Politica

16 mesi di liti e vendette. Le Provinciali di Isernia accelerano la crisi del governo Toma

L'esito del voto alle Provinciali di Isernia ha spaccato ancora di più una coalizione che appare allo sbando e incapace di affrontare i problemi del Molise. Mentre il governatore sembra voler restare equidistante nonostante il clima arroventato, il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone lancia missili terra aria contro la coordinatrice di Forza Italia Annaelsa Tartaglione: "Continua a gestire in maniera arrogante la politica molisana".

Quattordici mesi. Tanto è bastato al governo Lega-5 Stelle per cadere. Ed è giusto un pochino più ‘grande’ il governo regionale targato Donato Toma, probabilmente mai in grado di reggersi sulle proprie gambe e che ora appare ad un passo dal crollo. L’esito delle elezioni provinciali di Isernia ha di fatto acuito una crisi iniziata non si sa nemmeno quando, probabilmente poco tempo dopo la vittoria alle urne. Forse quando il presidente ha composto la sua squadra.

Poi tutta una serie di ‘episodi’ (dalle molteplici mozioni di sfiducia a Luigi Mazzuto alla sonora sconfitta alle Amministrative di Campobasso) in cui è stato possibile assistere a quasi tutto quello che il ‘campionario’ politico offre: liti, deliri vari, malumori, tensioni, richieste di dimissioni, pretese di poltrone in giunta, addii, divisioni, spaccature.

Il voto per l’ente di via Berta ha accentuato tutto questo, spaccato il centrodestra in due fazioni, l’un contro l’altra armata: da una parte, quella ‘capitanata’ dall’europarlamentare Aldo Patriciello, seguito dagli assessori Vincenzo Cotugno e Vincenzo Niro e dal presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone; dall’altra Anna Elsa Tartaglione e il coordinamento di Forza Italia (ossia gli assessori Roberto Di Baggio e Nicola Cavaliere, il consigliere regionale Nico Romagnuolo). Donato Toma, per ora, sta vestendo i panni dell’arbitro. Un ruolo considerato riduttivo dagli esponenti della coalizione che chiedono al governatore una sorta di “operazione verità”, cioè di di convocare la maggioranza per un chiarimento e una verifica (come richiesto da Michele Iorio) ponendo fine ad un atteggiamento considerato degno di Ponzio Pilato, sgradito a qualcuno.

Il passaggio non è più rinviabile per una coalizione nel caos, soprattutto dopo che pure il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone ha lanciato una serie di missili terra aria contro la coordinatrice azzurra Annaelsa Tartaglione, il cui ruolo di parlamentare giovane è forse inviso a più di qualche vecchio volpone della politica regionale.

Proprio alla Tartaglione, infatti, Micone chiede di chiarire cosa sia successo alle Provinciali di Isernia, dove il centrodestra avrebbe dovuto sostenere compatto il sindaco di Frosolone Ianiro (poi però ha vinto Alfredo Ricci, primo cittadino di Venafro): “Mi domando perché – scrive il capo dell’assise di palazzo D’Aimmo – la Tartaglione ha pensato bene di smentire le cose sostenendo Ricci con i voti di Forza Italia unitamente a quelli del Partito Democratico e di qualche esponente vicino al Movimento 5 Stelle? Tutto ciò, probabilmente, vista l’esperienza diretta, è dovuto all’evoluzione in corso d’opera che vede un drastico cambiamento, proprio in questo periodo, per via delle concitate ed inaspettate vicende che stanno interessando i palazzi capitolini. Evoluzione che ha “travolto” anche le ultime consultazioni provinciali pentre, come cavie di questo esperimento romano”.

Micone affonda il coltello nella piaga e inaspettatamente rivela un retroscena (finora solo ‘mormorato’ negli ambienti politici) sulle Amministrative di Campobasso e Termoli: “Firmando il ‘patto romano’ l’esponente di Forza Italia, nello scorso mese di aprile, ha “svenduto” la città di Campobasso imponendo, all’epoca, la scelta del candidato sindaco assegnandolo alla Lega (il riferimento è a Maria Domenica D’Alessandro, sonoramente sconfitta da Gravina di M5S, ndr). Mi sovviene un interrogativo se, già allora, si è voluto consegnare subdolamente Campobasso nelle “mani” di manovre sconosciute e frutto di “giochi” provenienti dai Palazzi romani.

Ci aspettavamo di giocare con le stesse regole rispettate nell’aprile scorso da tutta la coalizione di centrodestra che ha sostenuto il candidato di Forza Italia, Francesco Roberti, a sindaco di Termoli e che oggi è sostenuto da tutta la coalizione alle prossime elezioni provinciali di Campobasso. Questo è l’unico chiarimento che la parlamentare di Forza Italia deve a noi tutti, ma soprattutto alla città di Campobasso e alla Provincia pentra”.

E’ lunghissimo il j’accuse contro la parlamentare di Forza Italia “eletta nella Regione Puglia e non eletta direttamente dal popolo molisano” e che “continua arrogantemente e prepotentemente a condurre una gestione pretenziosa della politica molisana, a partire da quella comunale fino a voler imporre l’assetto politico regionale”. Lo stesso Micone ricorda il punto d’inizio dei veleni nel centrodestra: “I malumori sono iniziati con la pretesa dell’assegnazione in Giunta regionale di due assessori al Partito di Forza Italia e continuati, sempre in maniera poco democratica, con l’attribuzione di infiniti elenchi di nomine regionali, penalizzando gli altri partiti eletti”.

Credo che – conclude Micone- sono queste le interferenze ed i modi che finora sono stati tollerati all’interno del centrodestra e che se reiterati in tale maniera potrebbero causarne una vera e proprio esplosione”.

Chissà se le Provinciali di Isernia segneranno una crisi irreversibile per una coalizione che sta affondando. Senza dimenticare le Provinciali del prossimo 3 settembre a Campobasso che potrebbero aggiungere benzina sul fuoco.

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