Vis à vis fuoriluogo 27

Residenza artistica, percorso visivo e poetico a Carpinone per riscoprire bellezza e autenticità

In Meriggiare pallido e insorto si intreccia un'immagine poetica di quiete e ribellione, quasi un ossimoro che richiama alla mente le pause meditate e i momenti di lotta, come le bandiere che rappresentano ideali e battaglie. Ricorda che siamo natura, la più grande installazione del percorso, suggerisce un ritorno alle radici, alla consapevolezza che, nonostante le trasformazioni tecnologiche e industriali, siamo essenzialmente parte della natura

L’opera – Meriggiare pallido e insorto di Opiemme – realizzata per Carpinone durante la residenza VIS à VIS Fuoriluogo 27 è un intervento visivo e poetico che si contraddistingue per la capacità di dialogare intimamente con il contesto naturale e culturale del luogo. Opiemme ha creato un percorso, apparentemente labirintico, che invita gli spettatori a camminare e osservare, proponendo una serie di riflessioni sulla bellezza, sull’esistenza e sulla scoperta del territorio attraverso un’interazione diretta con lo spazio storico e naturale.

Il progetto si caratterizza per l’utilizzo di scorci specifici del borgo molisano che vengono valorizzati attraverso l’integrazione della parola scritta con il paesaggio circostante. La poesia diviene uno strumento per riscoprire la natura e i suoi dettagli, con installazioni materiche o segniche (stencil soprattutto ma anche interventi su legno, stoffa e metallo) che conducono lo spettatore in un viaggio di riconfigurazione e riappropriazione del luogo. L’uso di testi volutamente sibillini, che possono essere interpretati e ricostruiti in modo personale da chi osserva, crea una connessione recondita tra l’arte e l’individuo, permettendo una lettura soggettiva e aperta, e sempre nuovi legami. È come vivere la poesia non solo su una bianca pagina bidimensionale ma a tre dimensioni, spostandosi autonomamente in una semiosfera che genera nuove informazioni-illuminazioni, oppure entrare in un sistema digitale ricco di collegamenti ipertestuali. L’opera così intesa è un itinerario complesso che apre alla pratica del camminare e dell’osservare, utilizza specifici angoli per valorizzare i luoghi e la parola, indirizza verso la riscoperta del contesto, dischiude nessi e riappropriazioni ricercando un’idea di origine, autenticità e appartenenza.

Svelando lentamente il legame con il luogo, oltre il tempo della festa, la scoperta della bellezza nel dettaglio dei segni determina tracce di un passaggio che ognuno può ricostruire nel senso e nello spazio. Si forma magicamente un panorama interiore che si sovrappone a quello reale e lo amplifica fornendo nuove chiavi di lettura. Da qui la frase che è divenuta anche titolo dell’opera, evidente omaggio a Montale, nel suo camminare osservando gli elementi più minuti della natura circostante, sondando una sorta di male di vivere, ma che qui si carica di una valenza di resistenza e contrasto, un insorgere per salvarsi nella restanza, nella volontà di generare un nuovo senso dei luoghi. Non solo resilienti ma partigiani.

In Meriggiare pallido e insorto si intreccia un’immagine poetica di quiete e ribellione, quasi un ossimoro che richiama alla mente le pause meditate e i momenti di lotta, come le bandiere che rappresentano ideali e battaglie. Ricorda che siamo natura, la più grande installazione del percorso, suggerisce un ritorno alle radici, alla consapevolezza che, nonostante le trasformazioni tecnologiche e industriali, siamo essenzialmente parte della natura. Il contrasto tra il ferro, simbolo di modernità e durezza, e la natura vista in trasparenza, con la sua fragilità e vitalità, crea un invito a riconoscere la nostra essenza naturale. La natura protegge e nasconde i ricordi evoca l’idea che la natura sia un custode della memoria, un luogo dove i ricordi si depositano, difesi ma anche occultati. Vi è un senso di protezione, ma anche di possibile oblio. Ciò che resta è ciò che cambia è invece un paradosso che sottolinea come il cambiamento sia l’unica costante, e ciò che rimane nel tempo è proprio ciò che si evolve.

Nel complesso, queste e molte altre frasi individuabili dalla piantina, disegnano un paesaggio interiore ed esteriore che invita alla riflessione, alla connessione con la natura e alla consapevolezza della transitorietà della vita e dei suoi ricordi. Sono frammenti che, distribuiti nel paese, possono stimolare un dialogo tra chi li incontra, trasformando il territorio in uno spazio di contemplazione poetica e di retorica.

L’intervento di Opiemme si distingue, inoltre, per la sua capacità di investigare il senso di appartenenza e di origine, esplorando il legame tra il luogo e chi lo vive o lo visita. La sua opera diffusa non è solo un’espressione artistica, ma diviene anche il mezzo per promuovere la riscoperta e la valorizzazione del territorio, facendo emergere il fascino intrinseco del borgo oltre i limiti temporali delle festività e degli eventi.

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