Operazione della squadra mobile

Spaccio di cocaina: 8 misure a Isernia. Un testimone: “Vizio che mi è costato 50mila euro in pochi mesi”

Il 'capo' dell'organizzazione che si riforniva a Roma, è stato rinchiuso in carcere all'alba di questa mattina dagli uomini della squdra mobile del commissario Vesce. Cinque sono stati confinati agli arresti domiciliari. Due, invece, hanno ottenuto l'obbligo di dimora nel luogo di residenza

Detenzione e spaccio di droga, sono queste le accuse mosse alle otto persone che nelle ore fra questa notte e l’alba di oggi hanno ricevuto la notifica della misura cautelare da parte degli uomini della squadra mobile di Isernia su disposizione del Gip del tribunale pentro e richiesta della Procura.

Gli agenti del commissario capo Gianluca Vesce hanno operato fra Isernia e Roma. Le indagini, durate mesi, si sono concentrate sul presunto organizzatore della “cooperazione criminosa” che si approvvigionava di droga  – in particolare cocaina e derivati della cannabis – soprattutto nella Capitale.  Sostanze che sul mercato procuravano guadagni “per decine di migliaia di euro per ogni singola fornitura” ha specificato questa mattina in conferenza stampa il capo della Procura di Isernia, Carlo Fucci.

Il maggiore indiziato (le cui iniziali sono K.L.R.) spacciava direttamente o tramite il contributo degli altri indagati che sono tutti della provincia di Isernia.

L’uomo, è l’unico che si trova in carcere. Gli altri cinque indagati sono stati confinati agli arresti domiciliari, gli ultimi due hanno ricevuto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Questi ultimi soggetti, tutti residenti ad Isernia e provincia, ricevevano abitualmente la droga dall’uomo finito in carcere e la distribuivano ai clienti al dettaglio restituendo al capo dell’organizzazione la quota di proventi che gli spettava.

Le indagini hanno visto un lungo lavoro di appostamenti, pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche. Queste ultime, in particolare, hanno costituito in diversi episodi, la prova regina della fitta rete di spaccio e consumo che si era ormai consolidata fra Roma e Isernia.

Ci sono poi le testimonianze dei consumatori che hanno riferito alla Mobile di avere, in questi anni, spesso acquistato dal maggiore indiziato e dagli altri indagati. Uno di loro, in particolare, ha ammesso di aver acquistato nel corso dei mesi fino a 50.000 euro di cocaina, questo “comprava la radicata e proficua attività criminale portata avanti dagli indagati” ha continuato in conferenza stampa il dottor Fucci.

 

Tant’è che nei confronti dell’uomo finito in carcere, il Gip – su richiesta della Procura – ha disposto anche il sequestro preventivo di 70.000 euro e di beni di valore equivalente in corso di rintraccio, individuati come parte dei profitti ingenti accumulati con lo spaccio.

Ma egli stesso – il maggiore indiziato – nel corso delle indagini oltre a parlare apertamente del valore della droga smerciata, racconta a più riprese dei ricchi introiti. Stando alle risultanze investigative, era infatti sempre in possesso di ingenti somme di denaro spesso direttamente osservate durante le intercettazioni ambientali.

Tra le intercettazioni con valore probatorio circa la provenienza illecita del denaro di cui disponeva “è emersa la preoccupazione del giovane rispetto all’ipotesi che fosse ridotta ulteriormente la possibilità di tenere in tasca denaro contante” e questo per le difficoltà che avrebbe riscontrato nell’occultare e ripulire i guadagni nonché giustificarne il possesso nel caso fosse stato fermato e scoperto dalle forze dell’ordine.

Sempre Fucci ricorda infatti che, per esempio, nei confronti dell’uomo “già nel corso dell’indagine sono stati sequestrati circa 6.000 euro – verosimilmente frutto dello spaccio che si era consumato poco prima – che aveva con sé a bordo della macchina al momento del controllo stradale da parte della polizia. L’uomo, in quella occasione aveva provato a giustificare quei soldi come di proprietà del padre.

Tutti gli indagati sottoposti a misura cautelare nei prossimi giorni avranno la possibilità di conoscere gli elementi di prova a loro carico e di sottoporsi ad interrogatorio da parte del GIP e del Pubblico Ministero.

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