Isernia

Muore appena fuori dall’ospedale, un anno dopo l’esito dell’autopsia è ancora segreto. “Vogliamo la verità”

La famiglia del signor Cifelli chiede di conoscere la causa del decesso avvenuto a pochissima distanza dal Veneziale di Isernia. Il 76enne era stato affidato alla cure dei sanitari per problemi respiratori, si è allontanato dal nosocomio morendo in strada

È trascorso quasi un anno dalla morte del signor Pasquale Cifelli, l’uomo originario di Guasto (frazione di Castelpetroso) che il 16 marzo del 2023 è stato trovato senza vita a mezzo chilometro dall’ospedale di Isernia.

La famiglia, assistita dall’avvocato Elena Bertoni, non si dà pace perché a distanza di tutti questi mesi non ha ancora potuto conoscere l’esito dell’autopsia eseguita pochi giorni dopo il decesso, esattamente il 23 marzo. Secondo i parenti di Cifelli – che hanno sporto regolare denuncia – quella morte si poteva evitare. Ma l’assenza della perizia, non ancora depositata per ragioni che neppure il legale della famiglia Cifelli sa spiegarsi, sta rendendo più lungo del previsto il percorso per ottenere verità in un vicenda che, effettivamente, presenta ancora oggi contorni poco definiti.

“Sono molto preoccupati, vogliono conoscere la causa della morte di Pasquale Cifelli e temono che tutto possa essere accantonato senza arrivare ad ottenere quella giustizia che chiedono” queste le parole dell’avvocato Bertoni.

Elena Bertoni

Era il primo pomeriggio del 16 marzo scorso quando Pasquale Cifelli si reca al Pronto soccorso del Veneziale accusando problemi respiratori. I sanitari lo visitano diagnosticandogli una bronchite acute, lui resta in reparto diverse ore, cena addirittura assieme agli altri degenti mentre i parenti sono in attesa all’esterno per riportalo a casa. Erano stati avvisati che dopo la cena Cifelli sarebbe stato dimesso.

Ma tra le 19 e le 20 c’è un buco nella ricostruzione: un infermiere avvisa la figlia di Cifelli che suo padre non si trova.

Scomparso nel nulla e non si sa neppure in che modo visto che la porta del reparto era chiusa. Si ipotizza che per qualche ragione il paziente si sia  allontanato utilizzando una porta interna che collega il Pronto soccorso alla Rianimazione. Cifelli percorre circa 500 metri e poi si accascia a terra. C’è una infermiera fuori servizio ad aiutarlo, ci sono agenti della polizia allertati dai passanti e non ci sono medici perché loro dall’ospedale non possono uscire a curare la gente in strada lasciando il posto di lavoro. Viene chiamata un’ambulanza ma non arriverà da Isernia (c’era un altro intervento in corso) bensì da Venafro, a più di venti chilometri di distanza.

Pasquale Cifelli smette di respirare a mezzo chilometro da un presidio che, forse, avrebbe potuto salvarlo. E oggi che l’esito dell’esame autoptico non c’è ancora (la Procura di Isernia ha poi aperto un fascicolo e ci sono diversi indagati) le persone che gli hanno voluto bene s’interrogano: è stato fatto davvero tutto il possibile per aiutarlo?   (AD)

 

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