Termoli

Stellantis, mazzata di fine estate: a ottobre si smantella anche il 16 valvole. Contratto di solidarietà per 400 operai

Gianluca Falcone della Fiom Cgil conferma le voci sullo stop di cui si sta parlando con insistenza: dal 1° ottobre lo stabilimento Stellantis di Termoli potrebbe vedere la fine della produzione dei motori FireFly, eredi del Fire. "Ma dall'altra parte non c'è nulla, non una nuova produzione, non un progetto con una tempistica" aggiunge il sindacalista. Il rischio di contratti di solidarietà per 400 operai è concreto, mentre l'incertezza regna anche sulla Gigafactory, il cui futuro sarà discusso il 17 settembre a Roma.

Sono voci insistenti e credibili quelle che indicano che a partire dal 1° ottobre prossimo lo stabilimento Stellantis di Termoli potrebbe vedere la fine della produzione dei propulsori benzina FireFly 1.0 e 1.3, attualmente realizzati nel settore 16 valvole. I motori, considerati gli eredi dello storico motore FIRE, hanno rappresentato finora una garanzia occupazionale per la fabbrica molisana, ma la loro dismissione apre scenari di incertezza e preoccupazione perché, sull’altro piatto della bilancia, al momento non c’è nulla di concreto. Non una data, non un progetto con una tempistica definita. Lo confermano i sindacati, ma anche gli operai dello stabilimento metalmeccanico di Rivolta del Re, che spiegano con amarezza che “la situazione è brutta, davvero brutta”.

La dismissione del settore 16 valvole comporta un rischio concreto per circa 400 lavoratori, che potrebbero essere coinvolti in lunghi contratti di solidarietà. Questi ammortizzatori sociali straordinari si estenderanno da ottobre fino a luglio, con una riduzione delle ore lavorative settimanali e un conseguente impatto negativo sui salari.

Gianluca Falcone, segretario della Fiom Cgil, esprime fortissime preoccupazioni riguardo al futuro dello stabilimento. “Se si stoppa il 16 valvole, come già si vocifera, senza che nessuna nuova linea produttiva sia stata integrata e senza la certezza di una nuova produzione a Termoli, cosa accadrà allo stabilimento?”

gialuca falcone fiom

La situazione appare seria, con il rischio che la fabbrica entri in una fase di stallo senza una prospettiva chiara. “Lo smantellamento ha già riguardato prima i cambi, poi gli impianti e l’8 valvole. Ora arriva la mazzata per il 16 valvole. Le notizie negative sono tante, e d’altra parte manca qualsiasi conferma certa sull’avvio della produzione del prospettato motore ibrido nel 2025,” ha aggiunto Falcone, evidenziando l’assenza di certezze riguardo al futuro.

La dismissione del settore 16 valvole potrebbe segnare un ulteriore passo verso una crisi più ampia dello stabilimento di Termoli, già colpito dalla fine della produzione dei cambi e dei motori 8 valvole. La mancanza di una nuova produzione rischia di lasciare lo stabilimento in una condizione di agonia fino a data da destinarsi. Ed è un problema non solo per Termoli, ma per l’intera regione Molise, considerando che il settore automotive costituisce circa il 30% del PIL regionale. “Se va giù la ex Fiat, va giù tutta la regione” ha sottolineato la Fiom.

Stellantis e ACC, nei giorni scorsi, hanno confermato il loro impegno nel potenziamento del progetto della Gigafactory di Termoli, con l’introduzione di nuove tecnologie per la produzione di celle e moduli. Tuttavia, dichiarazioni rassicuranti a parte, di concreto non c’è ancora nulla. La dismissione degli impianti non è stata accompagnata dall’introduzione di nuovi moduli produttivi, e potrebbero passare mesi, se non anni, prima che qualcosa di tangibile prenda forma.

Il futuro della Gigafactory sarà al centro della riunione convocata per il 17 settembre a Roma dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’incontro, considerato decisivo a Termoli, vedrà la partecipazione di aziende, Regione Molise e sindacati, e avrà l’obiettivo di chiarire le tempistiche per la riconversione dello stabilimento e il mantenimento dei livelli produttivi. Attualmente, lo stabilimento Stellantis di Termoli impiega circa 2.000 lavoratori, alcuni dei quali sono stati invitati, su base volontaria, ad andare a lavorare a Mirafiori.

Fiat, gli operai e il giorno del rilancio

“Era già in cassa integrazione fino al 16 settembre, e come sai l’hanno prolungata fino al 22. Un mese di cassa integrazione significa circa 600 euro in meno in busta paga. Se sei una famiglia monoreddito, o hai un mutuo da pagare, è davvero dura tirare avanti, e ora arrivano le chiamate ricevute da alcuni superiori per un possibile trasferimento a Mirafiori (il principale stabilimento Stellantis a Torino, ndr).”

L’operaio, che per evidenti ragioni sceglie l’anonimato, prosegue: “Il mio capo mi ha chiamato per chiedermi se volevo dare disponibilità per andare a lavorare a Mirafiori. Pare che stiano facendo giri di chiamate per mandare in trasferta gli operai dal Molise, ma senza dare informazioni chiare: non si sa per quante settimane, quanti soldi ci saranno, con quali mansioni, e soprattutto quali turni. Ci è parso di capire che si tratterebbe di turni molto pesanti, come il sabato notte o la domenica pomeriggio.”

Intanto anche a Mirafiori il contesto evidenzia crepe profonde. Oggi le risorse umane di Stellantis hanno proposto alle Rsa di Mirafiori un trasferimento volontario dei lavoratori alla fabbrica di Thychy, in Polonia. La riapertura parziale dello stabilimento torinese, prevista per il 2 settembre dopo una sosta di sette settimane, vedrà solo 400-500 operai impiegati in un turno per la produzione della 500 elettrica, con l’assemblaggio di circa 100 vetture al giorno. Anche la linea Maserati riprenderà con un programma di lavoro ridotto. La prospettiva per i 3.000 operai di Mirafiori rimane incerta, con contratti di solidarietà estesi fino a dicembre.

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