Programma minerario nazionale

Il tesoro nascosto del Molise: cinque giacimenti minerari di materie prime ‘critiche’. Una strada possibile di sviluppo?

L’Ispra, dopo un lavoro ventennale, ha mappato 76 miniere ancora attive in Italia: in Molise bentonite, silicati idratati, alluminio e manganese a Montorio nei Frentani, Santa Croce di Magliano, nell’area matesina e a San Giuliano di Puglia. Materie prime necessarie alla transizione energetica e industriale per le quali il nostro paese dipende dall’estero

Bentonite, silicati idratati, alluminio e i minerali del manganese. Cinque siti, tutti in provincia di Campobasso, dove le materie prime definite oggi ‘critiche’ sono presenti.
Montorio nei Frentani, con il sito di Collecalcabove per i silicati idratati e l’alluminio. E poi Santa Croce di Magliano, con il sito Collepagliarone per la bentonite e anche i silicati idratati e l’alluminio. E ancora la zona di Bojano, San Polo e Campochiaro con il sito La Foce, per i minerali del manganese. E ancora Masseria Janiri, nel comune di San Giuliano di Puglia (area al confine con Colletorto) per bentonite, silicati idratati e alluminio. E infine Montecalvo, sempre San Giuliano di Puglia per la bentonite.

L’ Ispra ha pubblicato ieri la mappa dei giacimenti italiani: sono 76 le miniere ancora attive in Italia e i materiali sono oggi ‘merce rara’. Appunto, materie prime critiche. L’Italia, però, ne estrae solo due. Feldospato e fluorite: il primo usato nell’industria ceramica, la seconda impiegata nell’industria per alluminio, acciaio, vetro, elettronica e refrigerazione. Ma possiede ben 17 dei 34 materiali definiti critici. E fra questi c’è anche il manganese. Presente nell’area matesina, come si evince facendo una ricerca approfondita sulla mappa elaborata da Ispra.

Per tutte le altre materie prime necessarie alla transizione energetica e industriale, il nostro Paese dipende dall’estero.

L’Istituto superiore per la ricerca ambientale è stato incaricato dal Governo di mappare le risorse presenti nel sottosuolo italiano per dare avvio al programma minerario nazionale. Ed è il portale Gemma (come riporta oggi il Corriere della Sera) la ‘banca dati’ su cui attuare il decreto sulle materie prime critiche di interesse strategico pubblicato il 25 giugno scorso come parte dell’attuazione del Critical raw material act (Crma) europeo.
Localizza i giacimenti presenti sul suolo nazionale e le 76 miniere ancora attive nel Paese, fornendo gli strumenti per lo sviluppo di piani produttivi.
E fra queste 76 miniere ancora attive nel Paese ci sono le cinque presenti in provincia di Campobasso.
Al momento, si legge sul Corsera, l’Italia non estrae metalli critici, importati principalmente da Usa e Cina, che detiene anche il monopolio delle raffinazioni. Sui due blocchi, continua il quotidiano di via Solferino, sogna di imporsi l’Arabia Saudita che sta investendo nella estrazione di materie prime per guadagnarsi un posto al sole.
“È una legge vecchia come il mondo – fa notare il geologo di Ispra Fiorenzo Fumanti –. Chi ha le materie prime ha il potere”.

Un censimento durato 20 anni ma oggi il database è indispensabile per mettere in atto il decreto sulle materie prime critiche: Ispra poi dovrà occuparsi delle attività di monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento. “Parte degli sforzi sarà canalizzata nell’indicare percorsi sostenibili per le nuove attività estrattive e filiere che consentano fin dalla progettazione dei materiali il riciclo delle materie prime” si legge ancora sul Corsera.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dai rifiuti estrattivi che in passato hanno contribuito, purtroppo, a inquinare acqua e suoli con metalli pesanti.
Ma oggi la ricerca è ovviamente alleata di un progetto che potrebbe rappresentare anche una strada di sviluppo: “la domanda di risorse minerarie globali continuerà – dice il presidente dell’Ispra Stefano Laporta –. Bisogna fare fronte comune per ridurre la dipendenza dall’estero”.