Sanità

Gemelli Molise in vendita nel silenzio della politica. Allarme dei vescovi, 5 gruppi interessati all’acquisto

Ci sarebbero De Benedetti, Angelucci e l'imprenditore della sanità molisana Aldo Patriciello tra i 5 che hanno presentato manifestazioni di interesse per rilevare la clinica d'eccellenza del Policlinico. Dalla struttura silenzio completo, la decisione assunta direttamente a Roma. Si fanno sentire anche i vescovi: "Non si conoscono le ragioni di questa decisione improvvisa, le finalità di questo processo innescato dal Gemelli di Roma". Il comitato Pro Cardarelli: "E' gravissimo che di una vicenda così rilevante per le sorti della sanità molisana, le sedi istituzionali e l'opinione pubblica siano tenute totalmente all'oscuro".

Il Gemelli Molise è in vendita ma nella struttura di contrada Tappino a Campobasso nessuno lo sa. La conferma arriva tuttavia dai Vescovi del Molise che manifestano “motivi di preoccupazione“, in relazione alla notizia, “in particolare perché non si conoscono ancora tutte le vere ragioni di questa decisione improvvisa, le finalità di questo processo innescato dal Gemelli di Roma”. Questo scrivono i Vescovi molisani in una nota congiunta: “Pur consapevoli dell’urgenza di rimediare al passivo, che negli anni è andato accumulandosi, a causa dell’atteggiamento spesso ostativo della Regione Molise l’azienda non ha mai, finora, fornito dati di infruttuosità allarmante, tali da ricorrere alla vendita a privati”.

Il Gemelli Molise dipende dal noto Policlinico di Roma e rappresenta un centro sanitario di eccellenza accreditato: funziona come se fosse un ospedale pubblico. La cessione della struttura di Campobasso sarebbe stata decisa nell’ambito di un processo di dismissione delle strutture periferiche che rientrano nella ‘galassia’ del Policlinico di Roma, su cui in questi giorni sono puntati gli occhi di tutto il mondo dopo l’intervento chirurgico e il ricovero di Papa Francesco.

Corsi e ricorsi storici per il centro di Largo Gemelli, inaugurato il 28 novembre 2002. Pochi anni prima, esattamente il 19 marzo del 1995, Papa Giovanni Paolo II era arrivato a Campobasso per porre la prima pietra sulla struttura che sarebbe poi diventata negli anni un punto di riferimento nel campo dell’assistenza sanitaria, un’eccellenza nell’oncologia e nella cardiochirurgia nota in tutto il Centro Sud.

Contro la vendita dell’ospedale del capoluogo molisano hanno alzato la voce i vertici delle Diocesi molisane, con in testa il vescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini, sostenuto in questa battaglia da Camillo Cibotti (Isernia), Claudio Palumbo (Trivento) e Gianfranco De Luca (Termoli): la ex Cattolica di Campobasso, che è da sempre un riferimento per tutto il Sud d’Italia, “rischia di perdere le sue origini, di essere emarginata come tante altre realtà presenti nelle aree interne e di essere oggetto di vendita solo per migliorare la situazione più in alto e altrove. Perdere il Gemelli per il Molise rischia di diventare un segno negativo, per tutti i cittadini, per la stessa identità molisana”.

I prelati chiedono al governo Toma di intervenire: “Il Molise non sia una periferia dimenticata, la Regione si assuma le responsabilità a sanare i debiti e potenzi l’integrazione con l’ospedale Cardarelli, così come è avvenuto, in forma vincente, durante il periodo difficile del Covid, per i tanti ricoveri condivisi”. I Vescovi, infine, chiedono “di superare problematiche e ferite del passato e di puntare ad un futuro fruttuoso per tutti, in una sintesi culturale che non perda un patrimonio così prezioso e identitario come il Gemelli Molise”.

I POSSIBILI ACQUIRENTI

Secondo quanto si apprende ci sarebbero cinque soggetti privati interessati a rilevare il Gemelli Molise di Campobasso. Tra loro Carlo De Benedetti, la famiglia Angelucci, Aldo Patriciello, oltre a due fondi di investimento. Tre nomi stranoti, tutti imprenditori che hanno già interessi o sono proprietari di strutture sanitarie private. Il primo, che fra l’altro è stato editore di Repubblica, possiede la Hss (Holding sanità e servizi), attiva nel settore sanitario, della gestione degli ospedali e delle residenze per anziani.

Di origini abruzzesi, anche il gruppo Angelucci (il cui capostipite Antonio è chiamato il ‘re’ delle cliniche) detiene una fitta rete di strutture private dislocate in tutta Italia. Infine, non ha bisogno di presentazioni l’imprenditore venafrano Aldo Patriciello, proprietario dell’Ircss Neuromed di Pozzilli. Di recente, come hanno riferito alcuni giornali abruzzesi, ha rilevato delle quote della clinica Immacolata di Celano (paese della Marsica, in Abruzzo). Solo l’ultimo ‘pezzo’ di un mosaico più grande: l’impero dell’europarlamentare conta una ventina di strutture, alcune anche in Campania, Lazio e Puglia.

I costi dell’operazione? Per ora, dalle indiscrezioni che circolano, si parla di una somma compresa tra i 30 e i 40 milioni di euro. Cifra che il Policlinico Gemelli di Roma non ha confermato. Anzi, sulla vicenda c’è il più stretto riserbo.

LA POSIZIONE DEI COMITATI

La notizia della vendita rappresenta un elemento di forte preoccupazione anche per i cittadini, che si sono già mossi attraverso dichiarazioni affidate al Comitato Pro Cardarelli. Attraverso il suo presidente Mino Dentizzi, ha evidenziato che “riteniamo in primis gravissimo che di una vicenda così rilevante per le sorti della sanità molisana, le sedi istituzionali e l’opinione pubblica siano tenute totalmente all’oscuro”.

Dentizzi inoltre considera “assordante il silenzio della Regione, in quanto ente accreditatore. Silenzio ancor più grave, considerando che l’acquisto della struttura da parte della Regione Molise possa essere una grande opportunità per la sanità pubblica molisana per risolvere i suoi cronici problemi organizzativi. Si potrebbero, infatti, colmare la carenza di personale e di spazi e, al contempo, offrire ulteriori servizi di alta specializzazione ai cittadini, quali la radioterapia e la cardiochirurgia”. Un riferimento al progetto, di cui si è parlato in passato ma mai concretizzato, di trasferire l’ospedale Cardarelli che dista poche decine di metri all’interno dell’edificio di largo Gemelli, più nuovo e più sicuro a livello sismico.

I cittadini si sono mossi anche attraverso il primario del pronto soccorso di Isernia Lucio Pastore, rappresentante del Forum per la difesa della sanità pubblica, a Primonumero non ha nascosto tutte le perplessità sulla vendita di una struttura “costruita con soldi pubblici perchè doveva essere un centro di ricerca e su un terreno donato dal Comune di Campobasso”. In sostanza, “una struttura che era nata non a scopo di lucro può essere al centro di una cessione? E il personale che fine farà quando sarà completato il passaggio al nuovo acquirente?”.

Attualmente il Gemelli Molise, o ex Cattolica come tutti ancora appellano il centro di alta specializzazione a due passi dal vicino Cardarelli di Campobasso, conta 130 posti letto e negli anni si è distinto per la cura di malattie cardiovascolari e oncologiche diventando un riferimento sul territorio anche perché convenzionato col sistema sanitario nazionale.

Sede di insegnamento universitario e centro di ricerca, ha più volte cambiato denominazione: il 1 novembre del 2019 la Fondazione di ricerca e cura “Giovanni Paolo II” ha assunto la denominazione di Gemelli Molise Spa. Fu un cambiamento percepito più dai lavoratori che dal pubblico: la Fondazione è in un certo senso sempre stata espressione del Policlinico Gemelli, già a luglio del 2018, quando la struttura – promossa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore – è stata integrata a tutti gli effetti nel perimetro di offerta clinico-assistenziale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs.

“Gemelli Molise – così riporta il sito internet -, anche se costituita sotto forma di Spa, non persegue di fatto alcuna finalità lucrativa ed è soggetta a direzione e coordinamento della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs , ente senza scopo di lucro e Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico – Irccs , riconosciuto dal Ministero della Salute. Il cinquanta per cento dell’eventuale utile conseguito viene destinato alle attività di ricerca”.

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