La svolta

La Fiat cambia ancora e diventa Stellantis: “Ora confronto sul futuro degli stabilimenti italiani”

Fca e Psa si uniscono diventando il terzo gruppo mondiale per fatturato. Dalla Uilm richiesta di un tavolo sul settore dell'auto al Ministero dello Sviluppo Economico

Nell’anno in cui negli stabilimenti termolesi della Fiat dovrebbe iniziare, salvo ritardi, la produzione di motori ibridi per la prima volta nella storia, arriva oggi una nuova svolta storica per il gruppo Fca che diventa Stellantis dopo l’annunciata fusione con PSA, cioè il gruppo automobilistico che fa capo a marchi francesi noti in tutto il mondo come Peugeot e Citroen.

Nasce quindi ufficialmente, con la deliberazione degli azionisti della Fiat Chrysler Automobiles, il quarto produttore mondiale per volumi e terzo per fatturato. Si stima infatti che Stellantis attualmente ha un fatturato pari a 170 miliardi di euro l’anno, con una vendita di auto annuale pari a 8,7 milioni e può contare su 400.000 dipendenti.

Di questi, circa 50.000 sono italiani e per loro si apre un nuovo capitolo della vita in Fiat. Per Termoli il 2021 è l’anno dei motori ibridi e delle nuove produzioni che dovrebbero essere avviate, stando agli annunci, dal maggio prossimo. Si stima infatti che nei prossimi mesi saranno terminati i lavori sulle nuove linee in costruzione già da diverso tempo.

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Sull’importante fusione è arrivato il commento dei rappresentanti sindacali della Uilm che evidenzia sia i possibili lati positivi che quelli ancora da chiarire. “Ora che la fusione fra FCA e PSA è definitivamente deliberata con la nascita del nuovo gruppo Stellantis, si apre un nuovo capitolo per l’industria dell’auto in Italia, che dovremo essere capaci di vivere da protagonisti”. Lo dichiarano Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto.

“La nascita di Stellantis – spiegano Palombella e Ficco – presenta sia opportunità sia rischi per la nostra industria. Fortunatamente tutti gli stabilimenti italiani stanno ricevendo assegnazioni produttive e gli investimenti sono proseguiti nonostante il momento di emergenza causato dall’epidemia di covid; questo ci mette in condizione di affrontare il prossimo futuro nella migliore delle condizioni possibili”.

Il sindacato però non nasconde qualche timore. “Tuttavia ogni fusione nasconde anche dei pericoli, se non altro per via delle naturali sinergie che col tempo si sviluppano. A tal riguardo abbiamo ricevuto la formale rassicurazione di FCA che la fusione non determinerà chiusure, ma di certo sul lungo termine l’Italia dovrà saper fare sistema per assicurarsi un ruolo da protagonista, tanto più che i Francesi in molte altre vicende hanno già dimostrato di essere molto decisi a difendere i loro interessi nazionali; basti solo pensare che nell’azionariato di Stellantis è presente lo Stato francese”.

“In un certo senso – aggiungono Palombella e Ficco – si compie quella trasformazione, iniziata con l’acquisizione di Chrysler, della vecchia gloriosa Fiat in una realtà più forte e più grande, ma oggettivamente meno italiana. La tutela della filiera della componentistica sarà probabilmente una delle prime questioni che dovremo affrontare, non solo per le ricadute della fusione ma anche per i processi di fondo che stanno trasformando il settore automotive, vale a dire elettrificazione e guida autonoma”.

La Uilm ritiene quindi che “sarebbe utile riconvocare quel tavolo sull’automotive che il Ministero dello Sviluppo economico tempo fa aveva insediato. Solo FCA in Italia conta oltre 50.000 dipendenti e la filiera complessiva dell’auto offre occupazione a centinaia di migliaia di persone. Nel prossimo futuro – concludono Palombella e Ficco – ci aspettiamo di incontrare Stellantis per instaurare un proficuo confronto sul futuro e per conoscere l’amministratore delegato Carlos Tavares”.

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