Disastro sanità/2

Tre decessi in 4 mesi: in Molise si muore di malasanità, tra reparti chiusi e personale carente

La disorganizzazione, le carenze di personale e le scelte della politica: la sanità molisana è allo sfascio e i cittadini continuano a morire. Tutto è cominciato con l'approvazione del decreto Balduzzi e la mancata richiesta da parte dell'ex commissario Frattura di una deroga. Dopo l'ok ai Piani operativi, Neurochirurgia al Cardarelli è stata soppressa. E ora il dg Asrem Sosto rivela: "Il reparto è stato disattivato per una carenza di personale, non avevamo neurochirurghi che potessero garantirci l’h24".

Quando entri negli ospedali molisani piangi due volte, quando arrivi e quando vai via. Abbiamo deciso di trasformare un po’ la celebre frase pronunciata da Alessandro Siani in ‘Benevenuti al Sud’ per descrivere quello che succede nelle nostre strutture pubbliche.

Perché in Molise si muore, forse di più di altre parti d’Italia tradizionalmente contrassegnate dal ‘bollino’ della malasanità.

Negli ultimi quattro mesi tre molisani sono morti di malasanità: a luglio il 47enne Michele Cesaride di Larino, poi il 69enne di Macchiagodena Franco Ciccone e infine il suo coetaneo di Ferrazzano, due casi degli ultimi giorni.

Colpa di difficoltà oggettive, certo: la mancata nomina del commissario ad acta che possa rimettere in sesto il sistema è una di queste. Attualmente c’è un sub commissario, Gerardo di Martino, ma si potrebbe quasi contattare ‘Chi l’ha visto’ per capire di cosa si stia occupando in questo momento nonostante il lauto stipendio (11mila euro, la cifra indicata dal presidente Donato Toma).

E poi: una viabilità da terzo mondo che non consente alle ambulanze del 118 di raggiungere velocemente sia parecchi paesi del Molise sia le stesse città dove si trovano gli ospedali. A volte bisogna attendere troppo tempo. Ma in caso di emergenze – l’infarto, ad esempio – ogni secondo è decisivo e non si può attendere mezz’ora l’arrivo dei medici.

Né è detto che si riesca a sopravvivere una volta trasportati al pronto soccorso. Anche qui bisogna sperare che il proprio santo in paradiso non sia distratto in quel momento, che ci sia un posto letto disponibile o il medico nel reparto, una sala operatoria libera.

Qui entrano in gioco le scelte politiche sulla riorganizzazione di reparti e ospedali, a cominciare dall’assenza della Neurochirurgia in un ospedale pubblico molisano. Il Molise paga duramente la legge Balduzzi che ha imposto un limite di 600mila abitanti per l’attivazione di un Dea di secondo livello, ossia di un ospedale dotato di cardiochirurgia, neurochirurgia, terapia intensiva neonatale, chirurgia vascolare, chirurgia toracica.

Il presidio più importante della Regione, il Cardarelli, non ha niente di tutto questo perché è un Dea di primo livello. Certo, ci sono il pronto soccorso, rianimazione, medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologia). Tutto qui.

C’è un motivo che spiega perché il Molise non ha una Neurochirurgia in un ospedale pubblico, così come prevedono gli attuali Piani operativi: l’ex governatore Paolo di Laura Frattura non si presentò nemmeno alla conferenza Stato-Regioni dove invece la Basilicata riuscì ad ottenere una deroga rispetto al decreto Balduzzi.

A distanza di qualche anno quella mancanza diventa sempre più pesante e l’elenco dei morti più lungo.

Per tamponare la mancanza di Neurochirurgia l’ex presidente-commissario per la sanità stipulò una convenzione con il Neuromed. Ma questa convenzione funziona o no? Che fine fa chi subisce un politrauma e ha problemi di natura neurologica?  

Innanzitutto, la risposta di Sosto, “la convenzione con Neuromed è relativa soltanto a situazioni emergenziali che si verificano sul Cardarelli”.

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Il dirigente ha poi ricordato che “i Piani operativi hanno sancito che non c’è una Neurochirurgia perché c’è una norma (il decreto Balduzzi, ndr) che ha stabilito che quando non c’è un bacino di utenza di certe dimensioni, i reparti possono rappresentare una insicurezza per la popolazione”.

Non solo: “il reparto è stato disattivato per una carenza di personale, non avevamo neurochirurghi che potessero garantirci l’h24 in Neurochirurgia. Quindi quando arriva un politraumatizzato con un trauma cranico, ad esempio, abbiamo dei neurochirurghi sul posto. Nel caso di un politrauma, si istituisce un trauma team in cui il neurochirurgo possa svolgere queste funzioni. Ma i numeri dei neurochirurghi non bastano per poter svolgere questa attività. Da qui è nata l’idea di convenzionarci con l’istituto che fa Neurochirurgia (Neuromed, ndr) che in caso di bisogno ci presta delle risorse umane”.

Nel caso del 69enne di Macchiagodena (sulla cui morte sta indagando la Procura), dopo il trasporto al pronto soccorso del Veneziale di Isernia, “è stato trasferito a Teramo perché c’era bisogno di un reparto di Neurochirurgia – ha spiegato ancora il dg Asrem – c’era bisogno di una struttura organizzata. Un politraumatizzato che invece arriva al Cardarelli, che è centro hub (cuore del sistema dell’urgenza, ndr), ha un’assistenza emergenziale con neurochirurghi che sono sul posto, pur non essendoci un reparto di Neurochirurgia al Cardarelli. La rete è organizzata così dal commissario ad acta in base al dettato normativo”.

La convenzione con Neuromed però non prevede un posto letto ‘dedicato’ per le emergenze dagli ospedali pubblici. Anche perché l’istituto di Pozzilli non ha un pronto soccorso né la Regione Molise è stata finora in grado di inserirlo nella rete dell’emergenza-urgenza. Il che rende più complicato salvare le vite.

E così dal Molise scappa chi ha bisogno di cure, nonostante la professionalità di medici e infermieri che operano in corsia e provano a resistere. Tuttavia, i nostri nosocomi sono diventati poco attrattivi pure per lo stesso personale medico-infermieristico: i concorsi indetti dall’Asrem per reperire ortopedici e pediatri vanno a vuoto.

Un disinteresse che preoccupa, come ha riconosciuto il direttore generale Gennaro Sosto. “Ci sono difficoltà a recuperare risorse umane soprattutto sulla dirigenza medica, è un problema di rilevanza nazionale: non si trovano pediatri, neonatologici e ortopedici, né medici di pronto soccorso e medici anestesisti. Si innesta così un meccanismo che penalizza le regioni che hanno meno appeal”, ha detto qualche giorno fa ai giornalisti durante l’inaugurazione del reparto di Oculistica del Cardarelli.

Facciamo concorsi per posti a tempo indeterminato e riceviamo meno candidature rispetto ai posti a disposizione. Questo inizia a diventare preoccupante”, ha riconosciuto.

Insomma non è il tempo del silenzio e della rassegnazione. I molisani non possono arrendersi davanti a questo sfascio.

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