Il piano dopo l'emergenza

Radiodiagnostica potenziata, si apre fase post-covid per ospedali molisani. Debito sanità sale a 103 mln

Regione e Asrem ragionano sul prossimo piano degli ospedali: al Cardarelli di Campobasso nuove attrezzature per la radiodiagnostica e sei posti in più di Terapia Intensiva destinati ai pazienti che hanno contratto il Sars-cov-2. Invece a Termoli l'obiettivo è creare un'Unità radiologica dedicata ai pazienti del pronto soccorso. "La crisi legata al coronavirus può essere un'occasione di rilancio", sottolinea il presidente Toma che apre al centro covid a Larino: "Se ci sono i finanziamenti, perchè no". Ma preoccupa il conto salato da versare all'Inps.

Il potenziamento del reparto di Radiodiagnostica all’ospedale di Campobasso, dotato di apparecchiature all’avanguardia, consente di fornire il primo ‘assaggio’ sul nuovo disegno del piano degli ospedali molisani su cui Regione e Asrem stanno lavorando.

Sullo sfondo le criticità denunciate dai primari ad operare in un presidio ‘misto’ (il Cardarelli continua ad essere il ‘cuore’ delle cure destinate ai malati che hanno contratto l’infezione da Sars-cov-2) e l’ipotesi, portata sui tavoli romani dal commissario alla sanità Giustini, di trasformare il ‘Vietri’ di Larino in un nosocomio completamente dedicato ai pazienti covid. Progetti che dovranno trovare una concretezza finanziaria e che potrebbero essere ostacolati dall’importante debito sanitario maturato dal Molise. “Il deficit è salito a 103 milioni perchè è arrivata una ‘cartella’ dell’Inps da 86 milioni“, scandisce il presidente Donato Toma riferendosi ai debiti accumulati in questi anni da Asrem nei confronti dell’istituto previdenziale davanti ai giornalisti convocati oggi – 29 maggio – al Cardarelli e agli attuali vertici dell’Azienda sanitaria Oreste Florenzano e Virginia Scafarto, oltre al sottosegretario Quintino Pallante.

“Sul debito da 86 milioni darò un’informativa al Consiglio regionale”, aggiunge. Ma probabilmente è arrivata l’ora di saldare il conto e versare i contributi previdenziali a medici e sanitari delle ex Asl sospesi dopo il sisma del 2002.

Infine, il governatore annuncia pure di aver stanziato a favore dell’Azienda sanitaria 32 milioni per pagare i fornitori.

Ospedale Cardarelli Campobasso ambulanza tac radiodiagnostica

Debito sanitario a parte, vero tallone d’Achille del Molise, ci sono anche le buone notizie. Il potenziamento della Radiodiagnostica, che consente di capire in tempo la patologia di un paziente e seguirne anche il percorso terapeutico, è una di quelle. Il reparto guidato dal dottor Roberto Camperchioli è stato dotato di una tac e di una risonanza nuove di zecca con un investimento di circa 4 milioni di euro: 400mila euro per ciascuna delle tre tac, mentre due milioni e mezzo per la risonanza, per ristrutturare i locali e un’assistenza tecnica di 8 anni. 

Ospedale Cardarelli Campobasso ambulanza tac radiodiagnostica

“Abbiamo colmato un gap tecnologico importante“, evidenzia il dottor Camperchioli. “La risonanza magnetica è una macchina abbastanza potente, di ultima generazione, dotata di software innovativi per lo studio degli organi. La macchina poi è dotata di un tunnel più ampio e consente di superare il senso di claustrofobia. Inoltre potranno essere effettuati studi di elevata qualità sull’encefalo in virtù della costituzione della Stroke unit al Cardarelli”.

Attrezzatura già operativa a Campobasso e a Isernia, ora si guarda al San Timoteo di Termoli: “Vogliamo creare un’Unità radiologica dedicata ai pazienti del pronto soccorso – dice ancora – evitando in questo modo lo spostamento delle persone dal pronto soccorso all’Unità centrale di Radiologia. Dobbiamo però trovare i finanziamenti per completare questo progetto che ci consentirà di realizzare una diagnostica d’eccellenza”.

Il potenziamento della Radiodiagnostica è uno dei tasselli di un mosaico più ampio che si sta componendo sulla riorganizzazione del sistema degli ospedali molisani. “La crisi legata al covid può essere un’occasione di rilancio”, dice il presidente Toma citando Einstein. L’operazione potrebbe essere inserita all’interno delle misure previste a favore delle Regioni dal decreto Rilancio.

La revisione del piano ospedaliero è necessario dopo l’emergenza legata al nuovo coronavirus. Il governatore ne è consapevole: “Dobbiamo riorganizzare il post covid. Io mi sono candidato e sono stato votato sulla base di un progetto che prevedeva il Dea di secondo livello a Campobasso, due presidi di primo livello a Isernia e Termoli, oltre al potenziamento dell’ospedale di Agnone che doveva diventare un vero presidio di area disagiata che ha bisogno non solo di macchinari e personale ma anche di un’area di utenza. Oggi si innesta in questo progetto anche il covid. Siccome un ospedale covid ha bisogno di tutta una serie di specialistiche dovuti agli aggravamenti dello stato di salute del paziente, l’idea era quella di realizzare un padiglione covid del Cardarelli del tutto avulso dal contesto ospedaliero ma adiacente allo stesso”.

 

 

A Roma si sta ragionando sulla proposta del commissario di realizzare un ospedale covid a Larino. “E’ un’idea che io non ho osteggiato, ma bisogna trovare i finanziamenti necessari”, evidenzia il capo della Giunta regionale mostrando una prima apertura a questo progetto.

Un’ipotesi che consentirebbe il ritorno alla normalità del Cardarelli che, sottolinea ancora Toma, “non è l’ultimo degli ospedali, ma un grande ospedale”. Per dimostrarlo cita l’acquisto dei caschi refrigeranti, l’inaugurazione della Stroke Unit. Inoltre, “nell’immediato abbiamo la possibilità di realizzare sei nuovi posti di Terapia Intensiva al Cardarelli”. 

Infine, la replica piccata al Movimento 5 Stelle che nei giorni scorsi aveva denunciato la carenza di igienizzanti e percorsi dedicati all’interno del nosocomio di Campobasso tanto da rivolgersi al Nas. “E’ vergognoso utilizzare le forze dell’ordine e la Procura per fare politica. Potevano segnalarlo all’Asrem”, la risposta al vetriolo del presidente Toma. Anche il direttore generale Oreste Florenzano fa chiarezza: “In questo ospedale non c’è stata una sola infezione. Se fosse vero che non c’erano i percorsi, i disinfettanti e i dispositivi di protezione non avremmo avuto questa situazione. Ed è offensivo nei confronti di chi lavora in questo ospedale notte e giorno”.

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