Termoli - tuffo nella storia

3 Agosto, quando la processione a mare di San Basso si faceva con le barche a vela

Un appuntamento da sempre molto atteso, in cui festa religiosa e gita popolare in barca si sommano e fondono dando vita a una delle più suggestive e partecipate manifestazioni locali. La marineria termolese, protagonista indiscussa della giornata, rinnova così il proprio legame col santo, i cui resti, una leggenda frutto di evidente superstizione collettiva, vuole siano arrivati via mare chiusi in un pesante baule di marmo miracolosamente galleggiante.

 

san Basso storia 1

3-8-1929. Nome della barca: San Basso. Padrone: Giacomo Marinucci detto Vucce.

 

La devozione dei termolesi per San Basso ha origini plurisecolari. La processione per le vie cittadine del 4 agosto anch’essa si svolge da tempo immemore. Incerto, invece, l’anno in cui ha avuto inizio quella per mare. Peppino Mammarella, responsabile dell’archivio diocesano Termoli-Larino, nel suo pregevole lavoro sul santo patrono di Termoli del 2011, indica una traccia che consente di fissarne la probabile origine tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Si trova nella lettera datata 9 luglio 1905 inviata dall’arcidiacono capitolare al Sindaco per protestare contro la decisione della commissione incaricata della festa patronale di rifiutare quell’anno l’abituale contributo finanziario (80 lire). In essa, tra l’altro, si ricorda che «alla solita processione che si fa nel giorno del Protettore, se ne volle aggiungere una seconda nella vigilia».

Una formulazione dal cui tono sembra trasparire che l’iniziativa di effettuare la festa in mare non sia originariamente partita dalla parte religiosa e che il suo primo svolgimento si è avuto in una data non troppo lontana da quell’anno.

Del resto è difficile immaginare di poterla realizzare senza un adeguato numero di barche. È noto, infatti, che solo a partire dalla metà dell’Ottocento in poi il naviglio da pesca a Termoli ha raggiunto, gradualmente, una consistenza tale da potere essere considerata una delle fonti importanti dell’economia locale.

Nell’occasione l’accusa del clero alla deputazione incaricata della festa è pesante. Il rifiuto dei quel «tenue» contributo è attribuito addirittura a «un male inteso spirito di anticlericalismo». È mia convinzione, benché privata dell’aiuto, che la processione si sia poi svolta nella duplice modalità ricordata, malgrado la minaccia di non «muovere» dalla Cattedrale, con conseguenti, possibili «disturbi all’ordine pubblico». E così nel prosieguo degli anni, fino a oggi.

Come si svolgesse a quell’epoca la processione a mare del 3 agosto purtroppo non è dato saperlo. Nessuna testimonianza, né documento scritto o articolo di giornale è venuto alla luce finora. Molto più agevole e circostanziata è la sua ricostruzione a partire dalla fine degli anni Venti del Novecento in poi.

 

san Basso storia 2

 

3-8-1939. L’avvio del corteo dopo il varo prende il largo. La barca è la paranza Falco. Padrone: Giuseppe Macario Cefòne. Accanto la paranza gemella Nibbio.

 

Oltre alle fotografie, esistono al riguardo numerose e concrete testimonianze orali, soprattutto di marinai e loro famiglie. Sono esse che ne hanno consentito il dettagliato racconto pubblicato nel libro “Paranze e battelli a Termoli” del 2003. Richiamiamolo qui di seguito per sommi capi.

Il sorteggio. Organizzato dal comitato festa e dall’arciprete della Cattedrale avveniva di solito in un locale pubblico o su un balcone di una via centrale. Designata così la barca (di solito una paranza) iniziava da subito l’allestimento per ricevere degnamente a bordo santo, clero, autorità civili e militari, nonché gli stretti famigliari del “padrone” dell’imbarcazione. Il baldacchino sotto cui si sarebbe posta la statua del santo realizzato spesso poveramente e rivestito di teli e coperte colorate del corredo delle donne di casa.

san Basso storia clero e popolo

L’addobbo. Tolta la vela, i pennoni venivano adornati di gran pavese fatto spesso di sole bandierine tricolori. Svuotato anche l’interno della barca delle reti e di ogni altro attrezzo non occorrente alla navigazione, restavano a bordo i remi e le ancore. Eliminato anche il timone, in quando il governo del natante era affidato al traino di una o due altre paranze, una delle quali formava di solito la coppia nel lavoro quotidiano.

L’imbarco del santo. Teatro della partenza e dell’arrivo era la Marina di Sant’Antonio nel tratto tra il Panfilo e il Lido Anna. Qui la mattina del 3 agosto arrivava dal borgo vecchio la piccola processione per imbarcare il simulacro del santo, anch’esso oggetto nei giorni precedenti di particolare, solenne vestizione con piviale, mitra e bastone pastorale.

 

san Basso storia 3

3-8-1939. Primo piano a bordo della paranza Falco

 

Il corteo. Quando il carico era completato si adoperava la forza umana per il varo e la spinta in acqua. A corona le altre paranze e i battelli, già in acqua, adornati a festa anche loro con gran pavese e bandierine issate sul pennone, dopo avere imbarcato i gitanti si apprestavano a prendere il largo accompagnando l’imbarcazione del santo.

Tra gridi di gioia, canti, preghiere, suoni della banda e un assaggio di fuochi artificiali, si snodava il variopinto corteo nel mare di fronte alla città, la cui durata era inevitabilmente più breve di quello attuale, a motivo della più lenta propulsione velica. In caso di bonaccia era inevitabile ricorrere all’ausilio dei remi.

 

san Basso storia 4

Foto 4. Anni Trenta. Cartolina illustrata della processione a mare

 

Il ritorno. Avveniva sempre alla Marina (con la costruzione del porto invece si partiva e approdava in esso), nel mentre la barca del santo veniva ancorata al largo, sotto le mura del borgo, le altre imbarcazioni, ammainate le vele e fatto scendere gli ospiti, a seconda della previsione metereologica, erano ormeggiate a riva, oppure alate sulla spiaggia. A bordo di non poche di esse, al pari della barca del santo, si allestiva il pranzo della festa, consumato per lo più dai pescatori e loro famiglie, cui si aggiungeva qualche amico invitato.

 

Pranzo e preghiere beneauguranti. Durante la sosta sulla barca col santo, cui partecipavano, invitati, anche alcuni sacerdoti, al pranzo si alternavano rosari e preghiere per invocare buona salute per l’equipaggio e famigliari, oltre che copiose pescate. Verso le 18 si scioglievano gli ormeggi e ci si avvicinava alla riva.

 

Lo sbarco e la processione. Poco più tardi, esaurita ogni altra funzione, la statua veniva sollevata e sbarcata da marinai con le gambe dei pantaloni tirati su fino alle cosce e consegnata a terra ad altri già vestiti di una tunica bianca con la foto del santo cucita sul petto e fascia rossa con frangia dorata legata in cinta. Partiva così, preceduta da banda e autorità religiose, civili e militari la prima delle due processioni lungo le vie cittadine.

 

L’itinerario e la sosta notturna. Prima della costruzione della salita del Panfilo, la processione dopo lo sbarco

risaliva via Cristoforo Colombo per arrivare, percorso il breve tratto di via Roma, sul piazzale di Sant’Antonio e qui collocata sotto le arcate dell’ex convento di Sant’Antonio, in seguito murate e inglobate in esso, per la sosta notturna.

Dopo il 1942 dalla spiaggia l’itinerario era il seguente: salita e via Mario Milano, piazza Garibaldi (stazione FS), corso Umberto I, corso Nazionale fino a piazza Regina Elena, dove nel 1954 è stata eretta la colonna con la Madonnina. Qui si trovava issato un altare opportunamente addobbato per accogliere il santo che sarebbe stato vegliato tutta la notte.

 

san Basso storia 5

Anni ’50. La sosta per la veglia alla Madonnina (cartolina illustrata)

 

Il rientro in Cattedrale. L’indomani al sorgere del sole, così come oggi avviene al porto, messa officiata dal vescovo e rientro del santo in Cattedrale.

san Basso storia giornale

 

p.s.: Un ricordo personale:

all’inizio degli anni Cinquanta di paranze ne era rimasta nel porto una sola: la “San Pasquale” di Basso De Gregorio, detto Ze Mòneche. Non so se in quanto ultimo esemplare di una imbarcazione che dalla fine del Settecento (recente, importante acquisizione (v. “Mare elettrico” di Maria Luigia De Gregorio, 2003), per oltre un secolo e mezzo ha fatto la storia della marineria termolese, oppure sorteggiata, fu scelta per portare in processione il santo. Dalla mia abitazione affacciata sul porto ne seguii con curiosità i lavori di preparazione all’evento (nuova pitturazione, addobbi e quant’altro. Il traino della barca quella volta fu fatto, ovviamente, da un motopeschereccio.

 

 

Bibliografia consultata:

 

Mammarella Giuseppe, San Basso Patrono principale di Termoli e diocesi, Palladino Editore CB, 2011.

De Fanis Giovanni, Paranze e Battelli a Termoli 1900-1950 – Uomini, simboli, colori, AGR, CB, 2003.

Felice Costantino, Angelo Pasqualini, Sorella Sergio, Termoli Storia di una città, Donzelli Editore, Roma, 2009.

 

 

 

Più informazioni
commenta