Accessi impropri al cardarelli

In 24 ore 120 accessi al Pronto soccorso, quasi tutti anziani malati cronici. Così è il caos

Il reparto del Cardarelli di Campobasso ingolfato da codici verdi (non urgenti) e pieno di anziani sulle barelle ricoverati in via provvisoria in Astanteria. Col personale ridotto all'osso e i posti letto carenti la situazione richiederebbe più buonsenso limitando ai soli casi indifferibili il ricorso al Pronto soccorso.

Tra il 2 e il 3 novembre il Pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Campobasso ha registrato circa 120 accessi. Un numero elevatissimo di persone ha chiesto aiuto a medici e infermieri, rendendo impossibile far fronte alle esigenze di ciascuno di loro in maniera tempestiva.

Molti di questi accessi erano catalogati come codici verdi, cioè non urgenti, differibili. E infatti i codici gialli, ma soprattutto i codici rossi, hanno avuto la priorità: quando la gravità della situazione richiede un intervento di emergenza, nel reparto più importante di tutto il nosocomio è naturale che chi arriva dopo passi avanti a chi era già in attesa.

Tra gli ingressi delle ultime 24 ore molti erano anziani e quasi centenari con varie patologie pregresse o affetti da demenza senile. Lo ‘smistamento’ – passateci il termine – passa in questi casi per l’Astanteria che è il reparto provvisorio in cui si finisce prima di essere dirottati nel reparto dedicato (medicina, ortopedia, chirurgia, urologia eccetera) non appena ci saranno dimissioni e quindi un posto libero.

Giungono numerose le segnalazioni di gente parcheggiata su una barella per giorni anche alla nostra redazione. E che i casi si stiano verificando con una cadenza ormai quotidiana ce lo conferma anche il primario del pronto soccorso, il dottor Nicola Rocchia, che si ritrova, suo malgrado, a gestire sia le emergenze in corso che la fase di degenza nell’astanteria. Fase che a volte è anche piuttosto lunga.

Il sovraccarico di lavoro al Pronto soccorso spiega anche perché i medici non vogliono andare a lavorarci.

Del resto dello scarso appeal di alcune specialità e della necessità di aumentare gli stipendi a chi sceglie la Medicina d’urgenza ne ha parlato anche il neo ministro della Salute, Orazio Schillaci in una recente intervista rilasciata a Milena Gabanelli e Simona Ravizza (Dataroom-Corriere della Sera). Intervista in cui ha auspicato anche un potenziamento della medicina del territorio “per offrire un’alternativa al fatto che tutti i pazienti vadano al Pronto soccorso”.

Ovviamente non basta aumentare lo stipendio ai dottori dell’emergenza per risolvere il problema. Il Pronto Soccorso è un reparto strategico, dove si lavora a ritmi stressanti, senza soluzione di continuità, e dove il personale non basta mai. Quando poi arrivano codici gialli o bianchi a raffica, che occupano l’Astanteria e le barelle disponibili, diventa davvero il caos. Inoltre è una proposta, che certamente avrà tempi di realizzazione (ammesso che diventi realtà) molto lunghi.

Nell’immediato, cosa si può fare? Come si affronta oggi, anzi, ieri, la penuria di medici mai rimpiazzati dopo il loro pensionamento per un irragionevole blocco del turn over che ha penalizzato ancora di più le regioni commissariate causa deficit in sanità come la nostra? Come si aumentano i posti letto se poi questi devono essere concentrati per la maggior parte a Campobasso che ha l’unico ospedale dotato di tutte le specialità e dove finiscono, quindi, i pazienti provenienti da tutta la regione?

Pronto soccorso Cardarelli ospedale Campobasso

Con un quadro così drammatico servirebbe prima di tutto che il Pronto soccorso tornasse ad essere un reparto che si occupa di cose davvero urgenti e indifferibili. Anche perché un personale ridotto all’osso e stressato su mille codici verdi potrebbe non essere più in grado di affrontare con la dovuta calma e concentrazione un codice rosso.

Anche dalle Istituzioni e dai medici di base, che conoscono le patologie dei loro pazienti e sanno che a volte ben poco può fare un presidio di emergenza per i malati cronici, sarebbe auspicabile un invito privo di retorica a limitare alle vere urgenze il ricorso al Pronto soccorso. Spiegando, di volta in volta, che il ricorso al Pronto Soccorso è inutile e anzi, spesso costituisce un danno alla collettività. Questo non avviene mai,  per ipocrisia e perché sarebbe impopolare dire una cosa del genere. Eppure bisogna prendere atto che la situazione della sanità è questa, che un Pronto soccorso a Campobasso non è una lungodegenza dove “parcheggiare” malati anziani, perchè il Pronto soccorso serve per i casi acuti.

E oggi che la situazione richiede una ponderazione più accurata delle scelte che facciamo ogni giorno dovremmo anche capire che non ha senso ingolfare un Pronto Soccorso di centenari che stanno male ogni tre giorni e di cui né le case di riposo né i parenti vogliono occuparsi. Pensiamoci bene, prima di correre in ospedale per una distorsione alla caviglia, per una puntura di insetto (a meno che non siete soggetti allergici), per un dolore alla spalla, perchè vostro figlio si è infilato un mattoncino Lego nel naso o perchè il nonno ha per la settima volta in pochi mesi la bronchite.  Ci sono pazienti che arrivano, in particolare cronici e super anziani, che potrebbero trovare una risposta più appropriata sul territorio, gestiti in ambito domiciliare o dalle residenze sanitarie assistite. E in questo “dirottamento funzionale” anche i medici di base potrebbero avere un ruolo prezioso.

 

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