Le tensioni non si placano

Montenero Democratica e Progressista contro l’autonomia differenziata chiede il “ricorso alla Corte Costituzionale”

Con una mozione inoltrata anche a tutte le autorità regionali e parlamentari i consiglieri Nicola Palombo, Giulia D'Antonio, Fabio De Risio e Gianluca Monturano si scagliano contro il provvedimento varato dal governo e chiedono il referund abrogativo

I consiglieri del gruppo “Montenero Democratica e Progressista” mettono nero su bianco il dissenso contro l’autonomia differenziata a con una mozione inviata al presidente del consiglio comunale e per conoscenza a tutte le autorità competenti: la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, il prefetto di Campobasso Michela Lattarulo, i parlamentari del Molise, il governatore Francesco Roberti, i consiglieri regionali, il sindaco Simona Contucci e i consiglieri comunali; convalidano “rischi e pericoli” della decisione adottata dal governo e per questo invitano la Regione Molise a presentare “ ricorso contro il DdL approvato,  dinanzi la Corte Costituzionale, nei termini previsti, affinché si valuti la possibilità della  promozione del referendum abrogativo” chiedendo di “promuovere un confronto approfondito con tutte le componenti della comunità comunale, affinché si sostenga ogni iniziativa utile atta a valutare gli effetti che provocherebbe l’attuazione della legge per l’autonomia differenziata”.

Primo firmatario è Nicola Palombo, a seguire la consigliera Giulia D’Antonio, Fabio De Risio e Gianluca  Monturano. Elencano una serie di motivazioni per spiegare come il Ddl “di cui è stato relatore anche senatore Costanzo Della Porta, molisano eletto in Molise” si legge nel documento; sovverta “radicalmente il regionalismo concepito dall’Assemblea Costituente nel 1948 e anche quello previsto dalla Costituzione nel nuovo Titolo V come approvato nel  2001: mai era stato contemplato un regionalismo competitivo ed egoistico rispetto a quello  cooperativo e solidale che la Carta prevede. La nuova legge, infatti, è del tutto scollegata e contrasta con i princìpi fondamentali di cui agli artt. 2, 3 e 5 della Costituzione: solidarietà, uguaglianza, unità ed indivisibilità della Repubblica”.

“La legge – si legge nella mozione – mortifica il ruolo del Parlamento, chiamato semplicemente a ratificare l’operato del  Governo, nonostante sia in gioco l’assetto costituzionale della Repubblica. Infatti incide negativamente sui rapporti tra Stato e Regioni e squilibra i relativi poteri, mortificando l’autonomia locale, concedendo ai presidenti delle Regioni un potere sconfinato, e cambiando i rapporti tra le stesse Regioni, che sarebbero poste in competizione, controinteressate ai maggiori poteri dell’una rispetto alle altre. Le Regioni più ricche del Nord hanno infatti già avanzato richieste di competenza esclusiva per tutte le materie strategiche e ciò crea un palese contrasto con i principii di solidarietà e di uguaglianza che la Costituzione garantisce”.

Per lo Stato “c’è il rischio di un nuovo regionalismo asimmetrico, caotico per cittadine e cittadini, per le imprese e per le stesse Istituzioni, che lo priverà dei fondamenti della sua unità, che sarà improponibile per i costi aggiuntivi che imporrebbe al bilancio nazionale e ai cittadini la necessità di colmare la spirale di divari e sperequazioni che verrebbe provocata per garantire parità di prestazioni”.

L’attuazione della legge approvata “priverebbe lo Stato della sua capacità rappresentativa e negoziale all’esterno, nei rapporti con gli altri Stati, con un indebolimento strutturale di un paese già oppresso da tante arretratezze e disuguaglianze territoriali e sociali, da un debito pubblico esorbitante; la legge per l’autonomia differenziata imporrebbe uno Stato le cui leggi avrebbero un’efficacia parziale e a geometria variabile, a seconda dei territori, che perderà la sua capacità d’indirizzo, coordinamento e controllo, nonché la possibilità d’impostare e gestire politiche strategiche ed unitarie su tutto il territorio nazionale”.

E ricordano che chi ha approvato la legge “non è stato sensibile al monito, espresso il 30 aprile dal Presidente della Repubblica in occasione della sua visita in Calabria: ‘la separazione delle strade tra le Regioni del Nord e quelle del Sud comporta gravi danni alle une ed alle altre’; chi ha approvato la legge non ha ascoltato le osservazioni critiche pervenute dalla stragrande maggioranza dei costituzionalisti e degli economisti; di Enti, Istituzioni, sindacati dei lavoratori e associazioni rappresentative delle imprese e centri studi, degli attori auditi nel corso dell’iter parlamentare; delle severe contestazioni della Commissione Europea; dei rilievi espressi dalla Conferenza Episcopale Italiana. Né hanno valso a doverosi ripensamenti le innumerevoli manifestazioni civiche di protesta, organizzate su tutto il territorio nazionale”. Nei fatti “l’autonomia differenziata si configura come un processo disgregante dell’unità della Repubblica”.

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