Evento all'ex gil

Tutto esaurito per Zerocalcare: dal caso Cospito a Ilaria Salis, dialoghi col fumettista sul filo rosso della responsabilità

Dopo essersi concesso ai suoi lettori per firmare autografi, l'illustratore romano, ospite dell'evento organizzato da Casa del Popolo e Osservatorio Repressione, ha parlato a lungo di regimi carcerari e repressione del dissenso invitando chi produce cultura, a tutti i livelli, a parlarne attraverso le diverse espressione artistiche.

Sala stracolma a Campobasso ieri pomeriggio, 19 gennaio, per l’incontro col fumettista e illustratore romano Michele Rech, in arte Zerocalcare. Dopo oltre due ore di autografi alle tante, tantissime persone che si sono messe in fila lungo via Milano per scambiare una battuta con lui e avere una copia firmata di una sua pubblicazione, Zerocalcare è salito sul palco dell’auditorium Giovannitti e sotto una bandiera della Palestina c’è stato un lungo e intenso dialogo con alcuni degli organizzatori dell’evento: Italo Di Sabato, Chiara Santone e Mattia Tombolini.

zerocalcare
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L’iniziativa, promosso da Casa del Popolo di Campobasso e dall’associazione Osservatorio Repressione, ha fatto il tutto esaurito in pochissime ore dall’annuncio. Per le tante persone rimaste senza biglietto è stata organizzata una diretta streaming (qui il link per chi volesse rivederla), ma chi ha potuto prendere parte non sarà rimasto indifferente alle tematiche trattate. Si è parlato di regime carcerario, soprattutto. Del caso Alfredo Cospito che col suo sciopero della fame ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il 41 bis (regime in cui ancora si trova) dopo essere stato condannato a 23 anni di carcere per un attentato senza morti né feriti contro una scuola allievi carabinieri.

“Negargli di potersi cucinare, di avere una foto in cella, dargli l’ora d’aria senza che possa vedere il cielo non ha nulla a che fare con la sua pena, sono solo misure per spezzare l’individuo” ha detto Zerocalcare. A lungo si è parlato del caso Salis, la maestra milanese che da 11 mesi è in carcere in Ungheria per aver partecipato a una contromanifestazione di un raduno europeo di militanti neonazisti  e averne aggredito due causandogli quelle che in Italia sarebbero derubricate a lesioni lievi ma che, nell’Ungheria di Orbàn, potrebbe valergli una condanna a 24 anni di reclusione. La detenzione durissima a cui la 39enne italiana è stata sottoposta (è stata settimane in isolamento con abiti sporchi, in una cella piena di topi e cimici nei materassi, senza assorbenti e con delle ridicole scarpe ai piedi troppo piccole e coi tacchi a spillo) è stata raccontata nell’ultimo fumetto di Zerocalcare pubblicato il 12 gennaio sulla rivista Internazionale. S’intitola: In fondo a pozzo ed è una lettura a tratti inquietante (come, del resto, lo sono un po’ tutte le sue graphic novel) perché spinge il lettore a pensare che in quel luogo chiunque di noi può finire.

La storia terribile di Ilaria, per la quale si stanno mobilitando migliaia di persone per chiedere che venga processata in Italia, non è quella di una vittima innocente – altri, più titolati di noi, lo stabiliranno – ma è la storia di chi fa una scelta e se ne assume la responsabilità. La stessa responsabilità che gli artisti – a vario titolo e con vari mezzi – possono assumersi attraverso i loro “atti culturali”: che sia un film, un fumetto, una canzone. Tutti prodotti che seminano nella coscienza “molto più di mille petizioni e trattati”.   (AD)

 

 

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