Contro le norme nazionali e la costituzione

Il Governo boccia la legge di Stabilità e il bilancio di previsione della Regione Molise, paralisi sui conti

L'impugnativa suona come uno smacco: a proporla un ministro di Forza Italia, la titolare degli Affari regionali nel Governo Draghi, la berlusconiana Maria Stella Gelmini. In attesa di capire le decisioni della Corte Costituzionale, mentre la Regione può limitarsi solo all'attività amministrativa ordinaria, il capogruppo Pd Micaela Fanelli accusa il presidente Toma: "L'ennesima bocciatura, lo avevamo detto in Aula". Critiche anche da M5S

La notizia è contenuta in una piccola parte alla fine del comunicato sulla riunione del Consiglio dei Ministri: il Governo ha bocciato la legge di Stabilità e il bilancio di previsione approvati lo scorso aprile dalla maggioranza guidata da Donato Toma in Consiglio regionale. Il bilancio, fra l’altro, prevede l’accensione di un mutuo da 40 milioni di euro per la viabilità regionale e contro la sua approvazione le minoranze avevano dato battaglia in Aula.

L’impugnativa, per usare un termine tecnico, è stata proposta fra l’altro dal ministro degli Affari regionali Maria Stella Gelmini perchè entrambi sono “in contrasto con le normative statali”.

Più nel dettaglio, secondo il Governo, “talune disposizioni (della Legge di Stabilità 2021) si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, in violazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione”. Stesso discorso per il Bilancio di previsione pluriennale per il triennio 2021-2023: “Talune disposizioni si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, in violazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione”.

Una pessima notizia per il governo Toma. La bocciatura fra l’altro è una nota ancora più stonata perchè proposta da un ministro di Forza Italia (la Gelmini, appunto) nei confronti di un’amministrazione regionale dello stesso colore politico.

In attesa di capire cosa deciderà la Corte Costituzionale rispetto all’impugnativa del Governo Draghi, le opposizioni accusano il governatore. Per il capogruppo del Pd Micaela Fanelli “è un’ennesima bocciatura per colui che si definisce ‘il tecnico dei conti’ e che – argomenta ai microfoni di Telemolise – segue la bocciatura sul rendiconto 2019 della Regione Molise che è sub iudice alla Corte Costituzionale ed è un altro atto fondamentale. A questo si aggiunge il bilancio di previsione, lo avevamo detto: avevamo posto una pregiudiziale in Consiglio regionale che è stata bocciata. L’opposizione più volte aveva denunciato quello che non andava in questo bilancio: nuovi mutui, previsioni che non si reggevano e i revisori che dicevano basta a questa gestione economico-finanziaria regionale un po’ leggera. Purtroppo avevamo ragione”.

Micaela Fanelli

Rincara la dose il capogruppo del Movimento 5 Stelle Andrea Greco che ricorda: “In Aula abbiamo chiesto di non andare avanti con la votazione. Il rischio reale era quello di creare ulteriori danni al Molise e ai molisani. Purtroppo il nostro appello è rimasto inascoltato. Anzi da Toma e i suoi sodali abbiamo dovuto subire anche l’accusa di non sapere leggere, di non studiare. Ma il grande “mago dei bilanci”, l’infallibile Presidente già revisore dei conti, esce ancora pesantemente ridimensionato. Il problema è che i veri sconfitti sono i molisani, visto che a Toma lo stipendio arriva comunque e quei 13.500 euro al mese di costo lordo continueranno a gravare sulla collettività. Poco importa se l’attuale governo regionale continuerà a produrre danni irreparabili a questa terra”.

L’esponente pentastellato accusa poi l’intera maggioranza di centrodestra: “Il governatore non riesce ad approvare uno straccio di legge che non venga impugnata dal Governo. Un disastro che vede corresponsabili anche la sua struttura e i suoi consiglieri e collaboratori. Tutti appassionatamente insieme non riescono a partorire qualcosa che non sia in contrasto con la Costituzione repubblicana. Insomma, i protagonisti del fallimento politico gestionale, oltre a Toma, portano i nomi e cognomi di Vincenzo Niro, Quintino Pallante, Nicola Cavaliere, Vincenzo Cotugno, Roberto di Baggio, Filomena Calenda, Andrea di Lucente, Salvatore Micone, Armandino D’Egidio e Gianluca Cefaratti”.

 

Cosa succederà ora? Bisogna aspettare il pronunciamento dei giudici della Corte costituzionale che devono decidere anche sul Rendiconto 2019, anche questo ‘sospeso’ per lo stesso analogo motivo. Invece non è ancora ‘pervenuto’ il Rendiconto 2020, che entro fine giugno deve essere approvato dalla Giunta regionale e poi essere licenziato in Consiglio regionale. Senza questo passaggio l’ente di via Genova può limitarsi alla gestione ordinaria dell’attività amministrativa.

 

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