Teatro & danza

Fede, popoli e arte che unisce. Con Iconica una lezione sull’amore e sulla natura

Per la regia del termolese Giandomenico Sale, che è tornato a collaborare col coreografo statunistense Richard Move, tre giovanissimi ballerini daranno vita a uno spettacolo dal forte impatto emotivo, che potrebbe essere un'esperienza di presa di coscienza (per alcuni) sul mondo Lgbt. Prima a Larino e poi, per due repliche, a Termoli

Sta per partire il mini tour molisano di Iconica, spettacolo di teatro-danza la cui avventura è iniziata in Cile – con attori/ballerini sudamericani – e che ora rientra – con una versione italianizzata e con attori/ballerini italiani – nel Paese del regista, il termolese Giandomenico Sale. Lui, il direttore artistico di Frentania Teatri, non è solo in questo ‘viaggio’: a curare l’aspetto coreografico è Richard Move, coreografo statunitense con cui ha già collaborato – un anno fa – per un progetto di teatro in carcere a Larino (qui la nostra intervista).

Iconica

Insieme ancora una volta, dunque, per un progetto artistico molto affascinante. Un viaggio nella ritualità del popolo verso la propria divinità iconica, dal paganesimo alla sua trasformazione in divinità cristiana. Un percorso tra dogmi, simbologie e fede popolare. Un’investigazione sulle origini della devozione nei confronti di una icona, attraverso la storia di Montevergine e della sua Mamma Schiavona. Una storia – “moolto interessante”, così nel suo italiano frammisto a inglese l’eccentrico e portentoso coreografo – che andrà in scena domenica 14 luglio al Teatro Risorgimento di Larino (ore 18), lunedì 15 alla Scalinata del Folklore di Termoli (ore 21.30) e infine martedì ancora a Termoli ma al Teatro Verde (ore 21.30).

Iconica

“Una storia con cui abbiamo qualcosa in comune – spiega Move che abbiamo incontrato in un giorno di prove alla Galleria Civica di Termoli – perché io sono cresciuto in una famiglia greco-ortodossa e ho avuto a che fare con molte icone, da cui ero impressionato e affascinato quando ero un bambino con la loro potenza, il loro mistero”. Già perché Iconica racconta – attraverso artisti performanti – il rapporto dei fedeli, attraverso i millenni, con l’iconografia. Dal pagano al sacro, con un ‘tuffo’ nella ritualità del Sud del mondo e – per questa versione riadattata per il nostro Paese – per quello dell’Italia. “Il filo conduttore dello spettacolo – spiega il regista – è relativo alla storia della Mamma Schiavona di Montevergine (località in Campania), dove sul tempio dedicato alla dea Cibele è stato edificato un santuario cattolico”. Lì i fedeli erano soliti effettuare la auto-evirazione come forma massima di devozione. Poi c’è stata l’evoluzione nel cristianesimo ma il rapporto di fede con gli eunuchi è rimasto. Si narra che nel 1256 una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta dalla massa ed imprigionata contro un albero sul monte ma, per intercessione della Vergine, i due innamorati furono salvati: da quel giorno, ogni anno, in occasione di tale festività, gay, lesbiche e transessuali rendono omaggio alla Mamma Schiavona con un pellegrinaggio al santuario, chiamata juta dei femminielli. “Mi ha colpito molto perché si tratta dell’unica chiesa cattolica al mondo dove la Madonna è considerata protettrice del mondo LGBTQ+.
Proprio alla vigilia del Molise Pride (di scena a Isernia) arriva dunque in Basso Molise questo progetto artistico dall’alto valore e significato.

prove iconica
prove iconica
prove iconica

Un progetto per cui le audizioni si sono svolte circa un anno fa a Pescara. I ‘prescelti’ sono stati i giovani professionisti Niccolò Basile (di Pisa), Sabrina Giordano (di Palermo) e Marco Munno di Caserta. Ma una parte – quella della Madonna – nel dramma la avrà lo stesso coreografo. La voce fuori campo sarà invece quella del regista Sale, e a completare il tutto ci sarà la proiezione di un video la cui attrice, peruviana, è Romyna Guadalupe Gomez. E poi le musiche – dall’elettronica a quella popolare – cui si aggiungerà quella dal vivo del ballerino – anche violoncellista – Niccolò. A pochi giorni dalla prima, abbiamo conosciuto proprio quest’ultimo insieme al collega Marco. E a vederli ballare insieme il pensiero subito va a La Danza, ‘iconico’ dipinto di Matisse.

La loro è una vera e propria residenza artistica, nel Molise che mai prima d’ora avevano visitato, della durata di circa 2 settimane. “Proviamo tutti i giorni, sia al mattino che al pomeriggio, però nei weekend siamo liberi. Ci troviamo benissimo qui (i due alloggiano a Petacciato), si è creato un bel team, affiatato”.

Iconica
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Foto sopra di Stefano Leone

 

“Già dal casting abbiamo capito che si sarebbe lavorato sodo, è stata un’esperienza fantastica comunque, è un bel ‘tragitto’ (la preparazione è ovviamente tout court, ndr). Ma l’americano – scherza Niccolò – è davvero tosto. Però ha un’energia positiva pazzesca, ci trascina col suo entusiasmo, sempre”. Per Marco “si lavora tanto, sì, ma sul necessario. D’altronde non può essere una catena di montaggio, col rispetto pedissequo degli orari. Non avrebbe senso. Qui stiamo facendo arte, quindi mi piace il loro modo di approcciarsi al lavoro. Ci sono giorni di prova più impegnativi, altri meno”. Poi, la sera, relax per tutti. “Adoro lavorare con gli italiani – così Move –. Mi piace la loro cultura – apprendo tanto ogni volta che vengo qui – e poi qui si mangia e beve divinamente, ogni sera usciamo e ci divertiamo”. La leggerezza innerva anche le lunghe – e calde – ore di prove, in cui si cerca il movimento e l’espressione perfetta per quel determinato momento scenico. E qualche volta la sinergia all’interno del cast porta anche a sortite improvvisate.

Uno spettacolo molto ‘fisico’ e dalla grande potenza evocativa e comunicativa. Che lancia anche un messaggio tutt’altro che marginale. “In definitiva – così il regista – mostra come il rapporto tra icona e popolo è, sì, differente ma alla fine si somiglia sia nel corso dei secoli sia alle varie latitudini del mondo”.

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