Dati eurostat

Europa in stallo e competitività alla deriva

L'industria europea affronta una brusca battuta d'arresto tra crisi energetica e calo della produttività. Senza interventi urgenti, si sta lasciando distanziare da Stati Uniti e Cina, con gravi ripercussioni su crescita e occupazione, in particolare per le aree più deboli.

Tutti i segnali di allarme dell’economia europea si sono accesi, con una brutale battuta d’arresto della crescita industriale nell’ultimo anno che segue una fase di rallentamento progressivo. I dati pubblicati da Eurostat pochi giorni fa mostrano che tra luglio 2023 e luglio 2024, la produzione industriale è calata del 2,2% nella zona euro e dell’1,7% nell’UE. I cali più significativi sono stati registrati in Ungheria (-6,4%), Germania (-5,5%), Italia (-3,3%) e Francia (-2,3%). Al contrario, paesi come Danimarca (+19,8%), Grecia (+10,8%) e Finlandia (+6,4%) hanno ottenuto risultati positivi, anche se isolati.

 

L’Italia, in particolare, sta vivendo un momento critico. La produzione industriale italiana ha registrato una riduzione del 3,3% su base annua, con settori chiave come la meccanica e l’automotive in grande difficoltà. Il calo si inserisce in un contesto di difficoltà per l’intera economia nazionale, che soffre anche per il forte aumento dei costi energetici e per la stagnazione della domanda interna. Un altro indicatore di preoccupazione è il calo della produzione di beni intermedi (-1,3%) e beni di investimento (-1,6%), che riflette una crisi di fondo nell’apparato produttivo italiano.

 

Il declino industriale europeo non è circoscritto all’Italia. La Germania, storicamente la locomotiva industriale d’Europa, ha subito una contrazione del 5,5%, mentre la Francia ha registrato un calo del 2,3%. Questi dati riflettono un continente in affanno, che perde competitività di fronte alla concorrenza globale. Gli Stati Uniti, con piani di incentivi per l’industria tecnologica e le energie rinnovabili, stanno attirando investimenti che una volta sarebbero andati in Europa. La Cina, con i suoi costi di produzione inferiori e politiche industriali aggressive, continua a consolidarsi come leader globale. Come evidenziato anche nel recente rapporto di Mario Draghi, il divario tra Europa e altre potenze economiche si sta allargando. Dal 2000, il reddito disponibile pro capite negli Stati Uniti è cresciuto del 63%, mentre nell’Unione Europea solo del 34%. La perdita di competitività è accentuata dai costi energetici elevati, che in Europa sono dalle due alle tre volte superiori rispetto agli Stati Uniti. Questo fattore sta soffocando la produttività delle aziende europee, rendendo difficile per l’industria pretendere ad un vantaggio competitivo a livello globale.

 

L’Europa si trova di fronte a una sfida senza precedenti. La crisi energetica e la mancanza di investimenti in tecnologie avanzate hanno reso l’industria meno competitiva, spingendo il continente in una posizione di estrema debolezza nel panorama globale. Se non verranno adottati interventi rapidi e coordinati a favore dell’innovazione, il rischio è quello di un declino economico di lungo termine che avrà conseguenze su occupazione e crescita futura, in particolare nelle aree geografiche più deboli e meno esposte agli investimenti come il Molise.

 

(Fonte: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-euro-indicators/-/4-13092024-bp)

 

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* Salvino A. Salvaggio, molisano, unico italiano ad avere ricoperto l’incarico di Capo di Gabinetto all’estero, è esperto di economia, gestione di grandi progetti e investimenti in innovazione. Ha recentemente pubblicato un manuale di management degli enti culturali.

 

 

 

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