A rischio il nostro 'oro nero'

Nuova legge ‘cancella’ il tartufo molisano. Ortis: “Riconosciute solo specie umbre e piemontesi”

In discussione in questi giorni al Senato, in Commissione Agricoltura, un testo che mette a repentaglio le produzioni della nostra regione. Il parlamentare ex M5S: "Saranno penalizzate le nostre filiere produttive"

La notizia sta facendo tremare tutta la filiera di uno dei prodotti di eccellenza della nostra regione: il tartufo. Pochi mesi dopo il riconoscimento da parte dell’Unesco che ha inserito la cerca e la cavatura del pregiato tubero nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità, una legge mette a repentaglio il nostro ‘oro nero’, uno dei simboli della gastronomia molisana nel mondo, grazie al quale  importante fetta della nostra economia.

Il testo in discussione in Senato, in Commissione agricoltura per la precisione, prevede la tutela solamente delle specie umbre e piemontesi. Il ddl, che dovrebbe andare a sostituire una vecchia legge del 1985, farebbe scomparire quelle piccole realtà locali della nostra regione che in questi ultimi anni hanno fatto numerosi passi in avanti per la valorizzazione del tartufo. Pensiamo, ad esempio, a San Pietro Avellana, paese dell’Alto Molise che ospita da quasi trent’anni una nota mostra mercato e ha inaugurato da poco anche un museo multimediale dedicato al fungo ipogeo.

La nuova legge sui tartufi va modificata”, tuona il parlamentare molisano Fabrizio Ortis annunciando una battaglia per tutelare il tartufo delle regioni escluse dal nuovo testo. Con lui la collega calabrese Silvana Abate: alla stregua del tartufo molisano, anche il tubero cavato sulle montagne del Parco nazionale del Pollino.

Per Ortis, questa legge “rappresenta un maldestro tentativo di boicottaggio delle eccellenze territoriali della gran parte delle regioni italiane, soprattutto quelle del Sud come il Molise. Per questo, dopo aver condiviso la mia preoccupazione in merito con le associazioni del settore, mi sto attivando perché la stessa venga emendata al più presto”.

Il senatore, insieme alla collega Abate (componente della Commissione Agricoltura) ha incontrato ieri in videoconferenza Vittorio Palombo, presidente del Centro Tartufi Molise, attivo da più di 20 anni, e Cristian Rossi, presidente di Adat, l’Associazione difesa ambiente e tartufo, operativa dal 2008.

ortis tartufo

Ortis fa esplicito riferimento all’articolo 6 della proposta di legge, che riporta – nell’elenco delle specie che possono essere raccolte e destinate al consumo – il nome specifico soltanto di quelle umbre e piemontesi. Parla quindi di “una scelta ad excludendum, senza alcuna ricaduta positiva sull’economia dei territori, mediante un utilizzo della nomenclatura scientifica “assolutamente improprio – dichiara il senatore – perché rischierebbe di tagliare fuori le altre realtà presenti nel vasto territorio nazionale, penalizzando soprattutto quelle del Sud e istituendo di fatto un monopolio per mere ragioni geografiche. Anche in Molise, in Calabria e in tante altre regioni d’Italia si raccolgono e coltivano tartufi pregiati, che rappresentano un settore dell’agricoltura economicamente importantissimo, in termini di potenziale di sviluppo e di forza lavoro già impiegata. Associare il tartufo solo a determinate regioni è un concetto sbagliato, se si pensa che solo il Molise produce dal 40 al 60 per cento del tartufo nazionale, che viene infatti venduto anche ad Alba”.

La battaglia in Senato ha l’obiettivo di “proteggere il nostro tartufo e tutta la produzione d’eccellenza”. Per il comparto le previsioni sono improntate al pessimismo: “Se questa legge dovesse passare così com’è – conclude – significherebbe a lungo termine penalizzare le filiere produttive che possono avere un riconoscimento derivante da un lavoro di squadra, non da una legge”.

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