L'impresa

Antonio Palangio è già in Svezia, il molisano in bici vola da solo verso Capo Nord

Ha appena superato i duemila chilometri di viaggio, le insidie aumentano così pure il freddo. Partito venti giorni fa da Frosolone non ferma la sua corsa. Sembra il personaggio di un romanzo di avventura di Jules Verne. Riuscirà a raggiungere i 71° di latitudine ben dentro il circolo polare? Ecco come sta.

E’ a meta strada della sua escursione ‘fuorimisura’ dal Molise a Capo Nord, Antonio Palangio, 58 anni da Frosolone. E’ in Svezia da qualche giorno, Svezia meridionale, ieri era nell’area urbana di Lammhult, poco prima ad Alvesta, cittadina della contea di Kronoberg.

 

antonio palangio bici capo nord

Ne ha fatta di strada la sua bici Peugeot, regalo di amici, unica compagna d’avventura assieme a due borse e a una piccola tenda, per lui una zavorra visto che non l’ha mai aperta. Ha dormito ovunque: a bordo strada, nei boschi, sotto gli alberi a foglia larga durante i temporali, al riparo delle pensiline alla fermate degli autobus e ora, in Svezia, quando li trova, nei capanni di legno che somigliano un po’ ai nostri rifugi montani.
E’ partito da Frosolone una ventina di giorni fa, per compiere l’impresa finora per lui più tosta, destinazione le più alte latitudini europee: i 71 ° di Capo Nord, in Norvegia, per molti il tetto del mondo. Non per niente, siamo già nel circolo polare artico (500 chilometri a Nord) e il Polo dista appena 2100 chilometri. Ancora un migliaio di chilometri e potrà ammirare quel meraviglioso fenomeno naturale, che colora il cielo e la terra di una luce giallo-rossastra, quello che definiamo il sole di mezzanotte, dove albe e tramonti non finiscono mai.

Ha percorso duemila chilometri e rotti, attraversando decine di città e villaggi, nazioni e contee, boschi ed erte, discese, strade trafficate e lande desolate. Si è concesso una puntatina appena fuori Berlino, a Postdam, ha parcheggiato la bici all’ombra degli archi che annunciano l’ingresso dalla Sassonia al land del Brandeburgo. Qualche giorno prima aveva omaggiato Alexander Schumann nella città natale di Zwickau.

antonio palangio bici germania

Lavorando di fantasia, potremmo inserire Antonio Palangio tra i grandi viaggiatori dei romanzi d’avventura: sconosciuto, certo, ma se Jules Verne fosse vissuto fino ai giorni nostri, lo avrebbe forse preso come ispirazione per uno dei suoi straordinari viaggi immaginari, chissà. In fondo, con la barba lunga e incolta, il cappellino stile bandana da pirata, il fisico asciutto e l’aspetto consumato dal tempo – ma i polpacci sono di ferro – Antonio incarna il viaggio, il rischio, l’impresa. Non ha l’eleganza e le sostanze dell’avventuriero Phileas Fogg, nel Giro del mondo in Ottanta giorni, somiglia più al bandito Ben Joyce (dei Figli del capitano Grant) che, una volta catturato, chiede di essere lasciato sull’isola deserta di Tabor piuttosto che essere consegnato alle autorità. Pure Antonio cerca quel paradiso solitario, lo vuole con tenacia e sapienza, ma non sempre trova ospitalità. La differenza è che lui non deve riconquistare nella solitudine l’umanità perduta, no, lui è un personaggio ultra positivo, un viaggiatore che trascende il mondo fisico, un inno alla libertà, il pugno in faccia alla nostra civiltà distratta da immagini accattivanti, ma priva di contenuti. Dove le prospettive sono diverse, la soddisfazione può essere attraversare un campo immenso pieno di tacchini neri.

svezia tacchini

 

Il frosolonese con la bicicletta vede adeguatamente solo da un occhio, per lui anche questo non è un ostacolo. L’unico momento di relativo relax sono state le circa tre ore di viaggio in traghetto da Sassnitz a Trelleborg, rotta di collegamento fra l’isola tedesca di Rügen e la terraferma svedese. Lui, solo come un lupo altomolisano che attraversa i mari del Nord: poesia e fantascienza si mischiano nelle gelide acque del Baltico.

Già, il freddo: il problema saranno le temperature che a breve si abbasseranno durante la scalata a Nordkapp. Alla stazione di Lipsia, dove ha dormito, gli hanno rubato, o forse ha perso, il giaccone. Sempre in Sassonia ha preso tanta acqua. Il meteo poi è migliorato. Le medie attuali in Svezia oscillano tra i 9 e i 20 gradi. Antonio vola oltre i limiti, sempre più in alto, direbbe Mike Bongiorno. Ma questo non è uno spot.

E’ pronto a esplorare le zone fredde, ricche di laghi e nebbie. Lo accompagnano i discount e gli alimentari isolati, tipici del Nord Europa, un po’ spartani ma allo stesso accoglienti per uno in cerca di particolari prodotti e concentrati energetici naturali: prosciutto crudo uber alles!

Fin qui oltre duemila chilometri, un bel po’ di spinta sui pedali, tra una sosta per la manutenzione del mezzo e il cambio che sgrana. Nonostante le avversità, è carico per salire la penisola scandinava, al suo ritmo. Insidie, dolori e rischi aumentano. Dovrà comprare un giubbotto bello caldo, prima o poi. Da Frosolone gli amici lo sostengono con piccole e medie ricariche della poste pay, lui ha un portato con sé un po’ di denaro, non troppo perché è abituato all’essenziale.

Questo è Antonio Palangio, 58 anni da Frosolone, eroe su due ruote e qualcosa di più: riuscirà a completare il romanzo che, a botte di chilometri quotidiani, sta scrivendo per noi?

Beh, in verità l’impresa l’ha già realizzata, ma qui, con Jules Verne nella testa, lavoriamo di fantasia. E un incitamento ci parte spontaneo: dai, coraggio, portaci al Polo!

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