Promozioni e traguardi

Dal caso Sepede a Izzo, i pedofili di Jelsi, il narcotraffico Molise-Colombia e il filo rosso con Scampia: Domenico Farinacci nominato questore

Per dodici anni è stato capo della squadra mobile di Campobasso, per altri tre ha ricoperto il ruolo di dirigente della polizia anticrimine del capoluogo. Domenico Farinacci, dopo essere stato vicario della questura di Forlì e poi di Padova, ieri sera ha ricevuto la nomina di questore

Domenico Farinacci è uno di quei dirigenti di polizia che (come Raffaele Iasi) nella provincia di Campobasso ha lasciato il segno. E lo ha fatto per numero ed importanze di inchieste condotte sul territorio. E’ stato per dodici anni a capo della squadra mobile per poi tornare come dirigente della divisione anticrimine di via Tiberio dal 2016 al 2019 prima di spiccare il volo come vicario della questura di Forlì e poi di Padova. La stessa sede dove, ieri sera, venerdì 26 gennaio, ha ricevuto la notifica ministeriale della sua promozione a questore.

Molisano, di Gildone, Domenico Farinacci è entrato in polizia come vice commissario nel 1990 e fino al 1993 è stato funzionario addetto alle volanti e poi alla Squadra mobile della Questura di Milano. Dal 1993 al 1998 è stato trasferito a Palermo in qualità di commissario e commissario capo dove è stato funzionario addetto al Centro operativo della Direzione investigativa antimafia. Per circa un anno ha ricoperto la carica di commissario capo alla Divisione Pas della Questura di Campobasso e successivamente è stato promosso a dirigente della Squadra mobile a Campobasso, ruolo che ha ricoperto fino al 2010. Ha diretto per un anno la Squadra mobile dell’Aquila, poi è stato dirigente della Divisione polizia anticrimine a Brescia per 4 anni. Tra il 2016 e il 2019 è tornato a Campobasso come dirigente della Divisione polizia anticrimine e l’anno successivo l’ha trascorso lavorando come vicario del questore di Forlì-Cesena. Poi, destinazione Padova.

Le sue tracce da investigatore hanno preso piede con l’omicidio di Francesca Martino, avvenuto a Campobasso, all´interno della tipografia di famiglia, il 10 settembre del 2002. Le indagini della squadra mobile portarono all´arresto dell’autore dell´omicidio, Michele Sepede, genero della donna e contestualmente alla riapertura di un ulteriore caso di omicidio quello di Emilio Sepede, padre di Michele, morto due anni prima per mano dello stesso figlio. Caso prima chiuso come incidente domestico, poi riaperto proprio grazie al fiuto della Mobile che scoprì l’omicidio avvenuto anni prima di quello di via Mazzini.

Fondamentale è stato il ruolo del vicequestore in carica per le indagini sul duplice omicidio di Ferrazzano. Grazie alle intercettazioni ordinate dalla procura di Campobasso incastrò Luca Palaia e Guido Palladino con l’accusa di traffico di armi. I due ragazzi, pressati dal modus operandi di Farinacci, confessarono anche il duplice delitto di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano permettendo l’arresto di Angelo Izzo, fino ad allora in semilibertà nel carcere di via Cavour a Campobasso.

farinacci

Non solo omicidi, l’impronta di Farinacci, del suo braccio destro Mario Oriente, dell’ispettore Gaetano Savinetti, della vecchia squadra mobile ‘di ferro’ di quegli anni, chiuse fascicoli come quelli di “Via Bakù” che smantellò il traffico di droga tra il capoluogo molisano e Scampia con l’arresto di 17 persone.

Squadra mobile via baku

Senza dimenticare “operazione Galloway” contro il narcotraffico internazionale (più di 70 catture in Italia e Colombia) e l’indagine sui pedofili di Jelsi con tre arresti. Durante la sua permanenza a capo della Mobile, ci furono anche rapine e morti per overdose che portarono ad aprire nuove inchieste e condussero a risvolti e risultati importanti. Un dirigente di polizia che conosce bene il territorio molisano e che oggi, forte anche di quella esperienza consolidata, è stato nominato questore. L’auspicio è che quella conoscenza del territorio possa essere un lasciapassare per tornare in Molise come capo della questura.

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