C’era una volta una ‘Befana’ molto più povera: nella calza niente doni supertecnologici (come smartphone o playstation) nè leccornie ipercaloriche. Era una festa più semplice ma molto attesa da coloro che aspettavano proprio questo momento dell’anno per ricevere doni.
Fino a metà anni sessanta c’era un’usanza molto simpatica e soprattutto attesa da parte dei bambini. Stiamo parlando della Befana riservata ai figli dei dipendenti delle Poste e Telegrafi. Ma succedeva anche in diversi altri settori pubblici. Ogni anno, il 6 gennaio, i bambini accompagnati dai genitori si recavano al Dopolavoro postale, in via Pietrunto nei pressi della sede centrale.
Ed era un evento atteso. “Si regalavano aeroplani, mappamondi, bambole, palloni, piccoli strumenti musicali come lo xilofono” ricordano i bambini di allora, oggi sessantenni. Erano i dirigenti delle Poste e del sindacato stessi a consegnare la ‘befana’ ai piccoli. “Una volta ricevetti una costruzione meccanica, con tanto di bulloni e parti singole da plasmare fino a costruire un’automobile”, ricorda con piacere e nostalgia Enzo, che quando era bambino è stato uno dei protagonisti della manifestazione.
Una tradizione in voga negli anni cinquanta e sessanta, poi scomparsa. Dunque, oltre alla Befana ufficiale delle famiglie si affiancava quella delle Poste. Ed era un’emozione molto particolare per i bimbi che scartavano i doni davanti a molta gente. Ricordi, aneddoti, che affondano le radici in tradizioni e consuetudini che ormai si vanno perdendo. Con qualche rara e apprezzabile eccezione.
commenta