Michele Durante lascia il Pd: “Vergognoso modus operandi del partito”

Michele Durante, membro della direzione del Partito Democratico (Pd), ha annunciato le sue dimissioni dal partito e dalla direzione, criticando aspramente il modo in cui il Pd ha gestito le recenti elezioni comunali a Campobasso e l’assegnazione delle deleghe agli assessori.

“Partendo dal metodo utilizzato per individuare il candidato sindaco per la città di Campobasso fino all’assegnazione delle deleghe agli assessori e a un ampio gruppo di consiglieri da parte della neo sindaca Marialuisa Forte, ritengo che il modus operandi del Partito Democratico sia stato vergognoso” ha dichiarato Durante che oggi ha tenuto una conferenza stampa. “Per questo ho deciso di dimettermi dalla direzione e di lasciare il partito. Invierò una nota alla segretaria nazionale Elly Schlein per spiegare le motivazioni”.

Durante ha criticato la decisione di non tenere le primarie per la scelta del candidato sindaco, una proposta che aveva inizialmente sostenuto. “Mi sono subito allarmato quando ho capito che non ci sarebbero state le primarie, da me proposte, per la scelta del candidato sindaco. Non è facile trovare la persona che, come sostengono i vertici dei partiti, riesca a fare sintesi e dopo una lunga ricerca, poco chiara e poco edificante, la sintesi è stata fatta” ha spiegato.

Durante ha anche espresso il suo disappunto per l’accordo siglato tra il segretario regionale del Pd, Ovidio Bontempo, la sindaca Marialuisa Forte, e Antonio Federico, coordinatore regionale del Movimento Cinque Stelle, con il cantiere civico di Pino Ruta. “Dopo il primo turno elettorale, la lista del Partito Democratico ha ottenuto il maggior numero di voti, ma il segretario regionale Ovidio Bontempo ha deciso di siglare con la candidata sindaca e Antonio Federico un accordo inverecondo con il cantiere civico di Pino Ruta che ha ottenuto tre assessorati con l’80% delle deleghe di un’amministrazione comunale”.

Durante, parlando ai giornalisti, ha spiegato in conclusione che non accetta e non condivide questo modo di fare politica, che definisce “un metodo corruttivo che viene giustamente disapprovato dai cittadini e che, poi, si traduce in astensionismo. Io non ci sto”.