Non solo ospedali

Odissea dei malati per avere una visita delle Usca. La postazione promessa a Campomarino mai attivata

Dall’8 febbraio al 28 febbraio le Unità speciali di Continuità assistenziale hanno fatto una media di 33 visite al giorno, ma solo 3 al giorno sono state fatte dalle Usca di Larino, dove c’è l’unica postazione del Basso Molise perché quella di Campomarino, annunciata in pompa magna e data per certa, non è ancora stata attivata e a questo punto viene il dubbio che lo sarà mai. La medicina sul territorio è troppo carente, come hanno dichiarato a più riprese anche esponenti del Consiglio regionale e come testimoniano i medici di base. Qualche malato si è perfino sentito rispondere, lamentando le difficoltà a gestire pazienti covid in casa, “trovatevi una badante positiva”.

Gli ospedali – ormai è lampante – non riescono a ricoverare tutte le persone con sintomi importanti causati dal covid. Sono al collasso, con posti letto di fatto esauriti. In uno scenario così grave, che soprattutto nel mese di febbraio ha raggiunto il suo apice con una mole di ospedalizzazioni senza precedenti (solo negli ultimi 7 giorni i ricoveri sono stati 73, in tutto il mese di febbraio sono stati 218 per una media di 8 al giorno), il ruolo della medicina territoriale sarebbe fondamentale. Il condizionale è d’obbligo perché non sempre, come riferisce la cronaca quotidiana e come riportato dalle tantissime testimonianze raccolte da parte di malati trattati a domicilio, il soccorso è tempestivo ed efficace.

Un ruolo fondamentale è quello delle Usca, Unità speciali di Continuità Assistenziale delle aziende sanitarie, istituite con la legge 14/20 del 9 marzo 2020 per dare supporto ai medici di famiglia, alla guardia medica e ai pediatri e implementare così la gestione dell’emergenza sanitaria per l’epidemia da covid-19.

Le Usca hanno il compito di gestire a domicilio – con visite in casa oltre che consulto telefonico – i pazienti sospetti o accertati covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero o prima del ricovero ospedaliero.

In sintesi: se c’è un modo pratico per evitare che si arrivi in ospedale con saturazione ai minimi e grave insufficienza respiratoria, questo è di competenza delle Usca, che riescono a prendere in tempo determinati sintomi e, con una terapia adeguata (anche se i risultati non sono chiaramente scientifici perché sappiamo che il covid non ha una cura), può evitare che il quadro clinico si aggravi e che i pazienti finiscano in Cpap o in terapia intensiva.

Sono un servizio basilare, eppure le postazioni Usca del Molise sono soltanto 5 perché, a dispetto di quanto era stato annunciato e dato per assodato, la postazione di Campomarino non è mai stata attivata.

guardia medica campomarino sede usca

Sindaco e amministratori comunali avevano ricevuto una rassicurazione definitiva da parte dei vertici distrettuali Asrem: “Da domani 9 febbraio 2021 sarà operativo il centro Usca a servizio dei territori di Campomarino e Termoli”, epicentro del contagio e zona a particolare criticità per quanto riguarda proprio le ospedalizzazioni.

La sede delle Usca di Campomarino era stata trovata in Piazza Aldo Moro, là dove in estate si posiziona la guardia medica estiva. Ma quella sede è ancora vuota a distanza di 20 giorni alla promessa.

Sembrava un risultato finalmente in grado di far tirare un sospiro di sollievo, visto l’elevata numero di pazienti positivi residenti in Basso Molise (sotto la mappa con i dati aggiornati al 28 febbraio) e in modo particolare nei comuni rivieraschi, i primi ad essere dichiarati zona rossa, dove l’emergenza epidemiologica si è fatta sentire con maggiore forza.

mappa contagi 28 febbraio

Invece niente: sono passate settimane e a Campomarino non è arrivato nessun medico o infermiere di continuità assistenziale.

I dati che si riferiscono al numero di visite domiciliari effettuate in questo periodo sono paradossali. Dall’8 al 28 febbraio, in 20 giorni, complessivamente sono state fatte 33 visite al giorno dalle Usca di Bojano, Larino, Venafro, Riccia e Agnone. Di queste 33 soltanto 3, in media, sono partite dall’ambulanza di Larino, che pure si occupa del territorio a rischio e contagio maggiori, quello del Basso Molise appunto.

Il numero di visite domiciliari dell’Usca di Larino è passato da 749 a 813, a fronte di un numero di positivi in tutta la regione passato invece da 1359 a 1768. (I dati sono presi dal bollettino fornito dalla Asrem ogni giorno, considerato una fonte inattaccabile).

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La stessa amministrazione di Campomarino aveva sottolineato, il 20 febbraio scorso, che nonostante la sollecitudine con la quale il 7 e l’8 febbraio erano stati attrezzati i locali fornendoli anche di connessione internet per far lavorare al meglio medici e infermieri, nessuna Usca era stata attivata dalla Asrem. “Ci hanno fornito rassicurazioni verbali ma non sono seguiti i fatti” aveva denunciato lo stesso Comune di Campomarino. Nel frattempo la situazione era oltremodo precipitata.

Il risultato è che ottenere una visita domiciliare da parte delle Usca in basso Molise è una impresa quasi impossibile. “Ho chiamato tre volte perché mia madre, 80 anni residente a Termoli, ha la febbre da una settimana ed è positiva al test rapido. La richiesta di una visita Usca è partita lunedì scorso dal medico di base ma soltanto sabato siamo riusciti a ottenerla”, dopo giorni di trattamento domiciliare con l’ossigeno in assenza di qualunque visita da parte di un medico.

Come facciamo? Si chiedono i cittadini, lamentando che i medici di famiglia non vanno a casa a visitare e spesso danno una terapia uguale per tutti, tra l’altro anche con antibiotici e cortisonici che non sono, secondo gli esperti covid e gli infettivologi, il modo migliore di trattare la fase iniziale della malattia.

C’è anche chi si è sentito dare risposte al limite del credibile, come un altro termolese che ha chiamato facendo presente che il genitore aveva bisogno di una visita urgente: “Ho detto all’Usca, al telefono, che noi siamo tutti positivi e non ci possiamo curare di nostro padre, dovendo stare in isolamento in casa. Mi sono sentito rispondere ‘Trovatevi una badante positiva’. Non aggiungo altro”.

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