Inchiesta

Dal Liscione alla Puglia: la guerra dell’acqua ritorna con il Decreto Agricoltura

Dal Liscione alla Puglia, il Decreto Agricoltura riporta in auge i progetti di Piano dei Limiti e della condotta che dal Liscione porterà l’oro blu in Capitanata L’ordine del giorno del deputato pugliese La Salandra (FdI) accolto dal Governo Meloni: l’esecutivo è stato impegnato a trovare risorse aggiuntive per i due progetti. E intanto il Molise soffre la sete, razionalizza l’uso dell’acqua e riattiva il potabilizzatore. Nominato dalla premier il commissario straordinario per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica. Nomen omen: Nicola Dell’Acqua

Mentre l’invaso di Occhito – uno dei laghi artificiali con maggiore capienza in tutta Europa – è in estrema sofferenza, arrivano – in ordine di tempo – la recente nomina, a firma Meloni, del commissario straordinario “per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica” che si chiama Nicola Dell’Acqua (nomen omen) e il Decreto Agricoltura (diventato legge) che, grazie ad un deputato pugliese di Fratelli d’Italia, riporta ‘a galla’ un progetto sul quale negli anni si è acceso un dibattito feroce.
Progetto che appunto riguarda la risorsa idrica sempre più al lumicino e che prevede la realizzazione della diga di Piano dei Limiti (al confine tra Molise e Puglia) che dovrebbe raccogliere 42 milioni di metri cubi d’acqua.
Asset indispensabile del progetto? La condotta di dieci chilometri che porterà acqua dal Molise alla Capitanata. Precisamente dall’invaso del Liscione al potabilizzatore di Finocchito per un volume medio annuo stimato in 40-60 milioni di metri cubi d’acqua.

Invece di sversarla in mare, usiamola per “dissetare” la Puglia: questa la sintesi del ragionamento partito “illo tempore” al Consorzio di Bonifica della Capitanata con la regia del presidente dem Michele Emiliano, acceso fautore dell’opera.
Esponente di Fratelli d’Italia, il deputato pugliese Giandonato La Salandra ha presentato un ordine del giorno, accolto dal Governo, che impegna l’esecutivo a prevedere misure volte al reperimento di risorse finanziarie aggiuntive per i progetti di Piano dei Limiti e per il completamento della condotta adduttrice per l’alimentazione dei comprensori irrigui prossimi al confine regionale Puglia-Molise.

Utile ribadirlo: risorse finanziarie aggiuntive per il progetto di invaso e per il completamento della condotta adduttrice. Il che, letteralmente, significa che i due progetti sono stati avviati e uno, quello che riguarda il trasferimento delle acque del Liscione al potabilizzatore di Finocchito, è anche a buon punto visto che si parla di ‘completamento’.
“Lo stress idrico è un serio problema ormai strutturale, che ha la concreta attenzione del Governo. Grazie a questo ordine del giorno – diceva La Salandra agli organi di informazione pugliesi a margine dell’approvazione del suo ordine del giorno – l’esecutivo si impegna per l’effettivo sostegno delle progettualità connesse al superamento delle condizioni di stress idrico nella provincia di Foggia e in quei territori in cui proprio l’economia agricola, vocazione naturale delle aree, più necessita di finanziamenti, attraverso Consorzi di Bonifica ed enti locali, per le progettualità connesse alle infrastrutture esistenti”.
Nella visione pugliese, ovviamente, si tratta di un risultato “straordinario” per un territorio flagellato dalla scarsità idrica, particolarmente significativo anche per il raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sul tema del contrasto alla siccità.
Fondamentale, sempre nella visione pugliese, è il recupero degli invasi già presenti sul territorio attraverso alcuni cruciali interventi: il collegamento di dieci chilometri dalla diga del Liscione al potabilizzatore di Finocchito (in provincia di Foggia) e la nuova diga di Piano dei Limiti.
In Puglia, quindi, arriverebbero quei milioni di metri cubi d’acqua – tra i 40 e i 60 – che il Molise “è costretto a sversare in mare”, raccolti proprio nel nuovo invaso.
La scarsità idrica, però, non è un problema solo pugliese. E ormai ha un impatto devastante anche sul Molise e i molisani, nonostante la regione sia ricca di acqua.

Non è un caso che il potabilizzatore del Liscione sia tornato in funzione per soddisfare le esigenze domestiche di alcuni comuni costieri e dell’entroterra molisano. Quell’impianto, oggi, supporta la portata dell’acquedotto Molisano centrale.
Si moltiplicano da giorni le ordinanze di interruzione del flusso idrico nelle ore notturne in quasi tutti i comuni, dall’Alto Molise alla costa. Il prefetto di Isernia, Franca Tancredi, ha presieduto nei giorni scorsi un tavolo tecnico: non è emergenza, ma la situazione necessita di azioni concrete vista la difficoltà nell’ordinaria erogazione della risorsa idrica da parte di Molise Acque, dovuta prevalentemente ad una riduzione naturale, nella misura del 20-30% in meno rispetto all’annualità precedente, dell’erogazione delle sorgenti a causa dell’assenza di piogge e nevicate nella passata stagione invernale. Occorre implementare le attività di monitoraggio sulle reti idriche per verificare sia la presenza di eventuali allacci abusivi, sia di guasti sulle condotte idriche comunali ormai datatissime.
Infatti, come se non bastasse, le condizioni degli impianti rappresentano un ulteriore problema di dispersione dell’oro blu, che scarseggia vista l’assenza di precipitazioni.
Non nevica, non piove, l’acqua si perde attraverso tubature fatiscenti, si rimette in funzione il potabilizzatore per non assetare famiglie e terreni, per non desertificare le colture.
Ma passa un ordine del giorno che dovrebbe accelerare la cessione di altra acqua alla Puglia. Altra.
Il governatore della Regione Molise, Francesco Roberti, all’Ansa ha dichiarato: “stiamo monitorando attentamente le nostre risorse idriche e chiederò un intervento per il dragaggio nella diga del Liscione. Stiamo utilizzando le risorse nazionali stanziate dal Governo per riattivare le sorgenti alcune delle quali, a causa di assenza manutenzione, sono ormai chiuse. Bisogna riattivarle al più presto con lavori mirati affinché possano in futuro essere utilizzate. È fondamentale andare a riscoprire le sorgenti trascurate e metterle a sistema. Sulla Diga di Occhito, gestita dalla Puglia, la situazione è seria”.

LA CESSIONE DELL’ACQUA E GLI ACCORDI MAI RISPETTATI
Ai nostri vicini e in un’ottica solidaristica che non deve venire meno e che non è stata mai messa in discussione dalla Regione Molise che ha deliberato in tal senso, ribadendo il valore del concetto ‘acqua pubblica’, cediamo l’acqua dell’invaso di Occhito. A fronte di ristori, decisi nei lontanissimi anni Settanta e oggetto di protocolli sottoscritti fra le Regioni Molise e Puglia, mai onorati e che si sarebbero dovuti sostanziare in opere compensative.
In sintesi, la Regione Puglia non ha mai ottemperato al protocollo d’intesa stipulato nel 1978 tra le due Regioni: avrebbe dovuto garantire al Molise 20 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Sempre in forza di quell’accordo, il ristoro avrebbe dovuto consistere in opere compensative. Mai realizzate. La questione è venuta ‘a galla’ nel corso della XI legislatura (a guida Frattura) grazie al consigliere Ciocca presidente della Terza Commissione consiliare che ha ingaggiato un braccio di ferro con i ‘colleghi’ pugliesi.
La vicenda è poi tornata all’attenzione della politica regionale anche nel corso della legislatura Toma con una serie di atti ispettivi promossi dalla consigliera regionale pentastellata Patrizia Manzo: allora venne fuori la vicenda della condotta adduttrice che dal Liscione dovrebbe portare acqua al potabilizzatore di Finocchito. La possibilità di ‘attingere’ all’invaso del Liscione eviterebbe alla Puglia di attingere troppo dall’invaso di Occhito che è in sofferenza da qualche anno e che oggi è in una situazione drammatica.
Il progetto della condotta dovrebbe costare circa dieci milioni di euro, totalmente a carico della Puglia. Al Molise dovrebbe spettare un ristoro stimato sui cinque milioni di euro l’anno che consentirebbe di cofinanziare i lavori per eliminare le problematiche infrastrutturali che non permettono ai consorzi di bonifica di utilizzare l’acqua dell’invaso. Il ristoro, secondo la narrazione dei vicini pugliesi, eviterebbe di far gravare i costi di quell’opera sugli agricoltori molisani costretti, altrimenti, a pagare di più l’acqua.

LA DIGA DI PIANO DEI LIMITI, UNA STORIA CHE NASCE NEGLI ANNI OTTANTA
L’invaso di Piano dei Limiti dovrebbe sorgere nella stessa zona della già esistente diga di Occhito. Altri terreni fertili sottratti all’agricoltura, a ben guardare, ulteriore variazione del clima e della biodiversità.
Un’opera che si incardina al Ministero competente nel lontanissimo 1989, proposta dal Consorzio per la bonifica della Capitanata e che prevedeva lo sbarramento del fiume Fortore. Sul sito del dicastero, l’esito della procedura appare concluso, positivamente, nel marzo 2013.La realizzazione della diga sarebbe avvenuta con progetto speciale numero 14 dell’ex Cassa del Mezzogiorno.
Un progetto che ha incontrato resistenze fortissime: per le possibili implicazioni su territorio già fragile sotto il profilo idrogeologico, perché dovrebbe sorgere in una zona ad elevato rischio sismico (coinvolgendo i territori ricadenti nei Comuni di San Giuliano e di Carlantino), per le modifiche climatiche, la riduzione della superficie coltivabile, gli effetti sull’ecosistema.
La Regione Molise, con delibera di Giunta del 26 febbraio 1990, rilevava che quel progetto di invaso non era previsto nel piano di utilizzazione delle risorse idriche approvato nel 1981. Ma, si legge testualmente, “le esigenze molisane plurime trovano soddisfacimento nelle previsioni di piano con l’utilizzo di 20 mc riservati al Molise e da prelevare dalla diga di Occhito; tale risorsa non è stata fino ad oggi assicurata dal Consorzio di Bonifica della Capitanata. La controversia è stata superata da un accordo intervenuto tra le due Regioni nel 1989 che prevede di rinviare la definizione dei programmi di completamento degli studi per la redazione del Piano di bacino del Fortore. Dalle prime risultanze degli studi, emerge che le previsioni del progetto in esame non sono congruenti con le capacità di alimentazione del bacino”.
Insomma, allora la Regione Molise non era affatto d’accordo – e infatti diede parere negativo – anche per altri motivi. Come la situazione meteoclimatica che fin da allora non assicurava i deflussi idrici programmati, i fenomeni di aumento di umidità con la formazione di nebbie, la possibilità di danni al sistema acquatico.
Di tutt’altro tenore la deliberazione della Regione Puglia (la numero 2987 del 28 maggio 1990) ovviamente. Che fin dalla fine degli anni Ottanta aveva bisogno di quell’acqua per il soddisfacimento dei propri fabbisogni idropotabili.
La relazione che poi si conclude con un parere positivo (nonostante il no del Molise) è ancora consultabile sul sito del Ministero dell’Ambiente. È dattiloscritta. Di tempo ne è passato, quindi, e forse le condizioni pure. L’opera ottenne giudizio positivo di compatibilità ambientale ma con la prescrizione di alcune azioni da attuare. Era il 23 agosto del 1993.

 

PROGETTI ARCHIVIATI? NON SEMBRA PROPRIO
Ciclicamente si è tornati a parlare del progetto, soprattutto nell’assetata Puglia. Prime avvisaglie di un nuovo interessamento nel 2016. Per il Consorzio per la bonifica della Capitanata, si trattava di una infrastruttura di rilevanza strategica. Tesi sposata in pieno anche dall’europarlamentare Elena Gentile che ha proposto di inserire l’opera in quelle da finanziare con le risorse della Banca europea per gli Investimenti.
Nel 2019, i consiglieri regionali pugliesi Gatta e Marmo (Fi) – commentando la decisione di escludere l’opera dai Contratti istituzionali di Sviluppo – rimarcavano la strategicità dell’invaso. “Significa disporre di un secondo invaso e di una seconda galleria di presa, con la possibilità di effettuare i necessari interventi sull’esistente. Ci sorprende questa decisione del Governo – dicevano allora – considerato anche che il premier è foggiano (Conte, ndr) e dovrebbe avere a cuore il futuro di uno dei settori trainanti della nostra economia”.
Oggi, con l’ordine del giorno al Decreto Agricoltura, la realizzazione di Piano dei Limiti riprende vigore anche se servono anche i fondi necessari.

Il trasferimento di acqua dal Liscione al potabilizzatore di Finocchito invece non è progetto da archiviare: se ne torna a parlare nel 2021 dopo le riunioni al Consorzio della Capitanata e al Ministero (guidato dal pentastellato Patuanelli) alle quali partecipava l’allora assessore Vincenzo Niro. La questione è stata affrontata anche in Consiglio regionale e proprio l’ex presidente Toma, nel rispondere ad un atto ispettivo, spiegava che “il progetto della costruzione della conduttura che unisca il Liscione a Occhito è fermo (allora, ndr) per volontà del commissario del Consorzio di bonifica integrale Larinese, l’ingegnere Vincenzo Napoli. Occorre una variante che modifichi il diametro e il materiale delle condotte, c’è una diatriba in corso. L’obiettivo è quello di far ripartire il progetto assicurando il giusto compenso al Molise. Tutto ciò, però, solo conoscendo i volumi effettivi della diga del Liscione e i costi dell’infrastruttura”.
Sulla diga di Piano dei Limiti (ovviamente i due progetti oggi sono collegati) si torna a parlare quando arriva il salvagente Pnrr. Maggio 2022, Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili. Il presidente del Consorzio di bonifica per la Capitanata, Giuseppe De Filippo, spiegava allora, che “grazie a tale opera, oltre all’accumulo di circa 42 milioni di metri cubi d’acqua necessaria per alleviare il deficit idrico ed ampliare la superficie irrigua, sarebbe possibile realizzare un’interconnessione con l’invaso di Occhito per la gestione programmata della risorsa idrica e per il recupero di energia”. Ma la tempistica per l’utilizzo delle risorse Pnrr non giocava a favore.
E, nel maggio del 2023, dal Consorzio di Bonifica della Capitanata arriva un messaggio (affatto subliminale) al futuro governatore del Molise.
“Noi abbiamo un’interlocuzione aperta con il ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare per quanto riguarda la condotta del Liscione con il Molise – precisava allora il presidente De Filippo – quanto alle due dighe purtroppo non possiamo attingere ai finanziamenti del Pnrr che richiedono una tempista più breve. Riuscissimo a costruire il tubo dal potabilizzatore di Finocchito al Molise sarebbe già un gran bel risultato per la nostra agricoltura. La condotta con il Liscione, lunga appena dieci chilometri, ci permetterebbe di guadagnare 60 milioni di metri cubi annui a beneficio della nostra agricoltura. È tutto pronto per partire – ancora De Filippo – per i lavori ci vorranno due anni. Tergiversare non avrebbe più senso, aspetteremo giugno poi si torna alla carica”.

A dicembre 2023, sempre lo stesso presidente del Consorzio di Bonifica della Capitanata, nel corso di una intervista, spiegava che “senza nuovi bacini idrici la Capitanata non risolverà mai la questione irrigua. L’acqua dal Molise? È un tema centrale ma purtroppo non ci sono ancora i presupposti di dialogo tra le due regioni”.

Il 19 giugno scorso, il presidente, intervistato in diretta da Telenorba, ha fatto il punto sulla situazione della diga Occhito, rinnovando l’esigenza di realizzazione di nuove infrastrutture di accumulo di risorsa idrica.
“A fine agosto la dotazione idrica potrebbe essere già finita quindi non potremmo continuare a irrigare: i tardivi (pomodori per industria) sono molto a rischio ma anche ulivo e vite, i trapianti di verdure invernali avranno mancanza di acqua al 100%. Sono otto anni che presiedo il Consorzio, i progetti iniziati negli anni Cinquanta, interrotti negli anni Ottanta. Non è pensabile che abbiamo progetti come Piano dei Limiti che non viene realizzato. E poi, stiamo progettando di dissalare l’acqua con costi elevatissimi, la facciamo andare al mare e poi la recuperiamo…”.
Ad inizio luglio arriva, come un fulmine a ciel sereno, l’ordine del giorno del deputato pugliese che riapre la doppia partita dell’invaso di Piano dei Limiti e del prelievo dell’acqua dal Liscione al potabilizzatore di Finocchito.

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