Petacciato

La grande frana: due ipotesi per mitigare il rischio. “Una cosa è certa: i fondi sono pochi e vanno spesi bene”

Mentre Federico (M5S) fa una interrogazione al Ministero, la Regione spiega il ritardo dell’intervento: “La frana non è cantierabile oggi, prima bisogna capire che intervento andare a fare. I soldi sono pochi e non si possono buttare via con opere inutili”. D’accordo il sindaco di Petacciato Di Pardo, che spiega: “La frana non si può risolvere, ma se ne può rallentare il corso. Come? Serve uno studio definitivo. Non ci preoccupa il ritardo se il ritardo serve a fare un lavoro mirato”.

I tempi di intervento per la grande frana, ovvero quella di Petacciato, si allungano. Ma questa volta per una ragione ritenuta – quasi all’unanimità dalle istituzioni – utile all’obiettivo: i soldi sono pochi e non si può sprecare neanche un centesimo. Finiti – da un pezzo – i tempi delle vacche grasse, il Molise fa i conti con emergenze a ripetizione e finanziamenti sempre meno “abbondanti”. 41 milioni di euro per la frana che è tornata a farsi sentire nel marzo 2015 spaccando strade, allargando crepe fino all’autostrada, lesionando immobili e rinnovando la paura, sembrano una barca di soldi. ma in realtà, per un problema secolare (un fronte franoso di 900 metri e una lunghezza di 2 chilometri), sono briciole. E peraltro quei soldi, concessi nel Masterplan dell’ex premier Matteo Renzi per il Sud con la firma dell’ex Governatore Frattura, non sono  ancora nelle disponibilità della Regione Molise, che al momento può contare solo sul finanziamento del Cipe da 14 milioni di euro in relazione alla frana di Petacciato, che vanno a finanziare la progettazione esecutiva del consolidamento del versante nord e a coprire parzialmente il I e il II lotto, su 4 lotti necessari.

E poi ci sono, non ancora disponibili, 41 milioni. “41 milioni sono pochi e non possono appunto essere sperperati, perché c’è il rischio che non bastino nemmeno a un decimo degli interventi necessari. Ecco perché occorre valutare con grande attenzione quali interventi siano i più utili allo scopo” osserva l’architetto Giuseppe Giarrusso responsabile regionale del Dipartimento che si occupa di territorio. D’accordo con lui anche il sindaco Roberto Di Pardo: “I ritardi sono inevitabili: è impensabile aprire cantieri se prima non si sa cosa si deve fare, e come”.

Riflessioni che sembrano una risposta all’interrogazione dell’onorevole Antonio Federico (M5S) al Ministero per l’Ambiente, che ha portato il caso dei ritardi in parlamento e sollecita interventi rapidi ma anche una vigilanza sull’operato della Regione Molise. “Donato Toma attuale Governatore è stato nominato commissario per la gestione dei fondi nello scorso agosto ma sulla frana non ci sono notizie – scrive – mentre disagi continuano e la viabilità interna e le infrastrutture strategiche come l’autostrada, la ferrovia e l’acquedotto rischiano. I 41 milioni di euro previsti dal patto per il Molise sono stati impegnati? Quali sono i tempi dell’intervento? Quali sono gli indirizzi forniti dal Ministero al commissario cioè Toma per intervenire subito? E infine Quali controlli sono stati fatti sulle procedure di affidamento degli incarichi e il suo soggetto attuatore, cioè la Regione Molise?”.

“L’onorevole Federico dovrebbe saperlo, visto che fa parte della maggioranza del Governo – ragiona Giarrusso – Se si vuole fare solo propaganda va bene, ma in questo caso non funziona. L’interesse attorno alla frana di Petacciato è elevato, come testimonia l’ultima riunione che si è svolta solo lunedì scorso”. Un incontro fra tecnici e politici in assessorato “per affrontare il problema della tipologia di interventi da effettuare. Che non possiamo decidere così su due piedi, ma che deve scaturire da una seria risposta tecnica al problema”.

Un altro incontro si era svolto, stavolta proprio al ministero dell’Ambiente, all’inizio di agosto. E’ stato fatto un monitoraggio sui fondi, che sono stati confermati ma che non sono ancora disponibili, ed è stata valutata la necessità di intervenire nell’ambito della cosiddetta mitigazione del rischio frana. Che significa? Che la frana di Petacciato, che attraversa un territorio strategico non solo per il Molise ma per l’intera Italia non può essere risolta.

“Sarebbe da pazzi pensare il contrario, ovvero di arginarla in via definitiva” chiarisce il sindaco Roberto Di Pardo. “Quello che si può fare però – aggiunge – è rallentarne il corso, allungare notevolmente i tempi tra uno scivolamento e l’altro della terra”.

Sempre il sindaco, che sta seguendo da vicino tutta la vicenda pur essendo la Regione responsabile tecnicamente del procedimento, spiega che la risoluzione e la mitigazione “sono due cose distinte e distanti” e che la seconda è una ipotesi completamente campata in aria. “Già sondaggi fatti decenni fa spiega a diverse decine di metri sotto il livello del mare hanno messo in evidenza questa situazione, che la frana non si può fermare. Si può rallentare, e su questo ci sono due diverse ipotesi di intervento. Appunto perché i soldi sono pochi e bisogna usarli al meglio, vanno attentamente ponderate”.

Passano sotto il nome tecnico di regimentazione e riforestazione. La prima prevede un intervento sulle acque, responsabili degli scivolamenti a valle, con infiltrazioni massicce di cemento e palificazioni. La seconda invece rinuncia al cemento a favore degli alberi e di coltivazioni, laddove ora ci sono ortaggi che hanno un costante bisogno di irrigazione, che fanno a meno dell’acqua.

L’idea è che nei 500 ettari circa di terreno coinvolti dalla frana, attualmente coltivati prevalentemente a ortaggi, si instauri un regime agricolo diverso, coltivazioni che non devono essere annaffiate, con tutti i rischi che “bagnare” la terra  che smotta comporta. Quali? “Per esempio mandorli e noccioli,  che peraltro creerebbero anche impresa perché ci sono aziende di respiro nazionale leader nella produzione di confetti e prodotti dolciari a base di nocciole che sarebbero interessati a investire su questo territorio”.

L’idea, già lanciata, è questa: la Regione potrebbe incentivare con una parte di finanziamento le coltivazioni ideali alla riforestazione, con contributi economici agli agricoltori disposti a cambiare tipo di coltivazione.

“E’ una possibilità – precisa Di Pardo –  che sarà presa in considerazione nel momento in cui si deciderà, con l’ausilio di tecnici ed esperti e previo uno studio approfondito dell’intervento da mettere in campo, che cosa fare. Sia chiaro che al momento c’è una certezza: si può mitigare ma non risolvere”.

Tempi certi non ce ne sono, ma intanto ci si sta mettendo d’accordo per fare un unico monitoraggio. “Non ha senso – conclude il sindaco – farne uno noi, uno le Ferrovie, uno Autostrade Spa. Facciamone uno e facciamolo bene. I soldi sono pochi anche se sembrano tanti, indirizziamoli al meglio”. Di comune accordo ci si sta indirizzando sul monitoraggio fatto da Autostrade, come già emerso nelle riunioni, perché la società ha un sistema di allerta molto più sviluppato degli altri. Probabilmente Federico, il cui partito non sembra in rapporti idilliaci con Autostrade per l’Italia, non sarà d’accordo. Ma anche su questo bisognerà trovare un punto d’intesa, o c’è il rischio che i cantieri per la mitigazione slittino ancora.

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