Giustizia sportiva

“Scimmia di m….”, il Tribunale territoriale squalifica Zullo per 10 giornate

Il calciatore del Sant’Angelo Limosano condannato per insulti razzisti: “Riconosciuta la responsabilità disciplinare, comportamento grave e deplorevole”. 250 euro di ammenda al club di appartenenza dell’attaccante per responsabilità oggettiva.

A distanza di cinque mesi dall’accaduto, arriva la decisione. Michele Zullo è stato squalificato per dieci giornate. E la sua società di appartenenza, il Sant’Angelo Limosano, è stata multata per 250 euro per responsabilità oggettiva. Ma di cosa si tratta? Ricorderete il ‘caso’ scoppiato dopo la partita di Prima categoria tra la Lokomotiv Riccia e il Sant’Angelo, quando il calciatore Zullo avrebbe offeso con un insulto razzista (“scimmia di merda”) il calciatore avversario Lamine Sow a seguito di un’azione di gioco.

Una notizia che col passare delle ore, era il 26 marzo 2022, arrivò sui media regionali e anche nazionali suscitando clamore. A questo riguardo, il Tribunale territoriale regionale (presidente Oreste Campopiano, componente Lucio Campa e componente relatore Gabriele Siciliano assistito dal segretario Angelo Ciarlariello, ndr) sottolinea “di dover riportare nel giusto equilibrio il fatto in esame nel senso che, pur ritenendo deplorevole e molto grave il comportamento del deferito, ritenendo l’espressione proferita di contenuto razzista ma presumibilmente intervenuta quale reazione ad un intervento di gioco ritenuto falloso, non per questo può etichettarsi assolutamente “razzista” il calciatore deferito, in mancanza di evidenze in tal senso, così stigmatizzando le avverse reazioni mediatiche ricevute dal tesserato successivamente all’accaduto”.

Michele Zullo

Detto questo, sono state decisive per chiarire il caso le testimonianze dei compagni di squadra. Ma naturalmente la Procura Federale ha ascoltato entrambe le parti in causa. Michele Zullo, tramite il proprio legale, ha depositato una memoria difensiva con la quale ha smentito che alcuna frase discriminatoria sia stata pronunciata e che, comunque, l’accertamento della sua responsabilità non è sorretta da valido supporto probatorio.

Ma Lamine Sow, il protagonista suo malgrado della vicenda, ha ribadito di essere stato insultato “due volte, con l’espressione ‘stai zitto scimmia di merda’, e subito dopo i miei due compagni di squadra Davide Pontelandolfo e Andrea Vassalotti, che avevano sentito gli insulti, si sono frapposti tra me e Zullo per evitare che entrassimo in contatto”.

Lamine sow

Importanti anche le parole del presidente della formazione riccese, Giuseppe Pontelandolfo: “Quando l’ho incontrato fuori dal suo spogliatoio (Zullo) gli ho chiesto spiegazioni sull’accaduto e lo stesso dopo avermi confermato di aver insultato con l’epiteto scimmia di merda il calciatore di colore Sow accusava la mia squadra di protagonismo”.

Così come quelle del mister Davide Morrone: “Ad un certo punto il calciatore Sow Lamine dopo un contrasto di gioco e un diverbio con un calciatore della squadra avversaria, nello specifico Michele Zullo, si è avvicinato alla panchina. Mi diceva che non voleva più giocare perché era stato chiamato per due volte dal calciatore avversario scimmia. Uscito dallo spogliatoio incontravo Michele Zullo, di fronte alla mia contestazione circa il fatto che aveva apostrofato Sow con un epiteto razzista, Zullo dopo aver ammesso di aver pronunciato la parola scimmia nei confronti del calciatore Sow la giustificava con il fatto che la parola detta non voleva essere a sfondo razziale ma piuttosto un generico insulto nei confronti di un avversario in un contrasto di gioco”.

Il Tribunale spiega che “non può condividersi la difesa del deferito sulla mancanza di prova che egli abbia rivolto la frase discriminatoria indicata nel deferimento per il fatto che nulla sia stato osservato nel referto di arbitrale, costituente prova legale assistita da fede privilegiata, così come non si condivide la difesa del deferito laddove lo stesso afferma di non aver proferito le parole “scimmia di merda” ma di aver rivolto all’indirizzo di Sow Lamine le parole in dialetto “ ma stu sciem d merd”. Insomma, l’espressione non sarebbe stata travisata ma effettivamente proferita.

D’altronde, si aggiunge, “non sarebbero comprensibili le ragioni per le quali i calciatori e gli altri tesserati si sarebbero dovuti inventare l’episodio, così grave per l’ordinamento sportivo, anche in considerazione della pacifica circostanza, non essendoci stato alcun rilievo in merito, che nessuno aveva motivi di rancore nei confronti del signor Zullo Michele”.

Una vicenda che continuerà a far discutere.

leggi anche
lokomotiv Riccia
Il commento
10 giornate di squalifica per insulto razzista, il presidente del Riccia: “Giustizia è fatta”
commenta