Destino beffardo

Storia di un cane amatissimo, morto tra atroci sofferenze perchè ‘colpevole’ di non essere abbandonato

In provincia di Campobasso, un cane domestico muore tra atroci sofferenze per mancanza di assistenza veterinaria notturna. Nonostante gli appelli disperati dei proprietari, nessun veterinario ha risposto alle chiamate d'emergenza. E la Asrem sarebbe stata disponibile a inviare un veterinario a una sola condizione: che l'animale si trovasse su 'suolo pubblico'. L'episodio solleva una riflessione urgente sulla necessità di servizi veterinari reperibili h24 e di garanzie concrete sui diritti (in questo caso di salute) degli animali. Di tutti gli animali.

Un cane è morto, soffrendo molto, per mancanza di assistenza veterinaria durante la notte. Ed è successo in Molise, precisamente in provincia di Campobasso, proprio all’indomani della modifica dello Statuto regionale che ha inserito un passaggio cruciale. Questo: “La Regione riconosca e tuteli i diritti degli animali come previsti dalle Convenzioni internazionali e dalla normativa comunitaria, promuovendone la cura e la presenza nel proprio territorio secondo i principi di una corretta convivenza con l’uomo”. Ma come li può tutelare, i diritti degli animali, una regione dove non esiste una ‘legge’ che imponga l’apertura di un ospedale per animali h24? E dove, paradosso dei paradossi, un randagio gode di maggiori diritti di un animale di proprietà per una ridicola, burocratica questione di nomenclatura?

Il dramma, che ci auguriamo possa servire almeno a insegnare a tutti qualcosa, si è consumato poche notti fa. La vicenda ha visto la morte di un cane domestico, vittima di una catena di inefficienze e mancanze nel sistema di assistenza veterinaria notturna della regione.

Secondo quanto accertato dalle dichiarazioni dei proprietari e dalle prove che hanno fornito, la notte fatidica è iniziata con il loro cane che ha manifestato sintomi di grave malessere. Qualcuno ha gettato dalla strada un osso molto grande nel loro giardino, senza chiedere il permesso ai proprietari. Un comportamento chiaramente irresponsabile, che ha provocato un serio problema all’animale. Il cane ha iniziato a mostrare segni di sofferenza poco dopo.

“Era evidente che il nostro amato compagno a quattro zampe aveva bisogno di assistenza medica urgente”, ha raccontato la famiglia, intervistata da Primonumero. “Abbiamo immediatamente iniziato a chiamare i veterinari privati della zona, ma nessuno ha risposto alle nostre decine di telefonate”. Gli screenshot, le ‘prove’ dell’accaduto, stanno lì a dimostrare che per ore, in preda alla disperazione e a un progressivo senso di impotenza e frustrazione, i proprietari del cane hanno sondato ogni possibilità. Ma niente, nessuno ha risposto. E l’angoscia è cresciuta con il passare delle ore, mentre il cane peggiorava visibilmente.

La situazione si è ulteriormente complicata quando i proprietari hanno contattato il veterinario di turno dell’Asrem. “Ci è stato detto che l’intervento sarebbe stato possibile solo in caso di animali randagi presenti in strada” hanno spiegato con amarezza. Proprio così, ed è stato come una beffa crudele: il cane di proprietà, che era amato e curato come un membro della famiglia, non poteva ricevere assistenza perché considerato un animale padronale e non un randagio.

Una tragedia aggravata dall’incapacità di utilizzare le cure pubbliche per mancanza di specialisti veterinari reperibili. Paradossalmente, un animale randagio avrebbe ricevuto più assistenza rispetto a un cane di proprietà, che in extremis non ha potuto beneficiare di nessun tipo di intervento medico.

L’episodio solleva una riflessione amara sui servizi veterinari presenti nella regione. Mentre vengono giustamente lanciati appelli contro l’abbandono degli animali, è paradossale che manchino servizi e strumenti adeguati per salvare quelli che nessuno avrebbe mai pensato di abbandonare. La frenesia di quelle ore, l’angoscia per la sofferenza del loro amato cane e il dolore per la sua perdita sono sentimenti che i proprietari non dimenticheranno mai.

Quando la dura realtà si scontra con le belle parole. Il Molise infatti, nelle recenti modifiche allo Statuto regionale, ha riconosciuto e tutelato i diritti degli animali come previsti dalle Convenzioni internazionali e dalla normativa comunitaria, promuovendo la cura e la presenza degli animali nel proprio territorio secondo i principi di una corretta convivenza con l’uomo. Ma sono proprio episodi come questo a evidenziare la necessità di tradurre queste parole in azioni concrete.

La vicenda ha anche un risvolto di appello alle autorità competenti, affinché vengano garantiti servizi veterinari di emergenza attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7. “Solo così potremo assicurare che il diritto alla vita degli animali sia realmente tutelato e che nessun altro debba soffrire la perdita di un compagno di vita a causa di inefficienze e mancanze nel sistema di assistenza veterinaria” riflettono i proprietari dell’animale, piegato da colpe e inefficienze altrui, la cui morte oggi diventa un elemento di riflessione e chissà, anche di speranza di migliorare la rete a supporto dei diritti degli animali.

Perché il problema che non può più essere ignorato, e richiede azioni decise da parte delle istituzioni per garantire un futuro più dignitoso e soprattutto meno beffardo per tutti gli animali del Molise. Quelli abbandonati, quelli che vivono in strada, ma anche quelli che una casa ce l’hanno, hanno umani che li amano ma non possono – né mai potrebbero – fare miracoli.