Lavoro & spopolamento

Reddito di cittadinanza, poche domande: influiscono risparmi, case di proprietà, fuga degli over 30 e vergogna. In fila pure i rom

In Molise non c'è stato il boom che ci si aspettava: in totale sono stati 5221 molisani a fare domanda a Caf e uffici postali. Tra questi anche i rom. Ma i numeri sono la fotografia di una regione che si spopola sempre di più, abbandonata dalle persone che hanno tra i 35 e i 45 anni. Nemmeno gli anziani riescono ad accedere alla pensione di cittadinanza: "Hanno i risparmi e le case di proprietà e restano fuori pur percependo la pensione sociale".

Ci sono 5221 molisani che hanno presentato la domanda per il reddito di cittadinanza, la misura “anti-povertà” voluta dai 5 Stelle al Governo con la Lega di Salvini, e che dovrebbe essere erogata nelle prossime settimane. Nel primo mese in cui ci si poteva rivolgere ai patronati e alle Poste hanno consegnato la documentazione 4.090 persone della provincia di Campobasso e 1.131 da quella di Isernia. La maggior parte delle richieste è stata raccolta dai Caf (4.244). Solo 977 cittadini si sono rivolti agli sportelli postali.

I numeri, non definitivi (sono aggiornati al 7 aprile), sono stati resi noti dal parlamentare molisano Antonio Federico (M5s) sulla base di quello comunicato dalla Direzione regionale Inps. “L’Italia, non solo il Molise – commenta pure l’onorevole – ha bisogno di una misura che ridia dignità e soprattutto una prospettiva lavorativa a tante persone rimaste indietro”.

Al di là delle valutazioni politiche sull’efficacia o meno di tale provvedimento, i dati si possono ‘scannerizzare’ perchè offrono uno spaccato della realtà molisana. E’ vero: manca il lavoro e alcune grandi aziende hanno chiuso. Il boom che però molti forse si aspettavano non c’è stato: la nostra regione è terz’ultima in Italia se si fa la proporzione tra le richieste presentate e la popolazione residente. Non c’è il record della Campania e della Sicilia: una domanda su tre per reddito di cittadinanza è arrivata da queste regioni.

In Molise, forse più che altrove, chi non ha lavoro piuttosto che attendere il reddito di cittadinanza va via. Come hanno fatto tanti over 30. Basta fare un giro negli uffici anagrafe dei Comuni del Basso Molise: a Guglionesi e Termoli, ad esempio, la fascia tra i 30 e i 45 anni non ‘esiste’ più. Ridotta all’osso rispetto ai nati. Stesso discorso a Campobasso. Tutti in fuga da una regione che dal punto di vista occupazione non offre quasi nulla e che si spopola progressivamente.

Pure per chi resta, però, accedere al sussidio contro la povertà è molto difficile a causa di una serie di paletti imposti: vietato possedere auto di cilindrata superiore a 1600 cavalli e moto sopra i 250 cavalli.

Non ne possono beneficiare nemmeno coloro che hanno risparmi superiori ai 6mila euro o  un patrimonio immobiliare (diverso dalla casa di abitazione) superiore ai 30mila euro (definito ai fini Isee). E in Molise ci sono stati periodi in cui si è voluto investire sul mattone. Poi però i tempi sono cambiati e possedere abitazioni extra è diventato tutto meno che un lusso.

Anche qui ci sono stati cambi di residenza dell’ultimo minuto per provare ad accedere all’assegno. Ma sono rimasti esclusi tutti coloro che hanno ‘agito’ prima del settembre 2018.

A influenzare la decisione di non presentare domanda, poi, c’è anche un altro fattore. Si chiama “senso di vergogna” e vale specialmente per chi abita in paesi piccoli, dove il mormorio della gente a volte conta moltissimo. “Non ho fatto la domanda e non so se la farò – racconta Giuseppe, 38 anni, residente in un Comune alle porte di Termoli – perchè poi cosa direbbe la gente? Cosa penserebbero anche dei miei genitori? Non credo che sarà una bella immagine”.

Reddito di cittadinanza inteso, nell’immaginario collettivo di molti, come un “regalo” per non fare niente. Anche se nelle intenzioni del Governo è il contrario: chi beneficia della misura, teoricamente, dovrebbe avere più possibilità di lavorare e incrociare le richieste del mercato. Ma la geografia molisana atta di piccoli paesi dove ci si conosce tutti e si giudica con facilità la condizione altrui costituisce un freno che si aggiunge ad altri paletti. 

“Per accedere al reddito di cittadinanza, oltre a possedere un Isee inferiore ai 30mila euro, bisogna avere un patrimonio mobiliare (soldi sui conti, libretti e buoni fruttiferi ad esempio) inferiore ad una certa soglia e la maggior parte delle persone ha i soldi in banca o alle Poste”, spiega Kevin Bucci del patronato Epas di Isernia. Nella provincia pentra infatti si registrano sorprendentemente poco più di mille domande. “Il pensionato non rientra nella pensione di cittadinanza perchè, pur percependo una pensione minima, hanno la tendenza a risparmiare e a depositare i soldi sul classico libretto“.

Inoltre in fila a chiedere il sussidio sono stati molti rom che a Isernia abitano soprattutto nel quartiere San Lazzaro. Una situazione simile a quella registrata in altre città d’Italia come Roma e Torino. In questo caso fa differenza il calcolo del reddito: “Se ci sono dei minori, l’Isee si abbassa. E nel caso dei rom parliamo di famiglie numerose, che hanno molti bambini”. Ecco perchè per loro sarà più facile avere accesso al reddito di cittadinanza.

 

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