In attesa dei cantieri

La storia del fratino, l’uccellino che ‘resiste’ al raddoppio ferroviario fra Termoli e Lesina

L'uccello che nidifica sulle spiagge del Molise viene additato come responsabile dei continui rinvii dei lavori sulla dorsale Adriatica ma i fatti dicono altro

Il ‘Charadrius alexandrinus’, senza ‘latinorum’ l’uccello Fratino, è un piccolo volatile che, in Molise, è stato capace di originare devastazioni politiche e persino qualche naufragio parlamentare. Al volàtile si attribuisco nostalgie in ordine al binario unico lungo la direttrice ferroviaria adriatica, inaugurata nel 1863 da Vittorio Emanuele III. Il fratino, unitamente alla consorella ‘Coracias garrulus’, altrimenti detta Ghiandaia Marina, usa nidificare – cocciutamente – da oltre 22 anni, nelle vicinanze della tratta ‘Termoli-Lesina’.

Ai pennuti, infastiditi dalla velocità dei treni, e dal conseguente inquinamento acustico, piace sollevare le masse ecologiste molisane che, indotte dal cinguettio di dolore del volatile, spingono – ed influiscono – in direzione della redazione di documenti di valutazione d’impatto ambientale, inducendo i ministeri dell’Ambiente e della Transizione ecologica a bloccare i tentativi di raddoppio ferroviario tra il Molise e la Puglia, per cui non si riescono a spendere i fondi dedicati al progresso infrastrutturale. Da 22 anni il Fratino, oramai chiamato “l’uccello padulo del Molise”, perchè vola sempre ad una determinata altezza, blocca la linea adriatica, diventando l’incubo dei ministri che s’avvicendano al governo del mondo ferroviario italico.

L’ex-ministra, oggi responsabile dell’attuazione del Pnrr del Pd Paola De Micheli, evoca il Fratino con gli occhi che brillano dello stesso terrore degli spettatori de ‘Gli Uccelli’, la nota pellicola di Alfred Hitchcock. Corre voce che pure l’attuale ministro dei trasporti Enrico Giovannini, già invischiato nella burocrazia che attanaglia il 45% dei fondi europei destinati al Sud d’Italia, sia ossessionato dal mansueto uccellino.

Sono poco più di una trentina i nidi di Fratino, scoperti dal sodalizio ‘Ambiente Basso Molise’ nel corso di un monitoraggio ‘ad hoc’ della costa molisana. Il numero rappresenta un record, per il 2023, rispetto alle precedenti stagioni. Ben 28 sono stati trovati sul Lungomare nord di Termoli, diventata la spiaggia prediletta dal piccolo limicolo per la nidificazione. La circostanza certifica che l’ambiente è pulito. Non a caso è proprio questo uno degli indicatori per ottenere la ‘Bandiera blu’, tornata proprio nel 2023 a sventolare a Termoli ed a Campomarino. Sono state 88 le uova schiuse, 23 i nati accertati e 6 quelli che hanno già preso il volo.

Frecciarossa stazione termoli

“È sicuramente un buon anno – dichiara Luigi Lucchese, presidente di ‘Ambiente Basso Molise’ -”, confermando ‘de facto’ che l’arenile nord si conferma come quello col maggior numero di nidi, grazie appunto alla ‘tranquillità’ del luogo. Di contro, chi la pensa diversamente, rileva che questi uccelli impediscono, da oltre un ventennio, la costruzione di un tratto ferroviario del litorale Adriatico.

E la cosa, ai loro occhi, appare grave dal momento che non stiamo parlando di una linea regionale secondaria quanto piuttosto di una tratta che – da Rimini – porta a Bari, a Brindisi ed a Lecce, segnatamente sul pezzo che collega Termoli a Lesina dove si viaggia ancora a senso alternato su di un unico binario, perché il raddoppio, previsto da un progetto in cantiere da alcuni decenni, non è mai stato realizzato.

A bloccarlo per tutto questo tempo sono stati proprio i comitati sorti in difesa del fratino e della ghiandaia marina. Il passaggio dei treni, secondo costoro, disturberebbe il processo di nidificazione, che invece richiede quiete e silenzio, e metterebbe a rischio le due specie in terra molisana.

Ma allora – scrive qualcuno sui ‘social’ – dovrebbe essere dismessa anche la tratta ferroviaria esistente e la stessa statale ’16’, quella su cui transitano intere e lunghe colonne di rumorosissimi Tir. Gli esperti dicono che il “fratino” nidifica tra i legni di risulta spiaggiati dalle mareggiate, plastiche incluse, che i nidi sono oggetto predatorio dei comuni gabbiani, nonché delle volpi e delle faine che, su quel lungo tratto naturalistico, abbondano, come peraltro documentato dai resti di pesce e molluschi in decomposizione presenti in spiaggia. Molte volte i nidi sono distrutti dalle forti mareggiate di maestrale, grazie alla posizione della spiaggia esposta a questo vento dominante, tant’è che i pini crescono inclinati verso SudOvest. Ma qualcuno, riferendo la presenza di aree recintate a ridosso di qualche duna, si domanda se la voglia di scorgere i fratini che zampettano sulla battigia, sia il vero motivo del protezionismo, bandito sui ”social’, oppure ne sussista un altro – meno nobile – traducibile nei concreti timori di esproprio dei terreni circostanti.

Insomma, papale papale, v’è chi dice che il fratino c’entri ben poco, che anzi sia solo un pretesto per non fare ciò che da anni andrebbe fatto, e cioè il ‘raddoppio’, fra Termoli e Lèsina, con un investimento complessivo di 700 milioni di euro per la realizzazione di un tracciato che si estende per circa 25 km. Fratino permettendo, dicono i fautori, il completamento sarebbe – almeno sulla carta – previsto entro il 2027, velocizzando l’intera linea adriatica e consentendo la lievitazione della frequenza delle corse. Ne migliorerebbe la regolarità della circolazione ferroviaria sull’intera direttrice adriatica, riducendo i tempi di viaggio per i treni a lunga percorrenza.

leggi anche
Nicola Norante
Impatto ambientale
Il doppio binario mette a rischio il fratino, ma il Ministero all’Ambiente prende un granchio: l’uccello non vive dove passeranno i treni dell’alta velocità
commenta