Maxi operazione all'alba

Inchiesta mafia-appalti: sette arresti in Sicilia, un indagato e una perqusizione in provincia di Isernia

Nel corso delle indagini sarebbe emerso in particolare un penetrante potere di infiltrazione di Cosa nostra nell'economia legale, nei settori delle "costruzioni" e del "movimento terra" per realizzazione di opere pubbliche attraverso estorsioni, illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura ai danno di imprenditori estranei alla cerchia del nuovo 'capo' della famiglia mafiosa di Sciacca

Sette arresti, cinque in carcere e due ai domiciliari. Ventidue le persone indagate, tra questa una è in provincia di Isernia dove le fiamme gialle hanno eseguito una perquisizione in una sede societaria.

Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa Nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti.

Le indagini, condotte dagli specialisti del nucleo di polizia Economico-Finanziaria di Palermo (Gico), con l’ausilio dei militari della compagnia di Sciacca, avrebbero permesso di ricostruire “la persistente capacità d’infiltrazione e di condizionamento del tessuto socio-economico del territorio da parte dell’associazione mafiosa che ha trovato espressione, – per come viene ricostruito nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare – da un lato con il controllo pressoché totale nel settore degli appalti e i costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture, dall’altro con il condizionamento del voto in occasione delle consultazioni elettorali”.

L’inchiesta ha messo in luce il potere di infiltrazione del sodalizio criminale nell’economia legale, soprattutto nel settore delle “costruzioni” e del “movimento terra” connessi alla realizzazione di opere pubbliche ricadenti sul territorio di influenza dell’articolazione di Cosa Nostra, attuato anche ricorrendo a condotte estorsive, di illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura in danno di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del clan mafioso che gestiva il “business”.

Imprenditori mafiosi che, sostituendosi di fatto alle società aggiudicatarie dei lavori pubblici appaltati, avrebbero sistematicamente eluso la normativa antimafia in materia di sub-appalto mediante l’imposizione delle forniture di materie prime e il nolo a freddo di mezzi.

Per eseguire gli arresti sono stati impiegati oltre 100 militari della guardia di finanza, in forza ai reparti di Palermo e Agrigento, gli stessi che hanno effettuato perquisizioni in diverse province siciliane e in provincia di Isernia nella sede societaria a disposizione di uno dei 22 indagati.

 

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