“L’agricoltura in Molise ha grande senso, rappresenta il 27% delle imprese iscritte alla Camera di commercio, con 7mila iscritti all’Inps e 1000 assuntori di manodopera”. Snocciola cifre per sottolineare l’importanza del settore primario nella nostra regione Donato Campolieti, ex direttore della Cia Molise, sindacato degli agricoltori e candidato alle Regionali 2023 con la lista Alleanza Verdi e Sinistra – Alternativa Progressista.
“La nostra terra non è fatta per i sistemi intensivi ma per produzioni di alta qualità” dice a Tutti Candidati. Evita il giudizio sull’assessore uscente Nicola Cavaliere ma confessa: “Per 5 anni c’è stato un muro di gomma, ogni nostra proposta è stata respinta o non percepita”. Campolieti rivela quindi l’intenzione di “trasformare le proposte in scelte e decisioni”.
Inevitabile un riferimento alla risorsa più importante, l’acqua. “Ne abbiamo a sufficienza, è fra le ricchezze del Molise ma va riorganizzato il settore, a cominciare dai Consorzi di bonifica. Non sono contrario a dare l’acqua alla Capitanata se ne abbiamo in più”. Quindi uno sguardo ai rischi di alluvione. “Dal 2003 a oggi non è stato fatto niente, quindi le probabilità che succeda di nuovo coi cambiamenti climatici esistono”.
Capitolo energia: “Siamo favorevoli alle rinnovabili ma diciamo no al fotovoltaico a terra. L’eolico off shore può servire per alimentare la Gigafactory e se si riesce a soddisfare la domanda in quel modo allora basta fotovoltaico a terra ed eolico selvaggio”.
Il candidato di Alternativa Progressista ammette di non conoscere Roberti ma riempie di elogi Gravina. “Lo conosco come buon amministratore, persona serie e leale, senza inciuci o affari da sbrigare. La sanità? Penso anche a quello”. Sulle infrastrutture Campolieti allontana l’autostrada che “non ci fa uscire dall’isolamento. Occorre definire i progetti esistenti come la Statale 87 o la Fresilia”.
Infine la soluzione per ripartire: “C’è stato un grande sperpero di risorse ma più che di fondi il Molise ha bisogno di riorganizzarsi e far ripartire la macchina organizzativa che oggi è ferma”.
commenta