Sul palco del Good Time Blues Festival inglese e italiano si alternano, si intrecciano e si mescolano in un melting pot di culture, storie e tradizioni unite dalla passione per il blues che diventa a Guglionesi la forza motrice di un festival che il terzo anno consecutivo diventa certezza, sicurezza, punto di riferimento per chi arriva e anche per chi c’è e ospita centinaia di persone da tutto il mondo.
E proprio a loro Adamo Ciarallo, anima, corpo, mente, ballerino e professionista del blues, ha dedicato il suo ringraziamento nella serata di sabato 13 luglio, salendo sul palco e rendendo omaggio a chi ogni anno “accoglie in un abbraccio tutti gli iscritti e gli insegnanti, i cittadini di Guglionesi che permettono di realizzare un festival di stampo internazionale”. Poi i ringraziamenti al suo staff, un grande gruppo di persone che lavora per tutto l’anno per realizzare sei giorni di attività, corsi, balli, eventi e incontri.
Per raccontare il Festival dal punto di vista dei partecipanti, bisognerebbe riportare l’espressione di chi torna a Guglionesi da due anni da Torino e usa un modo un po’ colorito di commentare l’evento, che però non è proprio da usare in un articolo, ma rende l’idea che chi arriva e torna addirittura nel secondo anno consecutivo apprezzi il posto, l’organizzazione, gli organizzatori.
Sul palco le band si alternano ogni sera fino all’alba e in pista scendono tutti: c’è chi viene dall’Asia, chi dal Canada, chi dall’Europa e chi da Guglionesi, si butta e si lascia andare ai movimenti lenti e al tempo stesso ritmati di un ballo scoperto e apprezzato ormai da tutti.
Il festival del Blues unisce i continenti, vince la timidezza di chi ha paura di ballare e unisce le anime in una lunga notte.
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