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Fabio Emanuele, sette volte campione di Slalom: “La passione e la tenacia molisana la mia benzina”

Il pilota campobassano ha conquistato per la settima volta il titolo italiano Slalom. Nell’albo d’oro è secondo assoluto. E a 48 anni rilancia: “Presto al lavoro per un’auto più competitiva”.

Quando ha alzato al cielo la prima coppa di campione d’Italia era il 2006 e la Nazionale aveva appena conquistato il Mondiale in Germania. Lui aveva 33 anni e sognava soltanto di poter restare a livelli altissimi. La realtà ha superato i desideri: negli ultimi quindici anni Fabio Emanuele ha portato a casa sette titoli italiani di Slalom, specialità motoristica che richiede passione viscerale prima che abilità e cura del dettaglio. Un dominatore, un ‘cannibale’, affamato di vittorie.

Occhio, però: ha l’umiltà e la tenacia proprie dei molisani, che quando sono chiamati a resistere raramente mollano. Ecco perché tiene subito a fare la sua dedica speciale, più sentita: “Noi molisani siamo tosti, tenaci, non molliamo fino alla fine. La mia dedica va al Molise, regione piccola ma carica di dignità. E naturalmente alla mia Campobasso, che sono orgoglioso di portare in giro per l’Italia con il titolo di campione”. Orgoglio nostro, caro Fabio.

Fabio Emanuele sul podio

Emanuele e la sua Osella PA 9/90 Alfa Romeo, un binomio che va avanti praticamente da sempre. Una sorta di tandem inseparabile, capace di imprese straordinarie. Perché di questo si parla nel 2021: “Il titolo conquistato quest’anno ha davvero un sapore particolare, stupendo. Dopo l’incidente in Sicilia la macchina era davvero semidistrutta, abbiamo avuto pochissimi giorni per assemblarla”.

E rivela: “Non ero neanche sicuro di poter partecipare alla gara decisiva in Calabria…”. Ma la famosa tenacia ha vinto ancora: “Siamo stati presenti e anche abbastanza competitivi, visto che sono riuscito a piazzarmi terzo. Ecco perché credo si possa parlare di vera e propria impresa che è stato il giusto premio per i sacrifici fatti”. Un risultato sufficiente per mantenere le distanze di sicurezza dal secondo Venanzio.

Tutto vero. Ma la prima volta non si scorda mai. “Quel primo titolo del 2006 lo ricordo con grandissima emozione. Il primo trionfo, quello che insegui da piccolo, rimane scolpito nel cuore. Ma posso garantire che ogni titolo vinto ha dietro di sé impegno, sacrifici, una storia dietro tutta da raccontare”. Erano i tempi in cui la sfida era con l’amico-rivale Vinaccia: “Diciamo che la sfida con lui rimane quella più appassionante, amici fuori ma quando scattavano i semafori avversari leali”.

Fabio Emanuele tricolore

Una domanda sorge spontanea: come si fa a mantenere il livello delle prestazioni così alto per quindici anni? “Alla base di tutto c’è la grandissima passione per quello che si fa. Va detto che negli sport a motore abbiamo la possibilità di esprimerci anche avanti con l’età (Fabio ha 48 anni, ndr). E’ una fortuna, diciamo. Ma sicuramente per restare competitivi per tanto tempo occorrono passione, concentrazione, il cercare di migliorarsi con la vettura, aggiornamenti annuali. Ciò non significa avere automaticamente una macchina performante l’anno dopo. E questo fa parte del gioco. Ma si lavora sul migliorare un decimo, un secondo. E poi fisicamente si cerca di mantenersi in forma, svolgendo una sana vita quotidiana”.

Il campione campobassano nell’albo d’oro del Campionato Italiano Slalom è secondo solo ad Augusto Cesari, che tra gli anni Ottanta e Novanta di titoli ne vinse nove. Lui è a meno due da un obiettivo che sarebbe leggendario. E ci proverà, certo che ci proverà: “L’obiettivo durante l’inverno è rimettere in sesto la macchina per il 2022 e renderla più competitiva per il prossimo campionato. Con tanta umiltà mi ripresenterò ai nastri di partenza per fare il meglio. I campionati sono lunghi, testa bassa e impegno gara per gara”.

Ultimo messaggio ai giovani driver che si stanno affacciando negli ultimi anni nello Slalom: “Ne ho visti passare diversi negli anni, attualmente ci sono due-tre ragazzi che possono ereditare questa striscia positiva, tre siciliani come Puglisi, Schillace e Poma. Ragazzi che hanno 23 anni, giovanissimi, già campioni under 23 e già competitivi a mio avviso”.

Emanuele permettendo…

(Sorride di cuore). “Faremo la nostra parte, questo è sicuro. Ma il cambio generazionale è fisiologico”.

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