La storia del culto di San Basso a Termoli fino al XVIII secolo

Un'analisi delle origini e dello sviluppo della devozione per San Basso, Patrono di Termoli, basata su testimonianze storiche e ritrovamenti archeologici.

La figura storica di San Basso, Patrono principale di Termoli e, insieme a San Pardo, dell’intera diocesi, è avvolta in un velo di mistero, da cui emergono dati inconfutabili legati alla profonda devozione. A tal proposito, lo storico termolese Mons. Biagio D’Agostino, Vescovo di Gallipoli prima e di Vallo della Lucania poi, nella sua opera “Termoli e la diocesi” del 1978, così si esprime: “Sin da remotissima età S. Basso era venerato come Patrono di Termoli e il suo culto era profondamente inciso nella pietà del popolo il quale quando […] volle la sua Chiesa […], desiderò che sul frontale […] fosse eretto il simulacro del Santo Protettore. La piccola statua marmorea […] è ancora al suo posto sul frontale, dove la vollero i nostri Padri a testimonianza della loro fede e del loro culto […]. Prova ancora del culto prestato al Santo dal nostro popolo sin dai tempi remoti è un’antica statua lignea…”. Si tratta della preziosa scultura quattrocentesca raffigurante San Basso, oggi esposta in un apposito contenitore all’interno della cattedrale di Termoli.

Oltre alle quattro incisioni rinvenute nel momento in cui i resti mortali del Santo tornarono alla luce tra il 31 dicembre 1760 e il 1° gennaio 1761, la testimonianza scritta più antica riguardante il culto praticato nella città adriatica è quella del 21 febbraio 1577 narrata dal domenicano Serafino Razzi, chiamato a Termoli per tenervi un ciclo di sermoni quaresimali.

È, dunque, da tempo immemorabile che Termoli venera San Basso come suo Patrono principale. Secondo una plurisecolare memoria orale, il nome del Santo è legato particolarmente alla tradizione marinara, e questo potrebbe far pensare che le sue spoglie mortali siano approdate a Termoli proprio a seguito degli scambi commerciali avvenuti via mare, abbastanza frequenti tra i centri costieri dell’Adriatico, compresi quelli della sponda opposta. Sui rapporti commerciali, che comprendevano anche Termoli, si hanno notizie documentate a partire dai primissimi secoli del secondo millennio. Per quanto riguarda l’attuale costa adriatica molisana, spicca, come ampiamente sottolineato da diversi storici, tra cui l’Arch. Nicola Di Pietrantonio (“Segni d’Oriente…”, 2002) e Don Marcello Paradiso (“Termoli. Cenni storici”, 2003), il trattato stipulato tra Termoli e Ragusa (Dubrovnik) nel 1203. C’è, poi, anche un documento del dicembre 1799, riportato dal benedettino Padre Faustino Mostardi (“San Basso da Nizza a Cupra”, 1962), contenente informazioni sulla vita commerciale tra le città di Cupra Marittima e Termoli, che rivendicano entrambe l’onore di possedere i resti mortali del San Basso, presunto Vescovo e Martire di Nizza.

Non è ancora chiaro il periodo in cui Termoli si arricchì del sacro deposito, anche se è lecito ipotizzare che ciò sia avvenuto intorno all’anno Mille. Il corpo del Santo fu occultato con cura nelle profondità dell’abside sinistra della cattedrale, luogo pressoché noto, perché ne fecero menzione diversi vescovi nelle loro relazioni “ad limina” a partire dalla fine del Cinquecento. Tra essi, il più esplicito fu Mons. Michele Pitirro nel 1699. Anche Mons. Giuseppe Antonio Silvestri (il primo Vescovo ad attribuire al Santo Patrono di Termoli la qualifica di Vescovo e Martire di Nizza) nella relazione del 1741 ribadisce la volontà espressa dal suo predecessore chiedendo di collocare i resti mortali “in luogo più decente”.

L’Arciprete termolese Francesco Paolo Menna, tra i testimoni oculari dell’ordine architettonico interno della cattedrale di metà Settecento, afferma testualmente: “Esisteva il sacro deposito in un luogo di esso Duomo, detta ‘la Grotticella di S. Basso’ sito propriamente nella nave a mano sinistra, corrispondente al corno dell’Evangelio, e prima del presbiterio, dove si osservava una cappelletta sotterranea, in cui si scendeva per cinque scalini, lunga otto palmi, e di altrettanti di larghezza, con trovarvisi ancora un piccolo altare di pietre legate con calce di cattiva simmetria, e con vedersi altresì sopra detto altare un buco quadrato di un palmo, chiuso con grata di legno, facile a muoversi, per cui vi si scorgeva al di sotto un camerino formato a volta di palmi quattro e mezzo di quadrato, senza che però si vedesse quivi né urna, né verun’altro segno dell’esistenza di detto sacro corpo.

Nel qual’altare si era sempre celebrato dai Signori Canonici del nostro Duomo e dal clero Termolese, sino agli ultimi anni del passato secolo XVII, sebbene poi per la qualità ed angustia del sito si fosse vietato dai Vescovi, che vi si solennizzasse più il santo sacrificio della Messa”. Lo stesso Menna aggiunge: “In detta cappelletta vi erano sino ai tempi miei tutti gli strumenti del martirio del […] nostro Protettore S. Basso, fatti di legno indorato fin dal secolo XVI antepassato; ma poi se ne tolsero…” (F. P. Menna, “Sull’invenzione del sacro corpo di S. Basso…” ed. II, 1802. L’opera è interamente riportata nell’appendice della mia pubblicazione “San Basso, Patrono principale di Termoli e diocesi”, 2011). La cappella di cui testimonia il Menna, che precedentemente presentava strutture in legno, fu rielaborata in muratura (insieme a quella del SS. Sacramento) negli anni Quaranta del Settecento da Mons. Isidoro Pitellia.

Intanto, qualche lustro prima, “con la somma di 5.000 ducati lasciati” dal Vescovo Mons. Salvatore de Aloysio, deceduto nel 1729, venne acquistata anche “una statua d’argento di S. Basso”, scomparsa ormai da lungo tempo, che custodiva, all’altezza del petto, una reliquia del Santo. Di un sacro frammento, posto alla venerazione cultuale dei fedeli, si hanno notizie attraverso una relazione “ad limina” di Mons. Fabrizio Maracchi del 1662.

Mons. Tomaso Giannelli, nelle sue Memorie, tratta del rifacimento barocco operato nella cattedrale dal suo predecessore di inizio secolo XVIII Mons. Domenico Catalani e illustra l’assetto interno del tempio alla metà circa del Settecento, descrivendo la presenza degli altari tra cui quello dedicato a San Basso, che sorgeva nell’abside sinistra (studi accurati sulla cattedrale di Termoli sono stati effettuati in questi ultimi tempi dall’Amico Arch. Nicola Di Pietrantonio).

Sarà lo stesso Mons. Giannelli, come già accennato, a riportare alla luce i resti mortali del San Basso venerato a Termoli il 1° gennaio del 1761.

Giuseppe Mammarella
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino

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