, un po’ meno brillanti dell’idea. E infatti il laghetto delle tartarughe non c’è, chi l’ha visto? E l’orto botanico è, insomma, un po’ troppo selvaggio per essere classificato tale. Ma sono sottigliezze, in fondo che importa? Quello che conta è che nell’estate del 2011 il meraviglioso progetto del Centro Ambientale e del camminamento di legno fra la pineta e l’arenile era realtà, salutato con eccitazione e presentato come dimostrazione di sensibilità da parte di un’Amministrazione che difatti l’anno successivo si è ripresentata a guidare Petacciato e ha pure vinto. Gabriele Lapalombara è sindaco da 9 anni, e ha seguito in prima linea il Centro Ambientale sulla spiaggia. Dalla sua nascita alla sua morte.

Già. Perché il Cea è andato. Finito, morto appunto. Nessuno lo usa perché, semplicemente, è impraticabile. Devastato dai vandali, smontato dai ladri che si sono portati via fino all’ultima asticella di metallo e all’ultimo filo di rame. Manca solo che qualcuno demolisca le pareti per farci legna da ardere in inverno e non sarà rimasto che il ricordo di questa casetta unica in Molise, nella zona fra le dune protette e la terra del fratino, protetto anche lui. Ma il pubblico, come dimostra questa piccola storia, divenuta emblema della inutilità dell’articolo 15, è incapace di proteggere alcunché se non, spesso, i propri limitatissimi interessi personali.

Negli ultimi giorni il Cea sulla spiaggia è finito ancora una volta nel mirino di ladri di rame, come era già accaduto nei mesi scorsi e come il Comune di Petacciato sapeva benissimo, essendoci denunce anche mediatiche che si sono aggiunte a quelle di uso improprio della struttura. Una struttura che a causa della mancanza di manutenzione e di controlli, di fatto si è trasformata in una “casa” pubblica per scambi di coppia e appuntamenti sessuali e che, di conseguenza, è stata interdetta ai turisti, alle famiglie e agli studenti, principali destinatari del progetto.


Ancora scene di devastazione, pezzi di polistirolo sparsi ovunque sulla sabbia e sulle passerelle di ingresso della struttura in legno sono quello che rimane della ennesima incursione dei malintenzionati che hanno semidistrutto il tetto della struttura a caccia di rame e che hanno agito indisturbati perché il posto è isolato (d’altra parte è un affaccio panoramico, ovvio che sia distante dalle abitazioni) e perché manca anche un banalissimo sistema di sorveglianza. . «Arrivare a questo punto di abbandono e degrado era evitabile, se soltanto ci fosse stata un po’ di buona volontà e attenzione nei confronti di un’opera costata mezzo milione di euro» dichiara oggi la minoranza rappresentata in Consilio da Roberto Di Pardo e Luisa Caruso. «Sarebbero bastati 4mila euro per acquistare un antifurto con il combinatore telefonico e le telecamere che avrebbe evitato tutti questi furti» commentano amareggiati perché qualsiasi voce, compresa la loro, è stata ignorata.

Così ecco il colpo finale a cinque anni dal completamento dei lavori, buoni per la campagna elettorale ma inutili alla tanto sbandierata “ripresa produttiva” che ha costituito l’unica pezza d’appoggio sulla quale erigere il castello di centinaia di milioni elargiti ai sindaci molisani. Il centro ambientale, trascurato e abbandonato a se stesso, è oggi il simbolo del fallimento dell’operazione politica che ha fatto diventare il Molise famoso in tutta Italia. Ed è anche uno schiaffo in faccia ai bisogni della popolazione: 500mila euro sprecati in questo modo sono una cifra imperdonabile.

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