Bojano

Orrore in una comunità di accoglienza molisana: minori segregati, insultati e riempiti di botte

Scandalo in due strutture di Bojano destinate a ragazzi migranti non accompagnati. I responsabili, due conviventi molisani, sono indagati per violenza, lesioni, minacce a danno di questi giovanissimi che, fuggiti a Roma, hanno denunciato tutto alla polizia. Botte, aggressioni e intimidazioni anche a carico del presidente delle due cooperative perché aveva deciso di denunciarli

Segregati subito dopo il loro arrivo. Rinchiusi per circa un mese, senza poter mai uscire. Frasi razziste, botte, calci, maltrattamenti, offese, ingiurie. Accuse pesanti quelle contestate ai due responsabili (una coppia di conviventi) di altrettante comunità di Bojano, destinate ad accogliere minori stranieri non accompagnati.

Le indagini sono partite da Roma, dove sono arrivati i sette minori dopo essere riusciti a fuggire dall’orrore.  Soltanto qui hanno bussato alla porta della polizia e raccontato quello che avevano vissuto in Molise.

E in Molise è entrata in azione la squadra mobile di Campobasso su disposizione del sostituto procuratore Elisa Sabusco che per un anno, a fronte di quelle denunce che riferivano di fatti orribili, hanno lavorato sul territorio matesino raccogliendo testimonianze, registrazioni audio e video e arrivando a concludere le indagini con una richiesta da parte della Procura che si esprimeva in termini di misura restrittiva della libertà personale a carico dei due indagati.

Richiesta rigettata invece dal Gip perché il fascicolo, nel frattempo, si è perso nei meandri dei ritardi giudiziari ed è arrivato troppo tardi rispetto all’urgenza di arrestare i due presunti aguzzini. L’inchiesta adesso è conclusa: la coppia resta indagata e alle porte c’è la richiesta di rinvio a giudizio per fatti gravissimi di cui sono chiamati a rispondere.

Quarantatré anni lui, quarantuno lei. Entrambe molisani e lei qualificata come assistente sociale.

Dovevano inserire questi ragazzi, arrivati in Italia con la speranza di un futuro migliore, in un percorso educativo che desse loro istruzione ma anche tutti gli strumenti utili ad integrarli nella società italiana ed europea.

Quindi prima l’approdo in alcune sedi dell’Italia meridionale, poi il viaggio per alcuni di loro verso il Molise. Giunti a Bojano, sono stati chiusi nelle due strutture. I loro racconti dell’esperienza molisana sono drammatici: hanno detto di essere stati segregati per almeno 40 giorni.  Per oltre un mese non sarebbero usciti neanche sull’uscio della porta. Ragazzi di 14, 15 anni, senza famiglia né amici, praticamente in ostaggio.

Quando ai due responsabili hanno chiesto cosa sarebbe stato di loro, che cosa avrebbero dovuto fare e quando sarebbero potuti uscire per un “un’ora d’aria”, sarebbero iniziati i maltrattamenti: botte, calci, pugni, insulti, denigrazioni di ogni genere.

I due conviventi “in concorso” avrebbero lavorato per rendere infernali le giornate di questi stranieri non ancora maggiorenni.

I quali, una volta iniziato il percorso scolastico, rientrati anche quei disagi causati dal fatto di essere rinchiusi in pochi metri quadrati tutto il giorno, sono riusciti a fuggire e a raggiungere Roma dove hanno raccontato tutto alla polizia ed è quindi partita l’inchiesta con il prosieguo di cui è stata ovviamente investita la Squadra mobile di Campobasso. E proprio gli agenti di via Tiberio in circa un anno di lavoro hanno scoperto un mondo di orrori. Tredici mesi di lavoro da parte degli uomini della mobile, rafforzato dalla scoperta di elementi probanti a carico della coppia che – probabilmente – se valutati per tempo avrebbero consentito all’autorità giudiziaria finanche valutazioni differenti. Come – per esempio – è accaduto a Trieste a febbraio scorso: dinamiche più o meno simili in una comunità per minori non accompagnati hanno spalancato le porte del carcere al presidente dell’associazione del Friuli.

I due responsabili che operavano a Bojano invece per ora sono formalmente indagati in attesa dell’udienza davanti al Gup. Nel frattempo, hanno abbandonato il ruolo all’interno delle due comunità.

Complesse le indagini: la polizia ha ricostruito le condotte contestate agli indagati procedendo, oltre che all’esame degli atti acquisiti da Roma, anche ad interrogare diverse persone tra cui il presidente delle due comunità: un cittadino di Bojano anche lui vittima di violenza e minacce. Dal momento in cui si è accorto dei metodi utilizzati sui giovani ospiti, aveva palesato il proposito di voler denunciare tutto.

Ha raccontato di essere stato sequestrato in macchina e riempito di botte dal 43enne. “Ti ammazzo” gli avrebbe detto, “Ti apro tutto quanto”.

Fascicolo chiuso. Quei ragazzi hanno abbandonato il Molise che, probabilmente, ricorderanno con le stesse sfumature dolorose che li hanno costretti a fuggire dalla loro terra.

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